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Williams&Robson-Kanu: Il cameriere e il disoccupato regalano le semifinali al Galles

Tutti a marcare Bale, il campionissimo di questo Galles, e nessuno su Ashley Williams. E lui non si è fatto certo pregare. Colpo di testa e gol, il secondo in maglia gallese. La sua nazionale, la squadra di cui è capitano. E da capitano si è caricato sulle spalle la responsabilità di andare a riprendere il Belgio dei campionissimi. Un termine al quale lui non si è mai voluto accostare. Ma soprattutto per lo Swansea, Ashley è anche di più: capitano dei Cigni, protagonista della scalata dalla terza serie alla Premier League ma soprattutto uno degli eroi che ha portato lo Swansea a vincere la Coppa di Lega nel 2013, il primo trofeo della storia per gli Swans.

Storia particolare quella di Williams, che arriva molto tardi al grande calcio. Cresce nel settore giovanile del WBA, ma fino ai 18 anni gioca per diletto e nel frattempo lavora per portare a casa i soldi. Prima come benzinaio, poi come cameriere in una catena di pub molto nota in Inghilterra, i Beefeater Restaurant. Ma l’avventura tra i tavoli è un capitolo che non ricorda tanto volentieri. “Sono stato il peggior cameriere mai visto, vorrei solo dimenticare il servizio ai tavoli”, ricorda spesso Williams. Ma non c’è nessuna vergogna per gli inizi umili tra vassoi e bicchieri, solo un certo imbarazzo nel preparare i cocktail: “Spesso impiegavo anche dieci minuti per preparare un drink, non amavo prendere ordini”. Forse non amava prendere ordini tra le mura di un ristorante, perché in campo è da sempre il prolungamento dell’allenatore. Da quando Garry Monk, capitano prima di lui, divenne allenatore dello Swansea e gli cedette la fascia. Fascia e ordini tattici finalmente! Basta con i drink e ombrellini.

Bandiera dello Swansea ma anche vero trascinatore del Galles. Il suo gol del pareggio ha riacciuffato per i capelli una gara che sembrava dominata dal Belgio. E pensare che la nazionalità gallese è arrivata un po’ per caso. Williams nasce in Inghilterra, precisamente a Tamworth, e la sua storia con la nazionale dei Dragoni nasce da una distinta. Sì avete capito bene, proprio dal foglio che si consegna all’arbitro prima di una gara. “Giocavo con lo Stockport County – ricorda Williams – ma alcuni osservatori erano venuti a vedere il nostro portiere (proprio Hennessey, l’attuale portiere del Galles). Leggendo la distinta riconobbero il mio cognome gallese. Così chiamarono il mio club per verificare le mie origini. Da lì è iniziato tutto”. Ci misero poco a scoprire le origini del nonno materno, nato e vissuto a Gelli, un villaggio a sud del Galles. Oggi ha giocato la sua 64esima partita con i Dragoni, segnando il gol della speranza.

Una speranza trasformata in sogno da Robson-Kanu, il salvatore del Galles. Prima con il gol allo scadere durante i gironi per la vittoria sulla Slovacchia e oggi con il gol del 2-1 che ha indirizzato la partita verso una semifinale storica. Prima il cameriere che pareggia, poi il disoccupato che segna il gol vittoria. Eh si, avete capito bene. Eroe in patria, ma disoccupato nella vita. Robson-Kanu infatti, ad oggi, è un attaccante senza squadra. Dopo una vita passata al Reading, la società inglese ha deciso di non rinnovargli il contratto.

Un’altra delusione che si somma a quella che ricevette da giovane quando u scartato dall’Arsenal perché ritenuto troppo basso: “Non ero abbastanza alto – disse una volta Hal – Ero uno dei giocatori più piccoli della squadra. Non abbastanza forte, veloce e grande”. Non proprio quello che devono aver pensato i giocatori del Belgio questa sera. Il gol del 2-1 sembra proprio il contrario di quello che dissero gli osservatori dell’Arsenal. Stop di potenza dentro l’area, difesa fisica della palla e girata fulminea a battere Courtois. E pensare che anche lui non doveva nemmeno giocarci con il Galles. Inglese di nascita ma gallese di discendenza. Come per Williams la nazionalità dei Dragoni viene dalla nonna. Fino all’U20 Robson-Kanu ha giocato per l’Inghilterra, poi è arrivata la scelta del Galles. Con il suo gol sono in semifinale, mentre l’Inghilterra è a casa ormai da giorni. Forse l’Arsenal, il Reading e la nazionale di sua Maestà si staranno mangiando le mani.

di Marco Juric