Rocchi: “Quest’anno 12 errori arbitrali. Il Var…”

706 check del VAR; 12 gli errori complessivi (1,70%) nelle prime 14 giornate di campionato.
Senza VAR, sarebbero stati 61 (l’8,64%). Sono i numeri presentati da Gianluca Rocchi nel consueto appuntamento con la stampa presso l’IBC di Lissone, che ospita i VOR (le sale VAR, come si chiamano in gergo).
Il responsabile CAN ha più volte sottolineato che in 7 anni di VAR è cambiato tutto, o quasi: “Viene richiesta una precisione e un’attenzione sempre più alta“. Rocchi mostra un disegno: un campo da calcio con una piccola lente al centro.
Prima, l’attenzione degli addetti ai lavori si concentrava sulla parte esterna (gli errori macroscopici), ora tutti guardano dentro quella lente.
Il messaggio è semplice: il protocollo recita ancora, come all’inizio, che il VAR dovrebbe correggere soltanto gli errori “chiari ed evidenti“, ma nei fatti sta intervenendo per rimediare, semplicemente, agli errori.
Più VAR nel calcio? Il punto di Rocchi all’incontro con la stampa
La domanda quindi è: più tecnologia, o torniamo indietro a 7 anni fa? La Lega Serie A è favorevole all’allargamento del protocollo ai doppi gialli e anche ai calci d’angolo, un’innovazione che sarà presto discussa e potrebbe vedere la luce nei prossimi mesi. Intanto, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la media delle OFR in Italia è inferiore a quella della Champions League (una ogni 2,8 gare contro una ogni 3,5), mentre la Premier è ancora distante (una ogni 6,5).
Un altro tema affrontato nella riunione riguarda il tempo effettivo di gioco e le simulazioni. La Serie A, nelle cinque leghe europee di vertice, è il campionato in cui si gioca di meno. Eppure l’aumento del tempo di recupero, soluzione studiata dalla FIFA agli ultimi Mondiali in Qatar, non è la panacea di tutti i mali: non c’è un rapporto diretto tra l’aumento del recupero e quello del tempo effettivo. Anzi, Rocchi spiega che in sostanza, se una delle due squadre decide di speculare e di “non giocare”, il recupero può addirittura peggiorare la situazione inasprendo ulteriormente gli animi.
Tempo effettivo in percentuale (media minuti di recupero):
Ligue 1 56,91% (8,51)
Bundesliga 55,12% (10,73)
La Liga 55,04% (9,63)
Premier League 54,90% (10,70)
Serie A 53,78% (8,04)
La novità introdotta dall’IFAB a partire dalla Coppa d’Arabia, i due minuti fuori dal campo per i calciatori curati dai medici, secondo il designatore potrebbe porre un argine alle simulazioni e alle esagerazioni. Anche perché, allo stato attuale, gli arbitri non hanno altri strumenti validi per stroncare questa prassi.

Rigori e falli di mano
C’è spazio anche per altre riflessioni più tecniche: per l’AIA quello di Cremonese-Lecce (Ramadani su Vandeputte) è “un rigore chiaro“; mentre in Pisa-Inter il contatto Meister-Zielinski nell’area nerazzurra non è punibile. Sui falli di mano, Rocchi ribadisce la gerarchia tra fattori oggettivi come la posizione geometrica delle braccia (che rendono più oggettiva la punibilità o non punibilità dell’impatto), distanza, dinamica, attenuanti (per esempio l’autogiocata). Quello di Milan-Lazio, ribadisce Rocchi, non era rigore, e nulla conta – non è scritto da nessuna parte nel regolamento – il fatto che Romagnoli avesse effettuato un tiro in porta. Ad ogni modo, il fallo di mano resta la fattispecie più difficile da districare per un arbitro: se dovessimo tornare al concetto di volontarietà e involontarietà, scherza Rocchi, “probabilmente servirebbero gli psicologi“.