Caso Diarra: la FIFA ha sospeso i procedimenti disciplinari relativi all’articolo 17
Nuova svolta nel “caso Diarra”: la commissione disciplinare della FIFA ha deciso di sospendere tutti i procedimenti disciplinari relativi ai trasferimenti internazionali
Il caso Diarra “cambierà il calciomercato”. La sentenza della Corte della Giustizia Europea dello scorso 4 ottobre, definita come “nuova legge Bosman” sta vedendo le prime decisioni, storiche, per il futuro del mondo del calcio. Il presidente della commissione disciplinare della FIFA, infatti, ha annunciato nella giornata di ieri, 25 novembre, la sospensione di tutti i procedimenti disciplinari che riguardano, fra gli altri, i casi di trasferimenti internazionali dei calciatori sulla base dell’art.17 del regolamento FIFA.
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Caso Diarra: i fatti principali
Partiamo dai fatti principali: una sentenza della Corte di Giustizia Europea ha stabilito che alcune norme del regolamento FIFA sono contrarie alle leggi dell’Unione Europea. Lo ha fatto esaminando un contenzioso nato dieci anni fa tra Lassana Diarra, centrocampista ex Real Madrid, e il Lokomotiv Mosca, club russo. Diarra aveva lasciato il Lokomotiv dopo uno solo dei quattro anni pattuiti dal suo contratto, e per questo era stato condannato a pagare un risarcimento di circa dieci milioni di euro.
A differenza di quanto accadde nella celebre “sentenza Bosman”, quando la FIFA attese ben sei anni prima di intervenire, questa volta è bastato poco più di un mese. E la decisione ha visto, alla luce della rilevanza della “sentenza Diarra” e della consultazione globale lanciata dalla FIFA, la sospensione di tutti i procedimenti disciplinari che riguardano, fra gli altri, i casi di trasferimenti internazionali dei calciatori sulla base dell’art.17 del regolamento FIFA.
Cosa è l’articolo 17 della FIFA?
Al termine della sentenza Bosman, venne istituita una Dispute Resolution Chamber (DRC), un ente per la risoluzione dei casi più problematici, e quindi introdotto l’articolo 17 nel regolamento FIFA. Le sentenze FIFA sulla risoluzione contrattuale con o senza giusta causa (da parte di calciatori o club) sono tutte fondate su di esso. L’articolo 17 dice che: quando c’è una risoluzione contrattuale in pendenza di contratto, la parte che risolve senza giusta causa (un valido motivo) è passibile di sanzione economica e sportiva. In sostanza: se il lavoratore/calciatore si licenzia senza giusta causa, il suo datore di lavoro (il club) può pretendere una quota a titolo di risarcimento. L’articolo 17 fissa dei criteri che la FIFA definisce “oggettivi” per determinare l’entità del risarcimento: numero di anni di contratto rimanenti, stipendio, spese del club in corso per acquisire il calciatore, ecc. Tutti questi parametri sono stati attaccati e contestati nella sentenza Diarra. La Corte di Giustizia Europea dice che questi criteri non sono chiari, trasparenti, oggettivi: un club o un calciatore che risolva senza giusta causa un contratto non sapranno mai con sicurezza la quota da pagare.
Nell’articolo 17 del regolamento FIFA è illustrato il principio della responsabilità in solido (joint responsibility) tra club e giocatore. Per chiarire di cosa si tratta, consideriamo proprio l’esempio di Diarra. Nel 2014 il francese risolve con il Lokomotiv e viene condannato dalla corte; lo Charleroi gli fa un’offerta e scrive alla FIFA e alla Federazione Belga: “Siamo interessati a mettere Diarra sotto contratto, sappiamo che è stato condannato e deve pagare 10 milioni, e che esiste una norma del regolamento FIFA che obbliga anche noi a pagare (il principio della responsabilità in solido, ndr). Ma non abbiamo intenzione di farlo“. FIFA e Federazione riaffermano la validità del principio, e così lo Charleroi non mette sotto contratto Diarra. La Corte, pochi giorni fa, ha detto: il principio della responsabilità solidale è un chiaro ostacolo alla libera circolazione dei calciatori/lavoratori, che non riusciranno a trovare club pronti a metterli sotto contratto. O meglio: sarà per loro molto più difficile trovarli. Sull’altro tema centrale della sentenza, quello della libera concorrenza, la Corte va giù ancora più pesante, affermando che i club sono liberi di concorrere sul mercato e di acquisire i prodotti e i servizi (in questo caso le prestazioni dei calciatori).
Il paragrafo 145 della sentenza Diarra
Uno dei paragrafi più importanti della Sentenza Diarra è il numero 145. La Corte sostiene, in sintesi: “Tenendo conto della specificità dello sport, in caso di risoluzione dei contratti potrebbero essere un deterrente anche gli strumenti normali che si usano nel diritto del lavoro per far desistere un calciatore a non rompere il contratto“. Quali sono questi strumenti? Sono princìpi giuridici fissati nel diritto del lavoro di ogni paese per stabilire l’ammontare di queste indennità. In Belgio, per esempio, il diritto del lavoro dice che il calciatore deve versare al club soltanto la parte rimanente del contratto.
Il perchè della decisione della FIFA
Quindi, la decisione del presidente della commissione disciplinare della FIFA di sospendere dei procedimenti disciplinari è figlia del fatto che, se un calciatore decidesse di risolvere oggi il contratto senza giusta causa, infatti, in caso di condanna dalla FIFA DRC (che si attiene ai propri regolamenti e all’articolo 17) potrebbe portare il caso alla corte per un articolo che è stato dichiarato contrario al diritto dell’Unione Europea. Sostanzialmente, un articolo nullo.