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Inside Zeman, il suo Pescara raccontato da Sansovini e Bocchetti: “Fatica, soddisfazioni e risultati: la sua ricetta”

Quasi nascosto dal fumo delle sue Marlboro. Immancabili, compagne di vita che se la giocano soltanto con il pallone. Un santone, l’espressione di un’utopia calcistica che nonostante i 40 anni in panchina ha ancora tanto da dare. Del resto, fu lui a dire che vorrebbe morire in tuta a 90 anni ad insegnare calcio a qualche ragazzino che ancora volesse ascoltarlo. E con questo spirito Zdenek Zeman è tornato sulla panchina del Pescara. Città che calcisticamente si innamora in fretta, che non si accontenta, che forse preferisce lo spettacolo alle vittorie. Quelle che non sono mancate 5 anni fa, quando sulle giostre di Zemanlandia il Pescara tornò in A.

Quella panchina fu sua per solo un anno, ma da Poggio degli Ulivi – come in tutte le squadre in cui in qualche modo si è fatto amare – non sembra mai essersene andato. Dovrà fare in fretta e scegliere subito i suoi apprendisti. Quelli nuovi. Magari come Verratti, Insigne e Immobile. Per qualcuno semplicemente predestinati, per altri plasmati dal maestro boemo. In quel Pescara c’erano anche Antonio Bocchetti e Marco Sansovini. E per entrambi la scelta del Presidente Sebastiani “servirà a dare entusiasmo e felicità alla squadra e alla città attraverso il calcio offensivo”. Zeman, in fondo, lo prendi soprattutto per questo. Perché ogni volta ti rinnamori, forse ti illudi. Speri che possa andare diversamente. C’è quasi un misto di invidia per gli attuali giocatori del Pescara, che almeno per il momento non dovranno svolgere la dura preparazione estiva di Zeman: “Corse nei boschi e gradoni? È una preparazione molto particolare, ciò che dai poi ti ritorna ed in campo corri di più”. Ma per Sansovini: “Oltre all’intensità ed il volume dei carichi, c’è bisogno di riposo nella vita extra calcistica per recuperare dai grandi sforzi dell’allenamento”. Allenamenti mai in palestra, cosa impensabile per il calcio di oggi, eppure mai un infortunio per l’attaccante romano con Zeman in panchina.

Oltre a seguire le indicazioni dell’allenatore però si dovranno creare le giuste condizioni per esprimere al meglio il gioco di Zeman. Per l’ex difensore: “Serve un mix di giovani ed esperti, come nel Pescara del 2012 nel quale ad Immobile, Insigne e Verratti si alternavano anche giocatori già maturi come Anania, Soddimo e Sansovini”. Proprio per l’attaccante, ora in prestito al Teramo, il merito di Zeman è stato quello di insegnargli: “Un nuovo ruolo, quello dell’esterno d’attacco, nel quale è stato divertente giocare perché mettevi sotto chiunque, tutto l’anno”. Prima solo punta centrale, poi il record personale di gol da esterno offensivo. È questa l’arma in più di Zeman esaltare i giocatori nelle posizioni che gli ritaglia addosso. Per entrambi il boemo rimane “la miglior soluzione possibile che si potesse fare”. A Pescara se lo augurano, aspettando i nuovi Sansovini e Bocchetti, protagonisti della migliore forma di Zemanologia. Quella che da utopia è diventata realtà. Quella di cui non puoi smettere mai di innamorarti attraverso (anche) il fumo delle sue Marlboro.