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“Così ho parato Antenucci. Sorrentino modello, Donnarumma un gigante”: chi è Leonardo Marson

"Dopo il pareggio di Bari mi hanno scritto in tanti, anche qualche tifoso del Bari arrabbiato, mettiamola così. Ma hanno prevalso i complimenti". Leonardo Marson è stato l'eroe della Vibonese nello 0-0 di domenica al San Nicola. Sul muro opposto al Bari ci sono in particolare le sue mani. Eppure "della parata più bella non se ne è accorto nessuno – sorride a GianlucadiMarzio.com – sul palo di Antenucci, l'ho spizzicata e spedita sul palo. Se ne sono accorti solo i miei difensori e Antenucci".


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Al quale ha detto di no dagli 11 metri, intuendo in anticipo che l'attaccante del Bari avrebbe incrociato la battuta. "Avevo studiato ed è andata bene". Tanto che per Antenucci è stato il primo errore su 10 tentativi dagli undici metri in una stagione e mezzo in biancorosso. Il tutto nel giorno dell'esordio della C su Sky Sport: "Una bella vetrina, dai. Ho scelto il momento giusto".


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DA HANDANOVIC A OBLAK, VIAGGIO TRA MODELLI SILENZIOSI

L'ultimo rigore il numero 7 l'aveva sbagliato con la maglia della Spal, contro l'Inter. Ottobre 2018, in porta c'era Samir Handanovic: "Il paragone ora è ardito. Un portiere che ammiro e apprezzo tanto. Lo trovo freddo, razionale. Una caratteristica che penso di avere anche io durante la partita. Non si fa condizionare da quello che succede in campo. "Buffon è un riferimento, anzi il modello principe. Dal punto di vista tecnico mi piace tanto Oblak dell'Atletico Madrid, lo ritengo un pò il migliore in campo. A me piacciono quei portieri meno appariscenti e molto concreti".


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Eppure nei progetti iniziali di Leo non c'erano solo i guanti da portiere:  "Ho iniziato a giocare a 9 anni, prima ho fatto nuoto, basket e arti marziali. Portiere a primo impatto? No, per strada con gli amici ero attaccante, ma nulla di che. Non sarei arrivato in Nazionale, insomma (sorride, ndr). Poi è scattata la scintilla". Che lo ha portato in giro per l'Italia: Palermo, Sassuolo, Olbia, Cesena e ora Vibo Valentia.  "Con la Vibonese giochiamo un calcio che accetta tanto l'1 contro 1, ricordiamo l'idea di gioco di Juric. Ma ci avevo preso le misure già a Cesena dove mi allenava Modesto, ex compagno di squadra di Juric e allenato da Gasperini".


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VIBO E MATURITA'

Lo spirito è quello degli ispiratori: "Abbiamo il merito di non partire mai sconfitti: contro Ternana, Bari e Teramo, le prime 3 in classifica, abbiamo fatto 2 punti e contro la Ternana abbiamo perso solo nel recupero. Spero sia l'annata della maturità definitiva".  Maturità. Fa un certo effetto sentire parlare di questa ricerca da un ragazzo di soli 22 anni. "Due anni fa ho fatto 20 presenze a Olbia in C alla mia prima esperienza tra i pro, poi l'anno scorso il lockdown mi ha fermato a Cesena. Ora a Vibo spero di riprendere a rendere come promettevo qualche anno fa". Rewind al 2016, finale con il Palermo Primavera persa a Viareggio contro la Juventus: "Era una squadra di grande qualità, gente che oggi è in A come Pezzella e La Gumina, un gruppo di tutto rispetto. Ci siamo tolti belle soddisfazioni sia dal punto di vista personale che di squadra. I rapporti sono ottimi con tutti. Quest'anno a Vibo mi sono ritrovato con Plescia e Ambro". Nel viaggio tra i pali, però, ci sono due incroci speciali.


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SORRENTINO E FRIULI: DALLE PUNZECCHIATURE AL SANGUE

Il primo è con Stefano Sorrentino a Palermo: "Per me è stato importantissimo. All'inizio mi punzecchiava spesso e a 17 anni non sempre hai la bravura di capire il senso di quei gesti. Dopo un paio di settimane ho capito che lo faceva per il mio bene, perché intravedeva delle doti e dei margini di crescita in me. A 37 anni si allenava come un ragazzino. Mi ha insegnato che ogni allenamento va vissuto come se fosse una partita". Così "Palermo è diventata una seconda casa, l'esperienza più formativa della mia carriera".  Convocazioni nelle nazionali giovanili, vittoria di premio del miglior portiere al Viareggio e…il cuore: "Da cinque anni sono fidanzato con una ragazza di Palermo, è stato il mio benvenuto al Sud". Le radici in Friuli però non mentono, terra che ha lanciato anche Meret e Scuffet: "E qualche anno prima Zoff – ci ricorda Leonardo – loro giusto un tantino meglio però". La risata è chiassosa, il pensiero sullo sfondo serioso: "La speranza è di arrivare ai livelli dei primi due, Zoff è irraggiungibile. Non so che segreto ci sia per i portieri friulani".


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DONNARUMMA "UN GIGANTE"

Il calendario scorre all'anno 2015. Marson lasciava il Milan, in gruppo da qualche mese era appena arrivato Gianluigi Donnarumma: "Arrivava da Castellammare, aveva 15 anni ma faceva impressione. Non ho mai visto una cosa così, si vedeva dalle prime parate che aveva doti straordinarie naturali fuori dal comune". Così giovane e già in grado di lasciare in dote insegnamenti: "Poi col tempo ha avuto la voglia e la forza di non accontentarsi di quelle qualità e migliorarsi ancora".


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RAP E SERIE A: MA CON I PIEDI PER TERRA

Nella vita di Marson, quattro clean sheet su sette presenze in stagione, non c'è stato però solo il calcio. "Mi sono diplomato in ragioneria a Palermo, diciamo che il minimo indispensabile l'abbiamo tirato fuori. Il futuro? Mi piacerebbe studiare giurisprudenza, anche se è tosta. La contrattualistica mi affascina tanto". Tanto che il tempo libero è dedicato anche a quello: "Qualche ora fa ho fatto un corso con l'Aic sulle pensioni dei giocatori e la patrimonializzazione dei costi da parte delle società".  Fuori dal campo, nessun dubbio: "Mi piace molto la musica, amo il rap. Suonavo la chitarra, però l'ho messa da parte perché non ero tanto bravo". Quelle mani, coperte da guanti, sono le stesse che veicolano un sogno: "Per come avevo iniziato, con Palermo e Sassuolo, il mio sogno a lungo termine è di arrivare in Serie A. Però devo restare umile, altrimenti non si va da nessuna parte".

Credit foto: Tess Lapedota