Il gruppo, il paintball e il Triplete: Chivu raccontato dai suoi ragazzi

Una grande persona, ancor prima del professionista, con il gruppo come priorità: “Come nella sua Inter del Triplete”.
L’ex Inter è pronto per la sua prima avventura in Serie A. Lo farà sulla panchina del Parma. Una squadra composta da giovani. Un fattore che, forse, renderà meno drastico il salto dal mondo in cui è cresciuto come allenatore. E sono stati proprio alcuni dei suoi ragazzi della Primavera nerazzurra a raccontarcelo.
C’è chi con lui ha condiviso anni, come William Rovida, portiere della Pro Patria, Andrea Moretti, difensore del Potendera, Lorenzo Peschetola, fantasista del Legnago. Chi, invece, ci ha condiviso meno tempo, come Mattia Sangalli, centrocampista del Trento, e Dennis Curatolo, attaccante della Pro Patria. Tutti, però, condividono affetto e stima per l’ex difensore nerazzurro.
“La prima cosa che mi viene in mente è il carisma. Quando giocavamo era come se fosse in campo con noi. Ci trasmetteva tutta la sua voglia”, racconta Curatolo. Un amore totalizzante per il suo lavoro: “Ricordo all’intervallo di una partita di Youth League. Stavamo giocando bene, ma eravamo sotto. Entrò in spogliatoio quasi in lacrime. Questo per far capire quanto tenesse a noi, quanto fosse dentro tutto quello. Ti trasportava quando parlava. Eravamo rientrati in campo e giocammo in modo incredibile”. “Quando parlava ti faceva venire i brividi, ti toccava le corde più profonde. Eri pronto a tutto per lui in campo”, gli fa eco Peschetola.
Il rapporto con i suoi ragazzi e l’importanza del gruppo, la partita a paintball, le sigarette e il litigio con Aquilani, i ricordi del Triplete e gli insegnamenti di Mourinho: alla scoperta del Cristian Chivu allenatore. Parma lo aspetta.
Il dialogo e il gruppo
Sentendo parlare i suoi ragazzi un concetto si ripete in modo costante: il dialogo. “Un uomo speciale. Ci aiutava, ci parlava, ci sosteneva. Dà molta importanza alle persone che ha davanti e al loro benessere”, ricorda Rovida. “Abbi fiducia in te, sei forte. Fai parlare il campo, conta solo quello”, l’incoraggiamento dopo un errore. A colpire “la sua totale umiltà. Si mise sul piano di noi calciatori. Cercava sempre il confronto. Ascoltava i nostri pareri e aveva una grande voglia di imparare”, continua Sangalli. “Dal punto di vista umano era incredibile. Il passato da calciatore lo aiutava a capire le esigenze dei suoi ragazzi. Per lui era fondamentale il gruppo”, interviene Curatolo. E non mancavano gli scherzi: “Ci teneva a creare sempre un ambiente positivo. Quante volte ci prendeva in giro per come ci vestivamo…”, ride Peschetola.
Già, il gruppo. Da tutelare e proteggere: “Ci difendeva sempre, anche con gli avversari. Dopo un Inter-Fiorentina, litigò con Aquilani, che era un suo ex compagno, per proteggere uno di noi”. La squadra prima di tutto, anche di vecchi rapporti: “Ci rivelò che dopo quell’episodio non parlò più con Aquilani”. E quell’allenamento saltato: “C’era un periodo in cui non stavamo andando molto bene”. Entra il team manager in spogliatoio: “Oggi non ci alleniamo”. “Ma come?”. Arriva Chivu: “Preparatevi tutti, andiamo a giocare a paintball”. “Era stata una sua idea per alleggerirci e toglierci un po’ di ansia e di pressioni. Ci aiutò tanto”.

La grinta, le partitelle e le sigarette
“In panchina viveva al massimo la partita. A ogni gol esultava come un pazzo. Era fondamentale la sua figura per la nostra squadra”, prosegue l’attaccante della Pro Patria. L’atteggiamento prima di tutto: “In campo e anche fuori quando rappresentavamo il club. Nella vita privata, però, ci lasciava libertà”, ricorda Sangalli.
Dal campo alla panchina, con gli scarpini (non ancora) attaccati al chiodo: “Ogni tanto giocava con noi. Era qualcosa di clamoroso. Durava poco, perché fumava molto. Ma in quei minuti in cui aveva fiato era troppo forte, faceva la differenza”. Alle parole di Peschetola, seguono quelle di Moretti: “Era competitivo, non voleva mai perdere. Ci entrava in contrasto senza problemi”. “Il giocare con noi penso sia stato un fattore determinante per creare quella coesione con il gruppo. Spesso si fermava a calciarmi le punizioni”, continua Rovida. Il risultato? “Tutte all’angolino. È stato uno dei primi allenatori a credere in me. Gli sarò sempre grato”.
Moduli? No, spazi
In Cristian Chivu convivono in modo coerente l’impronta italiana con la filosofia olandese. “Non aveva un modulo fisso. Le sue squadre devono essere capace di cambiare schemi, anche all’interno della stessa partita”, afferma Curatolo. “Ci fu bisogno di un primo periodo di adattamento. Portò dei concetti nuovi che escono dagli schemi classici italiani. Veniva dalla scuola dell’Ajax”, il ricordo di Sangalli.
“Ci ripeteva spesso di non guardare il calcio tramite moduli o tattiche, ma come occupazione di spazi e trasmissione veloce della palla. Una visione diversa”. Un’idea tattica finalizzata, però, alla vittoria. “Ci chiedeva di giocare e costruire, ma non in un modo fine a sé stesso. Doveva portare al risultato”, conclude Moretti.

Scudetto e Triplete
Un’immagine nitida nella testa. “La squadra che lo lancia in aria dopo la vittoria del campionato. Era la nostra guida, noi i suoi ragazzi. Ancora viva l’emozione nelle parole di Mattia Sangalli. Il decimo scudetto Primavera, la prima stella nerazzurra: “Festeggiammo con canzoni e cori sul pullman nel viaggio di ritorno da Sassuolo. E poi con una torta in sede”. Anche se c’è chi coi festeggiamenti dovette contenersi. “Il giorno dopo avevo l’esame di fisica per la maturità”, ricorda divertito Rovida.
E poi ci sono i ricordi e gli insegnamenti degli anni in nerazzurro con Mourinho: “Ci raccontò che nell’anno del Triplete lo spogliatoio era formato da vari gruppi interni. Ma quando entravano in campo erano tutti fratelli ed è per questo che avevano vinto tutto”. Con qualche aneddoto: “Come le partitelle fatte con una squadra in inferiorità numerica o i tanti scherzi in spogliatoio”. Ora, dopo quelle in campo, Cristian Chivu spera di poter scrivere nuove pagine della sua carriera. Questa volta, però, dalla panchina. “Se lo merita, farà bene. È una persona speciale”. Buona fortuna, dai tuoi ragazzi.