Youth League, Ajax-Juve – Kean non basta, ma il suo talento illumina Amsterdam sotto gli occhi di Nedved
Ajax-Juve doveva essere Kluivert contro Kean. Il primo era assente giustificato, ormai aggregato alla prima squadra, il secondo, invece, era in campo. L’obiettivo è provare a guidare la sua Juve verso un’impresa sulla carta quasi impossibile. Non c’è riuscito, alla fine, ma l’impegno non è mancato, tanto che a conti fatti il classe ‘2000 risulta essere il migliore dei suoi. L’esperienza maturata in prima squadra si vede soprattutto nell’approccio. Le gambe non tremano, la testa è sempre alta, lo spirito battagliero fin dal primo istante. È lui stesso a incitare i compagni più volte, a chiedere passaggi più precisi, maggior tempestività sulle seconde palle, più coraggio. E pian piano la squadra lo segue, asseconda le sue richieste, cresce con lui, che, intanto, fa trattenere il fiato al pubblico pagante con giocate da applausi.
Ogni volta che il pallone passa dai suoi piedi, nel buio e tra la pioggia che picchia forte su Amsterdam, si accende la luce. Salta sempre l’uomo, protegge la palla senza perderla mai, cerca sempre lo spazio per ricevere la sfera. È totalmente dentro la partita, parte del gruppo fino in fondo, senza voglia di essere la prima donna a tutti i costi. Tante belle cose, come abbiamo detto, ma il gol non arriva. A volte un pizzico di imprecisione, come quando calcola male il rimbalzo della sfera sul terreno bagnato e si fa rimontare da Bakker, altre volte la sfortuna, come quando, nel finale, Van Bladeren devia quel tanto che basta per far sbattere la palla sul palo al termine di un’azione personale quasi da Playstation.
Tra Kean e la rete si mette sempre qualcosa, e lui non è per niente abituato a questo. Ma stavolta va così, e resta solo una prestazione importante. Anche in un momento difficile, davanti all’ostacolo più ostico, il talento di Kean si è visto tutto. Sotto gli occhi di Nedved, che ha seguito la Juve in Olanda e si sarà convinto ancora di più delle immense qualità di un ragazzo che per ora ha solo sfiorato la prima squadra, ma sembra avere il grande calcio davvero nel destino. La classe non manca, la penna per scrivere il suo futuro è nelle sue mani.
di Edoardo Siddi