Vila-real e Villarreal: così distanti, così vicini. Viaggio tra ceramiche e pallone
Piccolo appunto: si dice “Vila-real”. Così, senza girarci troppo intorno. “Villarreal” è la squadra di calcio. E pure il nome in “castellano” della città, punto. “Vabbè – direte voi – è la stessa cosa”. Invece no. Perché se marchi la “R” un po’ di più gli abitanti si “incazzano”. Termine concesso? Concesso. Questione di dialetti: che fatica il valenziano, volete impararlo? Consiglio: lasciate perdere. E’ un dialetto del catalano poi, non una lingua vera e propria (con tanto di bollo dell’Accademia Reale, roba seria). Ma tant’è, ripartiamo da lì: “Vila-real”. E dal suo mondo particolare tra ceramiche e pallone, una città che “vive di calcio” e grazie ad esso, forse. Che respira aria di grandezza pur avendo soltanto 50mila abitanti. Qui i calciatori crescono in tranquillità e senza distrazioni, possono esprimere il loro potenziale senza pressioni. O critiche. Lo stadio è all’inglese con gli spalti vicino al campo, i tifosi applaudono sempre. Una costante. Pure nel 2012, quando la squadra retrocesse in Segunda e il presidente pianse in campo. Mai solo, il Villarreal. E poi c’è l’industria di mattonelle: “Los Ladrillos”. Tranquilli, ci arriveremo. Anche se la Roma è già lì, orgogliosa, pronta a giocarsi i sedicesimi di finale: “Vogliamo l’Europa League”. Chiaro, no?
All’Estadio de la Ceramica ci sarà il pienone. “El Madrigal semmai…”. Eh no, non più. Ed ecco la storia di cui parlavamo prima, lo stadio ha modificato il proprio nome e c’è un motivo. Il presidente del Villarreal si chiama Fernando Roig ed è un imprenditore. Inutile dire di che cosa, ci siete arrivati: ceramiche. Precisamente, le sue aziende si chiamano Pamesa, Porcelanosa e Argenta. Un’istituzione. Suo fratello Juan, invece, è il presidente di Mercadona, grande catena di supermercati. Insomma, non stanno messi male. Tant’è che la facciata esterna del nuovo impianto è stata rivestita con circa 2mila metri quadrati di piastrelle in gres porcellanato. Tutte gialle, ovviamente. In onore dei colori della squadra: “Submarino amarillo”. Ambizioso, pieno di talenti, ormai una realtà del calcio spagnolo (undici anni fa la semifinale di Champions, l’anno scorso quella di Europa League). Ma la domanda è: se il Villarreal corre veloce e punta le grandi, si può dire lo stesso dello sviluppo di Vila-real? Effettivamente no. Realtà agli antipodi, è vero, ma l’una non può fare a meno dell’altra. Un tutt’uno. Città e squadra in simbiosi.
Anche se la città ha i suoi lati oscuri: arrivarci, intanto, è praticamente un’Odissea. Treno da Valencia e via, 10 fermate. Attraversi la comunità valenziana e intravedi il mare, lontano qualche chilometro. All’orizzonte. Poi un’infinità di alberi di arance e piccoli paesini come Puic, Pucol, Burriana, Moncofa e Sagunto, dove scoppiò la Seconda Guerra Punica (il famoso pretesto dei cartaginesi). Storie di romanità latente. Poi, dopo uno sguardo alle antiche mura medievali del 1200, ecco Vila-Real, “costola” della più famosa Castellon de la Plana. Ma mentre il Castellon milita in quarta divisione e il suo aeroporto è stato costruito nel 2011 proprio per i voli charter del Submarino, il Villarreal se la gioca con la Roma. Perché? Investimenti, lungimiranza, campioni. Il fulcro. In questi 15 anni infatti, più o meno dal 2003, il Villarreal ne ha visti parecchi: Riquelme, Pires, Forlan, Reina, Bailly, Cazorla, Tacchinardi, Senna, Borja, Rodriguez. Poi Giuseppe Rossi, un idolo: “Italiano? Ah Rossi!”. E’ la prima cosa che ti dicono, miglior marcatore del club con 88 gol. Ma anche Cani, Castillejo, Vietto e Soldado. Fino a Sansone e Soriano, trascinatori nostrani del “Submarino” nella Liga. Il Villarreal corre veloce sì, ma la città non segue il suo passo. Sembra quasi “addormentata”, capace di vivere in un mondo tutto suo e svegliarsi all’improvviso, per 90 minuti. Quando gioca la sua squadra. Nelle piazze gli anziani giocano a scopa, il bar più famoso si chiama “Casino” ma il nome fa sorridere, perché di “movida” ce n’è poca: “Giusto d’estate” diceva Rossi. O magari in quei 90 minuti all’Estadio de la Ceramica, quando Vila-real si sveglia insieme al (suo) Villarreal.