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Zanetti: “L’Inter sta mettendo le basi per un grande futuro. In chi mi rivedo? Florenzi”

Dal lavoro in cantiere, per aiutare suo padre, alle corse palla al piede con la maglia dell’Inter: è la storia di Javier Zanetti, bandiera nerazzurra. “Da bambino giocai per cinque anni con la maglia dell’Indipendente – ha raccontato “Pupi”in un’intervista al Corriere dello Sport -. Poi, mi scartarono perché non crescevo. Decisi di lavorare con mio padre, che era muratore. Un giorno mi disse “Tu cosa vuoi fare da grande?”. Risposi che sognavo di fare il calciatore, lui mi disse di insistere se quello era ciò che realmente desideravo. Probabilmente, lavorare con lui mi ha permesso anche di irrobustirmi fisicamente ed imparare quanto sia importante, per arrivare in alto, ogni singolo, piccolo, sacrificio che facciamo”. Da lì, Javier riprese a giocare a pallone: “Ogni giorno sveglia alle 4 del mattino per distribuire il latte nei supermercati, poi a scuola e, dopo pranzo, dritto agli allenamenti”, ricorda l’ex numero 4 nerazzurro. “Dopo un anno di Serie B argentina, giocai per due anni nel Banfield. Onestamente, mi aspettavo il salto in una big del Paese per poi sperare in una chiamata dal calcio europeo. Venivo da una sola presenza con la Nazionale, eppure la squadra della mia vita aveva già messo gli occhi su di me: ero incerto ed impaurito da questo grande sfida, dal pensiero di dover passare dalla vita di quartiere a quella di una grande città come Milano. E invece, così, è nata una storia che deve ancora finire”, racconta Javier. L’allenatore più grande che abbia mai avuto? Bielsa con la Nazionale: insegnava tanto in campo e fuori. Ma dico anche Simoni, che aveva costruito un gruppo straordinario l’anno della vittoria della Uefa, Hector Cuper e, infine, Mourinho: una persona diversa da quella che immaginavo guardando la TV. I valori umani solo la chiave del successo di una squadra. E, nell’Inter di Moratti – un padre per me -, mi sono sempre sentito come in famiglia. Penso a Cordoba o Zamorano, che ancora frequento e che sono i padrini dei miei figli: è questo il bello del calcio, quando riesci a creare dei rapporti che vadano oltre ciò che succede sul campo. Io allenatore? Per farlo, uno se la deve sentire. E io, invece, ho sempre preferito lavorare dietro le quinte, cerco di far funzionare le cose al meglio. MI impegno per un calcio più sociale e credo che l’Inter sia uno dei club più all’avanguardia in questo settore.”. Zanetti, poi, ha parlato anche di alcuni suoi ex compagni: “Baggio e Cambiasso sono i più intelligenti con cui abbia giocato. Esteban arrivava prima su ogni pallone, era in grado di prevedere le giocate nostre e degli avversari. Era un grande già in campo, lo sarà anche in panchina, come allenatore. Un altro giocatore intelligente, e dal talento unico, è Maradona: ci ha fatto vincere un Mondiale rendendo felice tutta l’Argentina. Quanto al resto, non sta a me giudicare la sua vita fuori dal campo”. Infine, Javier ha parlato ancora della sua Inter: “C’è grande entusiasmo, nonostante ci siano squadre meglio attrezzate rispetto a noi. Siamo in un periodo di grande continuità, vogliamo arrivare in Champions per crescere come club. Abbiamo messo, quest’anno, le basi per poter programmare un futuro da protagonisti: dopo l’era del Triplete, era naturale che ci fosse un calo fisiologico, poi il cambio di tre società ci ha penalizzato. Ora, però, possiamo tornare in alto, lavorando tutti insieme”. Un nuovo Zanetti nel mondo del calcio? “Ognuno la sue caratteristiche, fisiche e caratteriali. Se ne devo dire uno, allora Florenzi: è intelligente, professionale e determinato, ce la mette sempre tutto: sarà importante sia per la Roma che per tutto il calcio italiano”.