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Scoprendo Casale, rivelazione dell’Empoli in fuga: “Io, Dionisi e…Dino”

Arrivato a ottobre in prestito dal Verona, Nicolò Casale è diventato un pilastro della difesa a 4 dell’allenatore che lo aveva già avuto a Venezia. Una settimana dopo il primo gol in carriera, si racconta a tutto campo

Il primo gol tra i professionisti se l’era immaginato molto diverso da com’è stato. “Pensavo più a un colpo di testa su calcio d’angolo. Invece ero rimasto in zona dopo una punizione mossa corta e su ribattuta l’ho fatto di sinistro…”. A 23 anni, Nicolò Casale, difensore centrale dell’Empoli, ha tolto lo zero dalla casella dei gol segnati in carriera. “Me ne avevano già annullati un paio negli anni scorsi. Ora c’è da decidere come pagarlo in spogliatoio”. Lì dentro intanto, sabato 20 marzo, è stata una mezza festa.


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Perché l’inedito mancino di Casale è valso la vittoria sull’Entella e ha allungato a 24 la striscia di risultati utili consecutivi. E ciò che conta di più sono il primato della serie B e gli otto punti sulla terza a otto giornate dalla fine: “È lunga ancora, ma i risultati sono il frutto di come lavoriamo. Non c’è mai stato un allenamento più blando da ottobre a oggi. Chi perde le partitelle in settimana, va a casa arrabbiato. C’è competizione e spirito di squadra. Niente gruppetti, niente divi. Siamo molto vecchio stile: tanto spogliatoio, poche chat. Sudore e risate: del resto quando hai gente tipo Sabelli, La Mantia e Bandinelli come fai a non ridere…”.

DIONISI, ANNO SECONDO: “COSTRUIRE E CREDERCI”

Sentimenti da alta classifica, un cammino quasi senza macchie. L’Empoli non perde da Halloween, quando giocò per due giorni nella nebbia di Venezia. Sullo stesso campo dove Nicolò è stato lanciato da Alessio Dionisi, suo allenatore oggi come ieri: erano insieme al Venezia nella scorsa stagione e si sono ritrovati di nuovo a ottobre. In prestito dal Verona, con diritto di riscatto e controriscatto: “Quando mi ha chiamato per raggiungerlo a Empoli, non ci ho dovuto pensare neanche un secondo. Già l’anno scorso mi fece capire con i fatti che credeva in me. Mi mise in campo da titolare già alla sesta contro il Pisa, da terzino. Poi per una testata fortuita dovetti uscire e saltai qualche partita. Ma ebbi un’altra occasione poco dopo e da lì ho avuto sempre continuità”.


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Nella fuga verso la serie A dell’Empoli, c’è la mano di Dionisi e del suo collaudato 4-3-1-2, ma anche le 19 presenze del suo fidato centrale difensivo. Col suo gioco mi trovo benissimo perché i centrali hanno modo di toccare tante volte il pallone. Siamo i primi interessati nella costruzione, così come gli attaccanti sono i primi a farsi il mazzo per proteggerci. Il segreto alla fine è lì”.

PER TUTTI ‘DINO’: “È COLPA DI DE CENCO…”

Primi per gol subiti – solo 24 – e secondi per gol segnati – 53 – dietro al Lecce. Una bella cavalcata, come quella di Nicolò. O “Dino”, con relativa emoticon. Ormai lo chiamano tutti così: È ‘colpa’ di Caio De Cenco, mio compagno quando giocavo al Südtirol in serie C. Stavamo facendo un torello e ha iniziato a dirmi che mi muovevo tipo T-Rex. Diceva che gli ricordavo un dinosauro per come correvo e per la testa. Quando sono arrivato a Venezia si era già sparso il soprannome. Ora pure gli amici con cui sono cresciuto in provincia di Verona mi chiamano così. Secondo me ci sta, ti dico la verità”.


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VALENTINA E… BATMAN

Chi non lo chiama così è Valentina, la sua ragazza da poco più di un anno. “Abbiamo un rapporto bellissimo. Ci siamo messi insieme poco prima del lockdown. È partito da un like su Instagram e dopo poco eravamo una coppia. Non litighiamo mai, lei si occupa di pubblicità per Mediaset. È sensibile, intelligente e poi fa una carbonara da urlo”. Per lei è Nicolò “solo quelle poche volte che si arrabbia” e ogni tanto è Batman, “perché dice che un po’ glielo ricordo come valori: il bravo ragazzo che si batte per migliorare il mondo”. Un bel salto dal Jurassic Park degli spogliatoi di Empoli, “una città in cui è difficile non trovarsi bene: peccato non poterla vivere a pieno, ma il calore della gente lo percepisci anche solo andando a fare la spesa. Sto benissimo qui ed è anche meglio di come me l’aspettavo”.


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FAMIGLIA E NONNO GIANCARLO: “SAREBBE ORGOGLIOSO”

Vita di provincia. Genuina, come la sua infanzia in provincia di Verona. Prima a Negrar e poi a Pescantina. Lì vivono ancora mamma, papà e sua sorella quattordicenne. “Mio padre ha provato a giocare poi un po’ di problemi fisici lo hanno costretto a prendere altre strade. Anche per questo mi ha spesso messo in guardia dai rischi di questa carriera ma sono contento di avere insistito e adesso gioco nel suo stesso ruolo”.


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E se ce l’ha fatta, è anche grazie a un nonno che oggi non c’è più ma solo fisicamente: Prima delle partite chiedo sempre aiuto a nonno Giancarlo. Mi portava sempre nei campi dietro casa a giocare, trattandomi come un piccolo principe. Mi ha sempre spronato affinché seguissi il cuore e i sogni. Porto il numero 16 perché è il giorno della sua morte, oltre a quello di nascita di mia sorella. Da lassù credo che sia fiero di quello che sto facendo”.


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E magari sarebbe anche contento di un nipotino che non usa la playstation e che mostra una maturità maggiore dei suoi 23 anni. Uno che se non facesse il calciatore, vorrebbe fare il private banker. “Sì, è un mondo che mi affascina quello della gestione dei patrimoni. Ma meglio il calcio”. Il mondo in cui sta raccogliendo quel che ha seminato: a settembre la prima presenza con l’Under 21, a marzo il primo gol da professionista. Adesso ha otto partite per aggiungere un’altra prima volta. Per mettere piede finalmente dove nonno Giancarlo lo ha sempre spronato ad arrivare.