Madrid, Kiev e le emozioni del Triplete: Zanetti scrive ai tifosi dell’Inter
Il ricordo degli attimi più belli della storia recente dell’Inter: Javier Zanetti, in un momento così delicato per tutto il mondo causa Coronavirus, ha scritto una lettera ai tifosi nerazzurri con l’invito di non mollare mai per continuare a scrivere insieme il futuro.
“Julio è fatta: scoppiai a piangere. Mancavano 3 minuti”
Zanetti ripercorre alcune delle tappe che hanno portato l’Inter a conquistare il Triplete nell’anno 2010 e il primo pensiero non può che andare alla finale di Champions vinta contro il Bayern a Madrid. “Quando Julio ha afferrato quella palla, l’arbitro aveva già dato i tre minuti di recupero. Ho capito che era fatta. Ho iniziato a piangere. Il treno delle emozioni, delle fatiche, dei ricordi, delle sofferenze era finalmente arrivato in stazione. Mi sono voltato, ho detto a Samuel: “Abbiamo vinto, è nostra”. Walter non ha fatto una piega: “Mancano ancora tre minuti, gioca”, le sue parole riportate in una lettera pubblicata dal sito ufficiale dell’Inter. “Avete mai visto uno stadio aperto e pieno di persone all’alba? Credo che quello di San Siro sia stato il caso più straordinario della storia. Siamo atterrati a Milano e siamo andati a portare la coppa al Meazza. I tifosi ci hanno aspettato fino alle sei del mattino. Ho i brividi, non andranno mai via. Era pura gioia”, scrive Zanetti.
La rimonta con la Samp e il tiro di Rosi
“Il tempo. Ho imparato a misurarlo, a pesarlo, a sentirmelo addosso. I minuti di recupero sembrano sempre scorrere più lenti quando vinci, vanno come il vento se devi rimontare. Però se ci credi fino alla fine, anche pochi istanti possono bastare. Con la Sampdoria siamo riusciti a ribaltare tutto in meno di sei minuti: gol, palla al centro. Gol, palla al centro. Gol. Nulla è impossibile”, le parole del vicepresidente nerazzurro. “E poi capita che il tempo si fermi. Al 41’ del secondo tempo di Siena-Inter del 16 maggio passano meno di due secondi da quando Alejandro Rosi fa partire il suo tiro-cross a quando il pallone esce al di là del secondo palo, sfiorandolo. L’ho calcolato: 1 secondo e 8 decimi. Julio Cesar immobile, noi tutti fermi. Mi sono voltato verso Maicon e l’ho visto smorto. Si è messo le mani sulla faccia, il mio cuore ha ripreso a battere. Fuori”, ammette Zanetti.
La notte di Kiev e il suo arrivo all’Inter
“Era una finale anche quella, come tutte le partite dell’ultimo mese di quella stagione. Anche se per arrivare lì, siamo dovuti passare da… Kiev. Sento ancora le parole di José negli spogliatoi a fine primo tempo: “Siamo fuori dalla Champions”. Abbiamo rischiato tutto. Quella squadra era disposta a rischiare, a dare tutto fino alla fine. Un momento eri fuori, un secondo dopo c’era Mourinho che correva in campo ad abbracciare Julio”. Zanetti ricorda il suo arrivo al’Inter e proietta poi lo sguardo al futuro: “Sono arrivato nel 1995 con le scarpe da calcio in un sacchetto di plastica e ora sono il vice presidente di quella società: ho ancora la possibilità, in prima persona, di lavorare per costruire il futuro di questa società. Cerco di farlo con delle stelle fisse a cui guardare: i tifosi nerazzurri, la nostra storia, la maglia nerazzurra, le sofferenze e le gioie dalle quali siamo passati. Penso al futuro, voglio che sia bellissimo per noi interisti. Continuiamo a costruirlo, insieme", conclude la lettera del vicepresidente dell'Inter.