Reina o Audero, questo è il dilemma (di Fabregas)
L’alternanza dei due portieri in casa biancoblù è una decisione o una necessità? L’analisi
Sulle sponde del Lago di Como che tanto ha ispirato i Promessi Sposi, nella mente di Fabregas prevale un dubbio shakespiriano: Reina o Audero, questo è il dilemma. “Cambio continuo tra i portieri? So che non è consueto, ma quando la partita richiede comprensione dell’uscita dal basso perché l’avversaria ti pressa alto, allora ne serve uno. Quando magari l’avversaria ti aspetta bassa, serve altro. Queste caratteristiche dell’avversario condizionano la scelta del terzino, perché non dovrebbero farlo col portiere? Reina si allena come un venticinquenne. Audero ha sbagliato? Sì, lo sanno tutti, ma ho molta fiducia in lui”. ha sottolineato l’allenatore spagnolo nella conferenza stampa postpartita di Como-Monza. Insomma, il pù classico dei fare di necessità virtù. In un ruolo in cui dovrebbero esserci delle gerarchie definite, Fabregas si serve di un’alternanza anomala ma necessaria. Questione di pressione e impostazione del gioco, con o senza l’aiuto del portiere. L’avversario influenza la decisione. Lancio lungo o costruzione dal basso? Due filosofie che obbligano a scelte ponderate per il bene della squadra.
Alternanza Reina-Audero: indecisione o necessità?
E così, il Como non ha un portiere titolare fisso. Il motivo sta nello stile di gioco ricercato e pensato da Fabregas: fitto possesso palla nello stretto, per liberare spazi davanti e sull’esterno. Nel possesso, anche il portiere ha un ruolo fondamentale (come lo è stato durante l’ultima esperienza italiana nella Lazio di Simone Inzaghi, stagione 2020/2021). Dai suoi piedi, passano diverse opzioni per poter disorientare la pressione alta degli avversari. E in questo, Pepe Reina per il Como è il perfetto esempio del portiere moderno: “Responsabilità di costruire dal basso? La sento sempre, la verità è che entrambi i portieri comunque devono essere capaci e preparati a giocare sia corto che lungo”. Con lui, l’azione si velocizza, in una posizione dove gli spazi diventano voragini e la prima linea di pressione avvesaria può essere superata con maggiore velocità e facilità. E per una squadra che predilige la verticalizzazione, Reina gioca un ruolo centrale e fondamentale. Fare un passaggio in più indietro per allungare il campo (e, dunque, gli spazi). Ecco spiegate le 6 presenze su 14: dalle tre consecutive a inizio campionato, per poi ripetere lo stesso numero nelle ultime 4. Al contrario, le prese a “uscita sicura” non sono delle migliori. E pensare di poter disputare tutte le gare a 40 anni non è di certo la soluzione.
Nelle restanti 8, invece, la porta è stata occupata da Audero che di certo ha uno stile ben differente da quello dell’ex Napoli. Reattivo e agile nelle uscite basse, il portiere indonesiano non spicca per un piede raffinato. Poca palla sui piedi e tanti campanili “vecchio stile” – nella stagione 2021/2022 ha fatto registrare il 45,6% di passaggi lunghi in avanti (dati CIES) – in modo da alzare il baricentro della squadra e “spazzare” i pericoli avversari. Dopo aver guadagnato grande fiducia da Fabregas, nelle ultime gare qualche incertezza di troppo ha compromesso – in parte – la sua titolarità (dopo che aveva raggiunto le 7 presenze consecutive, dal Bologna alla Lazio).
“Non si può prevedere tutto, quindi devono essere i calciatori a trovare soluzioni”. Tenere alta l’attenzione e la competitività: in porta nessuno verrà mai considerato una riserva. Piuttosto una scelta per poter giocare titolare. Ogni settimana è una giostra: così, il ballottaggio voluto da Fabregas non è sinonimo di indecisione ma di sopravvivenza.