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Sognando come Pablo: Vitali dalla promozione in C alla maturità

Il Campobasso ha conquistato la Serie C vincendo il proprio girone di Serie D grazie anche a Pablo Vitali, italo-spagnolo classe 2002

Credo che le cose veramente naturali siano i sogni, che la natura non può corrompere”, parola di Bob Dylan. E i sogni di Pablo Vitali non posso essere corrotti. Anzi, un passo alla volta si stanno avverando. Ala mancina classe 2002 del Campobasso, il professionismo tanto atteso l’ha guadagnato sul campo. Anni passati in società medio-grandi del dilettantismo laziale, ora si prepara a vivere la Serie C con la squadra molisana.

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Uno dei migliori 2002 della Serie D

Un anno fa con il Montespaccato aveva vinto il campionato di Eccellenza, poi il passaggio al Campobasso. Un salto importante per un ragazzo ancora giovanissimo: “Secondo me è sbagliato aspettarsi qualcosa a prescindere, le cose si devono guadagnare. Sinceramente non mi aspettavo di fare così bene. Ho saputo superare anche i momenti più difficili, come l’infortunio alla caviglia” racconta Vitali a gianlucadimarzio.com.

Al Campobasso ha saputo stregare da subito il suo allenatore Mirko Cudini, uno che di promozioni se ne intende (con il Torino nel 2001 vinse il campionato di B). “Ho un rapporto ottimo con lui. Mi ha insegnato tantissimo sia tecnicamente che tatticamente. Soprattutto ho imparato che non sempre devo attaccare la profondità. Con lui ho capito quando venire incontro, come gestire la palla al meglio. Gli devo tantissimo” ha continuato Vitali. E i risultati si sono visti sul campo: Pablo il sesto 2002 per media gol e assist per minuti giocati (22 partite, 6 gol e 4 assist per una media di 161,7) e soprattutto è l’unica ala nei primi posti.

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Il cuore tra Italia e Spagna

Nel suo sangue d’altronde corrono due dinastie calcistiche che di talento calcistico se ne intendono. Mamma Natalia è spagnola di Salamanca, papà Carlo italiano di Roma: “Da otto generazioni” sottolinea con orgoglio Vitali. Come il suo nome si divide tra Spagna e Italia, così anche il suo nome: “Nel 2010 ho festeggiato il Mondiale vinto dalla Roja”. Due culture calcistiche che convivono in lui, ma: “Il calcio spagnolo per me è quello più spettacolare”.

Tra Totti, Henry e Xavi

Non a caso anche i suoi modelli si dividono tra Spagna e Italia. “L’idolo di sempre è Totti, da quando sono nato, ma non mi ispiro a lui, siamo tanto diversi. Studio Henry, spero di riuscirgli a rubare qualcosa”. E poi c’è la parte spagnola che vuole la sua, perché se potesse fare una chiacchierata con un qualsiasi calciatore: “Sceglierei Xavi. È la miglior mente calcistica esistente”. Tutti giocatori diversi tra loro, la mente di Pablo è così. Spazia da un modello all’altro e lo fa in tutto. Un esempio in più? La musica. “Vario da Noyz Narcos a Bob Dylan e questo lo devo a mio papà, mi ha anche portato a due suoi concerti”.

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Tra sogni e obiettivi

E la musica è fondamentale per lui. Come tutti prima delle partite cuffie alle orecchie e canzoni – mai sempre le stesse – per aiutare la concentrazione. Quelle scelte fin qui hanno portato bene e chissà che la prima che ascolterà quando giocherà per la prima volta in Serie A non sia Jokerman di Bob Dylan: “Arrivare lì sarebbe un sogno, ma gli obiettivi si creano man mano”. Il primo è stato centrato: conquistare la Serie C sul campo. Il secondo è in stand-by: l’esame da maturità da sostenere finito il campionato (ha la media tra il 6.5 e il 7, non male). Poi chissà. Intanto il Campobasso si può godere il suo ‘Pablito’.