West Ham, la maledizione di Anna Bolena è finita: il sogno è la Champions
Il West Ham sfiderà il Chelsea nel derby di Londra, una partita decisiva per la qualificazione in Champions League
La maledizione di Anna Bolena non perseguita più il West Ham. Il suo fantasma è stato visto più volte aleggiare per la Torre di Londra, dove è stata imprigionata prima di essere decapitata, ma mai si sarebbe potuto pensare che una regina d’Inghilterra del Cinquecento potesse tormentare una squadra di calcio.
Da Upton Park al London Stadium
Tutto ha inizio nella stagione 2016/17. Il West Ham lascia lo storico stadio di Upton Park per trasferirsi al London Stadium, lo stadio costruito per le Olimpiadi del 2012. E cosa c’entra Anna Bolena? Il vecchio stadio era chiamato anche Boleyn Ground, perché sorgeva a fianco al castello dove Anna Bolena visse per anni. Quando il West Ham abbandonò Upton Park, lo stadio fu demolito. Uno sgarbo che la seconda moglie di Enrico VIII non ha mai perdonato fino a oggi.
Dalla ICF a oggi
Il passaggio non è mai piaciuto nemmeno ai tifosi del West Ham in realtà. “Nel Boleyn Ground eravamo attaccati al campo e l’atmosfera era magica. Al London Stadium, invece, gli spalti sono troppo lontani dal campo” racconta a gianlucadimarzio.com Kevin Slade, tifoso del West Ham e autore di un documentario su Bill Gardner (uno dei membri della ICF, la firm a cui è ispirato il film Hooligans). “Lì c’era modo di stare accanto ai propri giocatori, li potevamo toccare, e per gli avversari era difficile, perché spesso venivano intimiditi dai tifosi”. Proprio il tifo del West Ham ha iniziato a spopolare nel mondo grazie al film Hooligans del 2005 in cui si racconta la realtà della firm più temuta d’Inghilterra: “Non sono mai stato un hooligan, ma sono cresciuto con il West Ham. Quella era una questione di difesa del territorio. Il West Ham è la squadra di un quartiere povero di Londra e sul campo non eravamo mai i migliori, quelli della ICF (InterCity Firm, il nome lo deve ai treni che prendevano i tifosi per le trasferte) volevano esserlo fuori dal campo”. Ora la realtà è diversa. La Thacher ha messo fine alla violenza degli hooligans, ma la passione dei tifosi del West Ham è sempre la stessa.
Il West Ham in Italia
Una passione che ha saputo contagiare anche appassionati di altri paesi. In Italia negli anni Novanta a Robilante, un piccolo paese in provincia di Cuneo, due lettori del Guerin Sportivo scoprono il mondo del West Ham: Gian Vola e Alberto Barra. Il gruppo man mano cresce e da lì l’idea di chiedere alla società londinese di essere riconosciuti come gruppo. Il West Ham si dice onorato di ricevere tutte queste attenzioni anche da persone che non vivono in Inghilterra e spedisce ai fondatori i biglietti per West Ham-Chelsea, uno derby più sentiti a Londra. Nasce così la Station 936.
Contro il Chelsea
Era il 25 febbraio 1995. Oggi, 26 anni dopo, è di nuovo West Ham-Chelsea. Questa volta non ci sono tifosi sugli spalti, né inglesi né italiani. Ed è un peccato. Il West Ham è pronto a giocarsi una fetta importante per la qualificazione in Champions League, che potrebbe essere nel caso la prima volta nella storia degli Hammers. “Questa stagione è complicata come una relazione a distanza, in Italia siamo tutti distanti tra di noi e non possiamo godere insieme dal vivo questa stagione” racconta a gianlucadimarzio.com Oscar Pronat, ragazzo di 27 anni membro della Station 936.
Una stagione oltre ogni aspettativa
Il suo amore per il West Ham è nato grazie a Paolo Di Canio: “Ho sempre fatto l’arbitro, ma non ho mai tifato nessuno squadra di Serie A. Mi avvicinai al mondo della Premier tramite internet e fu subito amore per il West Ham, come quello per una donna. Quando guardavo la Serie A mi sembrava di vedere giocatori talentuosi incatenati dalla tattica, mentre in Premier erano liberi di esprimersi. Quando ho visto dei video di Di Canio ai tempi del West Ham mi sono completamente innamorato di questa squadra”. Le gioie sono state poche fino a ora. Adesso per gli Hammers potrebbe arrivare la svolta storica. Gli arrivi di Soucek dallo Slavia Praga prima e quello di Lingard e Coufal (anche lui dalla squadra della capitale ceca) in estate ha segnato la svolta. Giocatori con le giusta fame per fare bene in Premier League, dove non contano solamente le capacità tecniche, ma anche lo spirito di sacrificio e la determinazione. Tutti giocatori pronti per questo tipo di campionato. Ingredienti buoni non per forza formano un buon piatto. Serve il cuoco giusto. E anche questo c’è. Quel David Moyes che al Manchester United non aveva ottenuto grandi risultati, ma ora sta per compiere un’impresa. Un allenatore che però divide molti tifosi, come racconta Pronat: “A me piace, perché ha dato la giusta mentalità alla squadra, ma a molti non piace perché non è all’avanguardia. Io credo che meriti gli elogi, sta facendo fare al West Ham una delle sue migliori stagioni“. Nei giorni in cui il calcio è scosso dalla questione Superlega, un club fuori dalle “top six” è pronto a diventare grande.
Rischio Arsenal
Lo spauracchio è rappresentato dalle inglesi in corsa nelle competizioni europee. Nella prossima Champions League si qualificheranno le prime 4 in campionato (il West Ham è quinto a pari punti con il Chelsea), ma il rischio arriva dalle coppe. Se Chelsea e Arsenal dovessero vincere Champions ed Europa League, il West Ham sarebbe tagliato fuori anche se dovesse arrivare quarto in classifica. Al massimo, infatti, è possibile portare 5 squadre nella massima competizione europea. Il primo passo la squadra di Moyes lo dovrà muovere oggi, battere il Chelsea per tornare quarto. Il West Ham non è più perseguitato da Anna Bolena e punta alla Champions League, Arsenal e Chelsea permettendo