Da Como a Istanbul: l’Ajax senza guida, tra il rimpianto del metodo italiano e il futuro di Van Gaal

Quello che doveva essere l’anno della stabilità e nuova gloria in Champions League è diventato una stagione di confusione
Da Como a Istanbul, l’Ajax ha perso la rotta. Quello che doveva essere l’anno della stabilità e nuova gloria in Champions League è diventato una stagione di confusione, culminata con l’esonero di John Heitinga.
Tutto era iniziato in estate, con un’amichevole sul lago di Como. Un test che doveva servire a rodare i nuovi meccanismi e invece ha svelato una squadra smarrita, senza riferimenti e senza idee.
Da lì è stato un crollo: allenamenti meno intensi, istruzioni solo in olandese, giocatori stranieri disorientati. In Champions League sono arrivate quattro sconfitte pesanti — 0-2 con l’Inter, 4-0 a Marsiglia, 5-1 a Londra, 0-3 contro il Galatasaray con la tripletta di Victor Osimhen.
“Abbiamo perso la direzione”, ha ammesso il direttore tecnico Alex Kroes, prendendosi la colpa per la scelta e mettendo la propria posizione a disposizione.
La coincidenza del destino
Proprio nel giorno dell’esonero di Heitinga, a pochi chilometri di distanza, Francesco Farioli tornava in Olanda da avversario: il suo Porto pareggia 1-1 a Utrecht in Europa League, mostrando organizzazione e coraggio.
Per molti tifosi è stato un segno del destino: nel giorno in cui l’Ajax saluta chi l’ha sostituito, rivede su i campi Olandesi il calcio che aveva perso.

Il rimpianto del “metodo italiano”
Ad Amsterdam lo chiamano ancora così: “Farioliball”. Allenamenti metodici, chiarezza tattica, intensità e attenzione ai dettagli.
Con lui lavoravano gli assistenti Daniele Cavalletto e Felipe Sánchez Mateos, protagonisti silenziosi di un progetto che aveva riportato ordine e credibilità. “Era una scuola europea dentro un club olandese”, raccontano oggi molti addetti ai lavori. Quel calcio “scientifico” manca, e non poco.
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Van Gaal all’opera
Dietro le quinte, Louis van Gaal muove i fili. Il consulente più ascoltato dell’Ajax sta valutando due piste: il ritorno di Erik ten Hag, simbolo dell’ultimo grande Ajax, oppure una scelta internazionale come Xavi Hernández, suo ex pupillo al Barcellona. Nessuna trattativa ufficiale, ma il nome è sul tavolo.
Otto allenatori in meno di quattro anni, 28 gol subiti in due mesi, zero punti in Champions. Ad Amsterdam si cerca un nuovo inizio, e adesso, tra i canali di Amsterdam, la domanda è una sola: chi sarà il prossimo a tentare di riportare il calcio totale nella sua casa più nobile?
A cura di Sandro Adamo