L’idolo Maldini e il paragone con Rudiger: David Odogu, nuovo talento rossonero

Il Wolfsburg, la Germania e il sogno chiamato Milan: David Odogu, la nuova stellina del Milan.
Berlino, 3 giugno 2006. E’ la data di nascita di David Odogu, difensore centrale di origini nigeriane ma di nazionalità tedesca. L’ex Wolfsburg rappresenta di sicuro un investimento per il futuro, ma allo stesso tempo anche per il presente: è giovane, va inserito con i tempi giusti così come è accaduto in Bundesliga dove ha collezionato solo tre presenze.
Da sempre al centro della difesa, abile in marcatura e profilo molto duttile, aspetto che nel calcio moderno è diventato fondamentale. Nel vivaio del Wolfsburg e nelle giovanili della Nazionale tedesca ha ricoperto anche il ruolo di braccetto sia a destra che a sinistra, ma può giocare anche in una difesa a quattro. L’apice più alto raggiunto finora? Sicuramente l’Europeo U17 e il Mondiale U17 vinti entrambi contro la Francia ai calci di rigore. Uno dei suoi obiettivi personali è proprio quello, ossia conquistare la nazionale maggiore guidata da Nagelsmann nonostante l’ambia concorrenza in quel reparto.
Adesso, però, il presente dice Milan. L’idolo Maldini e il paragone con Rudiger. Lo stesso Odogu, nel corso della conferenza stampa di presentazione, si è definito un calciatore aggressivo con la sua stessa mentalità nel raggiungere gli obiettivi proprio come fatto dal centrale del Real Madrid.
Un predestinato nato proprio un mese prima che Fabio Cannavaro alzasse al cielo l’ultima Coppa del Mondo vinta dall’Italia. Il tedesco crescerà al fianco di un pacchetto di centrali di grande esperienza e soprattutto senza troppe pressioni. Allegri è uno che con i giovani sa lavorare e la conferma è arrivata a Lecce quando ha deciso di far esordire Cheveyo Balentien, anche lui 2006.
Cosa può dare al Milan di Allegri?
David Odogu non partirà di certo come un titolare inamovibile, ma ha tutte le carte in regola per dimostrare il suo valore e crescere con calma grazie anche alla capacità di gestione di Massimiliano Allegri. Il Milan ha tra le mani un profilo molto interessante: destro naturale, dotato fisicamente, forte nel gioco aereo, nel contrasto e nell’impostazione dal basso. Nasce centrale, ma sia nelle giovanili del Wolfsburg che in quelle della nazionale tedesca ha ricoperto il ruolo di terzino su entrambe le fasce.
Sarà un jolly prezioso per Allegri, che punta a inserirlo con gradualità nei suoi meccanismi di gioco. Il Milan predilige uno schieramento a tre in difesa, modulo in cui Odogu potrebbe esaltarsi viste le sue caratteristiche. Allegri, dunque, potrebbe rivelarsi fondamentale per la crescita del tedesco, un allenatore che già nel corso della sua lunga esperienza alla Juventus ha dimostrato di saper valorizzare al meglio i giovani come ad esempio Miretti, Fagioli, Yildiz, Soulé e Koni De Winter, anche lui al Milan e cresciuto sotto l’ala protettiva di Allegri.

Da Schnellinger a Bierhoff: i tedeschi nella storia del Milan
Il Milan ha avuto tante tradizioni come il blocco italiano con i vari Costacurta, Nesta, Maldini, Pirlo e Gattuso e l’indimenticabile colonia brasiliana capitanata da Carlo Ancelotti. Non va però dimenticato il rapporto tra i rossoneri e la Germania che non è spesso stata incisiva ma che ha comunque lasciato bei ricordi nella testa dei tifosi.
Karl-Heinz Schnellinger rappresenta ancora oggi uno dei migliori tedeschi nella storia del club. Icona e pilastro della difesa Milan dal 1965 al 1974, soprannominato “Volkswagen” con una bacheca che vede anche uno scudetto e una Coppa dei Campioni. Da non dimenticare neanche Oliver Bierhoff, 119 presenze e 44 gol dal 1998 al 2001. Attaccante d’area di rigore, forte di testa e tra i protagonisti dello scudetto della stagione 1998–99, vinto sotto la guida di Alberto Zaccheroni. In quella stagione fu capocannoniere del Milan con 19 gol in campionato, un bottino determinante nella rimonta per il titolo. Malick Thiaw, invece, è stato l’ultimo tedesco a indossare la maglia rossonera prima della cessione al Newcastle. A Odogu, adesso, il compito di far proseguire la tradizione del Die Mannschaft al Milan.
A cura di Gerardo Guariglia