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Trent Alexander-Arnold è l’esempio di un calcio che va troppo veloce?

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Il calcio moderno, si sa, è una realtà che va veloce. Anzi, velocissima. Come l’arte, spesso anche lo sport non è altro che il riflesso della società in cui viviamo. Tutto è diventato una questione di attimi che svaniscono dopo poco tempo. Il terzino del Liverpool, Trent Alexander-Arnold, sta vivendo sulla sua pelle queste sensazioni. Lui che è diventato grande grazie a un attimo di pura follia, calcistica si intende. Un colpo di genio nella semifinale di Champions League del 2019 contro il Barcellona per completare una rimonta storica che avrebbe portato i Reds a vincere la loro sesta Coppa dei Campioni.

IL MIGLIOR TERZINO DEL MONDO

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Da quella semifinale sono passati 703 giorni, e se nel mezzo il Liverpool ha vinto una Premier, una Champions, il Mondiale per Club e la Supercoppa Uefa il merito è anche di Alexander-Arnold, “un ragazzo di Liverpool i cui sogni si sono trasformati in realtà”. Classe 1998, è uno dei tanti giovani che sono stati buttati nella mischia da Jurgen Klopp. Il suo esordio in prima squadra arriva nel 2016, a soli 18 anni. Gli bastano tre stagioni per essere definito “il miglior terzino del mondo”.

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Ad Anfield il ragazzo spinge sulla fascia destra come non si vedeva da tempo e il suo piede destro non è affatto male: per alcuni è secondo solo a De Bruyne in Premier League in termini di creazione di occasioni. I 196 punti ottenuti dal Liverpool in due campionati sono la logica conseguenza di un difensore che ha partecipato a 30 reti tra gol e assist. 

FENOMENO, MA NON SA DIFENDERE

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Più che di attimi, dovremmo parlare di anni. Ma anche in questo caso non basta. Il calcio non aspetta nessuno. E Trent è passato da essere il migliore a non essere abbastanza. Nella stagione attuale il Liverpool ha già praticamente perso la possibilità di vincere il titolo e rischia di essere eliminato ai quarti dal Real Madrid. E se i problemi sono iniziati ben prima (vedi infortuni di Van Dijk, Matip, Gomez e Henderson), il capro espiatorio sembra essere proprio il giovane terzino.

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Non sa difendere“. Questo è ciò di cui è colpevole. Se sei un uomo di fascia, devi saper fare entrambi le fasi al 100%. E se il Liverpool ha perso già 9 partite di questa Premier, di cui 6 ad Anfield, sicuramente un peggioramento c’è stato. Troppe lacune nell’uno contro uno e un gioco che lo porta a stare spesso in avanti, l’hanno visto essere protagonista di errori che sono costati caro alla sua squadra. L’ultimo, il più eclatante, contro il Real Madrid con un retropassaggio di testa finito sui piedi di Asensio che non ha perdonato Alisson. Un anno tormentato, per lui e per la squadra. Certo, giocare sempre con un partner difensivi diversi a causa degli infortuni dei compagni non l’ha aiutato. Ma basta una stagione a bassi livelli per dimenticare quello che ha fatto per il Liverpool?

EURO2020 A RISCHIO?

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Per Gareth Southgate, CT della nazionale inglese, la risposta è sì. E l’ultima pausa delle nazionali ne è stata la dimostrazione. Trent Alexander Arnold non è stato convocato per le sfide contro San Marino, Albania e Polonia. A lui sono stati preferiti Reece James, Kyle Walker e Kieran Trippier. Tutti terzini che secondo l’allenatore sono più in forma e secondo Gary Neville, ex giocatore dello United e ora opinionista Sky, più affidabili: “Se agli Europei squadre come Germania, Belgio o Portogallo dovessero scegliere l’avversario da affrontare sulla fascia, direbbero sicuramente Trent”.

L’errore contro i Blancos non ha fatto altro che confermare le critiche e ora il rischio di perdere il treno di Euro2020 è più alto. In sua difesa è intervenuto Klopp: “Rispetto che Gareth prenda le sue decisioni, ma non l’ho capito perché Trent Alexander-Arnold è stato, nelle ultime due stagioni, il miglior terzino del calcio mondiale. Si tratta di come vuoi giocare”. 

Forse Southgate preferisce esterni difensivi, ma una cosa è certa, se il calcio moderno non aspetta nessuno, Alexander-Arnold ha ancora il tempo per rifarsi, tirando fuori dal cilindro quelle pennellate che l’hanno reso grande in un attimo.

A cura di Andrea Molinari