“White paper”: come il governo britannico cambierà il calcio inglese
Il piano regolatore del governo britannico che cambierà il calcio inglese: ecco le nuove norme
Anche se sta passando in sordina, il calcio inglese sta compiendo una vera e propria rivoluzione. Infatti il governo britannico ha pubblicato un piano regolatore per il sistema calcistico che in Inghilterra chiamano già “white paper”. Dai test per i presidenti al divieto di affiliazioni a leghe esterne. Ecco come il governo sta riformando il calcio inglese.
La maggior parte dei nuovi provvedimenti sono tutti richiesti da tempo e ora finalmente troveranno luce. Un’iniziativa che mette in evidenza il rapporto saldo tra politica britannica e calcio. È stato infatti il governo a portare avanti quasi in solitaria insieme ai tifosi questo piano regolatore. L’unico dubbio sono le tempistiche con le quali queste norme diventeranno legge. L’obiettivo è quello di farle entrare in vigore prima dell’inizio della prossima stagione. Nonostante una prima opposizione dei club di Premier League, la FA (Football Association) ha accettato positivamente la riforma assicurandosi prima che a trarre benefici dalle novità siano tutti i livelli del calcio inglese.
Aiuti alle serie minori e ridistribuzione delle entrate della Premier League
Un punto cardine del piano regolatore è proprio l’aiuto alle serie minori. Si andrà ad analizzare in maniera periodica i movimenti finanziari dei vari club tramite un regolatore indipendente per evitare di andare incontro a fallimenti. Come successo con il Bury, il caso che aveva fatto scatenare la prima revisione guidata dai tifosi e dall’ex ministro dello Sport Tracey Crouch (è proprio da quella revisione che per la prima volta spunta fuori l’idea del piano regolatore).
Uno dei metodi per contrastare questo fenomeno sarà la ridistribuzione di una parte del denaro della Premier League, dalla Championship fino alla National League (la nostra Eccellenza). Il presidente dell’EFL, a capo dei campionati minori inglesi, punta a ricevere il 25% delle entrate dai diritti tv della Premier (campionato che già ridistribuisce il 15% di essi). Ovviamente alla massima serie l’idea non piace e il piano regolatore potrà essere un modo per raggiungere un accordo.
Test, tifosi e quel “no” alla Superlega non troppo nascosto
Tra i provvedimenti più importanti del piano regolatore c’è il divieto ai club di affiliarsi a leghe o partecipare a competizioni esterne a quelle della FA. Il governo si è coperto dietro alla frase “campionati che non soddisfano i criteri dei tifosi e della FA”. Ma è chiaro come il comma sia riferito alla Superlega. Che dunque, se mai verrà realizzata, dovrà disputarsi senza club inglesi. Ne erano 6 quelli che avevano aderito al primo progetto, prima delle varie proteste: Arsenal, Chelsea, Tottenham, Liverpool, Manchester City e Manchester United.
Il piano regolatore riporterà al centro anche il volere dei tifosi. Infatti i proprietari dei club non potranno né cambiare il nome, né i colori sociali e né decidere lo spostamento dello stadio senza avere il via libera dei fan. Un discorso di competenza di presidenti e direttori che viene ripreso nei test destinati proprio a loro, gli Owners and Directors Test. Valuteranno l’idoneità di eventuali nuovi proprietari e si parla di test “potenziato” dove si guarderanno i fondi e il business plan .
Rivoluzione
Tornando al discorso della stabilità dei club, il “white paper” prevede un nuovo sistema per ottenere le licenze. Ci saranno analisi più approfondite dei modelli di business dei club. Coloro che non passeranno i test finanziari non saranno ammessi ai campionati, nonostante i meriti sportivi. Nel piano regolatore non rientra l’abolizione dei “pagamenti paracadute” per le squadre che retrocedono dalla massima serie. Entrate a lungo criticate dai club delle serie minori.
Tifosi e governo a protezione del calcio. Una collaborazione che potrà portare alla più grande rivoluzione del calcio inglese dai tempi della prima partita a Sheffield.