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Benzema è storia del Real Madrid, dunque del calcio

Il sorpasso ai danni di Di Stéfano nella classifica dei migliori marcatori del club innalza lo status di un giocatore per troppo tempo sottovalutato

“Alfredo, dobbiamo giocare, è una cuestión de honor, disse imperturbabile il presidente Santiago Bernabéu, senza prefigurare una risposta negativa. Di Stéfano lo guardò stringendo gli occhi. Lui, che era stato appena liberato da un rapimento, aveva capito benissimo che scendere in campo per la finale della “Piccola Coppa del Mondo”, torneo amichevole di Caracas, fosse una questione di soldi, più che di onore. Ma sapeva anche con chi aveva a che fare: assentì, si mise la maglia blanca e giocò come giocherebbe una persona che aveva trascorso le ultime 70 ore in una stanza con i rappresentanti delle forze armate sovversive venezuelane.

Il perché i rapitori avessero scelto proprio lui era semplice: anche a 37 anni, era ancora il calciatore più forte al mondo. Non solo, era il calciatore più forte della squadra più forte al mondo, il Real Madrid. Non c’era altro sportivo che potesse fare maggiore pubblicità alla loro causa. “Ti teniamo qui per un po’, giusto il tempo di finire su qualche prima pagina, poi ti liberiamo”, lo rassicurarono. Giocarono a carte, mangiarono hot dog a pranzo e paella a cena, poi mantennero la promessa. 

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Questa, in breve, è la storia del rapimento di Alfredo Di Stéfano. “Certo, il secondo”, farebbe notare qualsiasi tifoso del Barcellona con un minimo di memoria storica. “Il primo”, per gli antagonisti o i maliziosi, infatti risalirebbe al 1953, quando il Real Madrid strappò la Saeta Rubia proprio al Barcellona… appena dopo essere stato presentato in maglia blaugrana, ma prima di poter esordire in una gara ufficiale.

Di Stéfano era di proprietà del River Plate, ma a seguito di uno sciopero dei calciatori argentini era andato a giocare nei Millonarios colombiani. Con i primi trovò un accordo il Barcellona, con i secondi il Real Madrid. Entrambe credevano di averlo legittimamente acquistato, così la FIFA propose una soluzione salomonica: “Giocherà un anno in una squadra, il successivo nell’altra e così via”. Visto che avrebbe cominciato nel Madrid, il presidente dei catalani, sentendosi oltraggiato, rifiutò e Di Stéfano vestì di bianco pochi giorni dopo aver posato in blaugrana.

Che sia stato un “rapimento” o no, il passaggio di Di Stéfano al Real Madrid resta il crocevia più significativo della storia del calcio spagnolo. Prima del suo arrivo, i blancos non vincevano nemmeno un campionato da vent’anni e, da quel cambio di casacca in poi, costruirono le basi per diventare il club più glorioso del pianeta. Grazie a lui vinsero le prime cinque Champions della storia, oltre a nove trofei nazionali, una Coppa Intercontinentale e due Coppe Latine. Nessuno più di Di Stéfano, insomma, ha contribuito a fare del Real Madrid Il Real Madrid, il club che ha elevato la cultura della vittoria a valore fondante.

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Pesare Benzema

La tripletta al PSG di Karim Benzema l’abbiamo vista tutti. Quello che forse è passato inosservato è che, con quei tre gol, il francese ha superato nella classifica dei marcatori del Real Madrid proprio quell’Alfredo Di Stéfano da cui iniziò tutto. 309 a 308. Ecco, quanto avete letto fino ad ora non era altro che un tortuoso preambolo per esprimere il seguente concetto: Karim Benzema è ormai storia del Real Madrid, dunque del calcio, non essendoci al mondo un club più vincente del Real Madrid. Sono i dati a dirlo.

È molto tardi 34 anni perché il grande pubblico capisca davvero il valore di questo fenomeno. Non ha giovato alla sua reputazione quando Mourinho disse che non aveva a disposizione il “cane” (Higuaín), quindi sarebbe stato obbligato ad andare a caccia col gatto, proprio Benzema. Né gli ha fatto grande pubblicità l’idea che vivesse all’ombra di Ronaldo. Ma era lui stesso che aveva scelto di renderla più ingombrante illuminando d’immenso l’astro portoghese, al prezzo di innumerevoli flash sacrificati. La Storia, infine, ha messo tutto al suo posto, ergendosi a misura oggettiva per pesare la sua grandezza.

Non siamo qui per dire che Benzema sia un giocatore migliore di quanto lo sia stato Di Stéfano. Sono due mondi incomparabili. Non solo: siamo sicuri che Benzema avrebbe vinto 20 titoli nel Madrid se la Saeta fosse rimasta nel Barcellona? Registrare che i due si siedano allo stesso tavolo, quello stretto e intimo dei più grandi del gioco, è però un atto dovuto per uno che troppo a lungo è rimasto imprigionato nell’immagine del gatto, fino al punto di doversi autoproclamare attaccante “per la gente che sa di calcio” pur di trovare un posto nel mondo che gli facesse minimamente giustizia. 

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Non è un augurio né un suggerimento, bensì un esercizio immaginativo: se oggi qualcuno in cerca di fama volesse rapire un giocatore del Real Madrid, com’era successo nel 1963, sceglierebbe sicuramente Benzema. E anche oggi, liberato prima di una partita dopo qualche mano a carte e un hot dog, Florentino lo guarderebbe negli occhi e gli direbbe Karim, vai in campo, è una cuestión de honor”. Perché oggi Real Madrid non è il Real Madrid se non gioca il francese, come 60 anni fa non lo sarebbe stato senza Di Stéfano, l’uomo che della casa blanca ha posto le fondamenta. Questo vale Karim Benzema.

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