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Verre, una vita da mezzala ma certe notti… trequartista a Perugia

Ama Ligabue e segna da cinque partite consecutive. I sogni del Perugia passano dai suoi piedi. Un suo pallonetto a Trapani regalò una storica promozione al Pescara, ultima sua vittima di un periodo magico.

Pochi metri per cambiare il senso di una stagione. E chissà, forse, di una carriera. La migrazione di Valerio Verre da mezzala a trequartista sta dando risultati clamorosi. Personali e per il suo Perugia: cinque reti nelle ultime cinque gare, quattro vittorie e una sconfitta al 90’ a Benevento, nonostante una sua perla mancina.

Fino al 30 ottobre, il suo score diceva: 106 partite di serie B giocate, 6 gol segnati. Ci voleva un “laziale” come Alessandro Nesta per trasformarlo in un bomber. Strano scherzo del destino per un ragazzo del ’94 cresciuto col poster di De Rossi in camera e il giallorosso sulla pelle fin da prima di dare i primi calci al pallone a Quarto Miglio, periferia est della Capitale.

Padova, Livorno, Crotone, Benevento e domenica scorsa Pescara. Tutte vittime della sua inattesa furia realizzativa. In 33 giorni, ha mostrato un repertorio di inserimenti e meraviglie balistiche che hanno rialzato la classifica del Perugia. Con una maggioranza bulgara, è stato nominato giocatore del mese di novembre dal pubblico della serie B. Da ragazzino sognava di imitare Gerrard, per un mese è sembrato la sua reincarnazione.

Un’esplosione improvvisa, la detonazione di un talento che a 15 anni il Manchester United provò inutilmente a strappare da Trigoria. Valerio restò alla Roma e iniziò la sua scalata. Accanto a lui c’era gente come Florenzi, Ciciretti, Politano e Caprari. Forti già allora, ma se ci fosse stato da scommettere su un nome, in tanti avrebbero puntato su Verre. Nelle giovanili di Stramaccioni, incarnava il prototipo del centrocampista moderno, sia per qualità fisiche che per doti di palleggio. Costantemente in campo con gente più grande con la sicurezza di un fuoriquota. Leader tecnico e punto di riferimento per tutti. Anche nelle nazionali giovanili: Evani in quel periodo gli mette la fascia al braccio della sua under 19, nonostante sia più giovane dei suoi compagni. Lo farà anche con l’under 20.

Normale per uno così debuttare in prima squadra a 17 anni. Brutto farlo in un pessimo preliminare di Europa League all’Olimpico: Roma-Slovan Bratislava 1-1 e giallorossi di Luis Enrique eliminati già a fine agosto. Sarebbero rimasti i suoi unici minuti con quella maglia addosso. Il suo talento diventò merce di scambio prima per arrivare a Destro, poi per prendere Benatia. Due esperienze in bianconero, prima a Siena, poi a Udine. Forse troppo presto per sfondare in serie A. Meglio fare un passo indietro allora. E cercare spazio a Palermo. Stagione 2013/14, esordio di Valerio in serie B: venti presenze, cinque assist e un solido contributo in mezzo al campo per aiutare il gruppo di Iachini a vincere il campionato.

In estate, Valerio ricomincia da Perugia. Ancora serie B, questa volta da titolarissimo del centrocampo di Andrea Camplone. Vent’anni, le prime reti e una maturità unica. Da playmaker, in una squadra che raggiunge i playoff e viene eliminata al primo turno dal Pescara.

Sogno interrotto, anticamera di un nuovo inizio. Perché la cavalcata degli abruzzesi verso la serie A s’interrompe sulla traversa di Melchiorri a Bologna.

Valerio e il Pescara hanno voglia di rifarsi. E scelgono di farlo insieme. Oddo vuole vincere, tenendo sempre il pallone. Gli servono qualità e quantità in mezzo al campo. A garantirla ci sono Memushaj, Torreira, Benali e Verre. Che nella finale di ritorno, a Trapani, segna una rete da raccontare ai nipotini. Un pallonetto da 40 metri che vale la promozione. Il momento più importante della sua carriera, lo Stargate per la serie A.

Purtroppo nella stagione seguente, il bel calcio di Oddo cozza contro i ritmi della categoria superiore. Il progetto tecnico del Pescara naufraga, Valerio balla in mezzo al campo, fra la trequarti e la mediana. Un infortunio al piede frena anche la sua corsa nell’under 21 di Di Biagio.

Verre mette via un po’ di legnate, i sogni quelli non si può. Frasi di Ligabue, colonna sonora che lo accompagna da sempre. “Questa è la mia vita” è la sua canzone preferita, ma potrebbe citarvi l’intera discografia. A differenza del mediano celebrato da Liga, il ragazzo di Quarto Miglio è nato con i piedi buoni e ha lo spunto del 10. Vincere i mondiali come Oriali resta il suo sogno e chissà che un giorno non ci riesca.

Intanto deve riconquistare la serie A da protagonista. Dopo Pescara, ha avuto un’occasione nella Sampdoria di Giampaolo. Problemi fisici ai polpacci e una concorrenza spietata in mezzo, hanno frenato le sue ambizioni. All’inizio di agosto ha fatto un passo indietro che ha il sapore della rincorsa. Perugia lo ha riaccolto e Nesta adesso lo ha reinventato. Da mezzala a trequartista di un 4-3-1-2 che funziona a meraviglia.

È lo stesso modulo usato a Genova da Giampaolo, che segue da lontano i progressi di un ragazzo che a gennaio compirà 25 anni. Finalmente sembra essere sceso dalle montagne russe. Che sarebbero anche la sua paura più grande.

Se non avesse fatto il calciatore, avrebbe lavorato in banca. Oggi il suo talento è il caveau di un Perugia che sogna vecchi fasti. Passando dai piedi di Valerio e dalla testa di un ragazzo che fuori dal campo passa il tempo con la fidanzata Alessandra. Progettando viaggi o guardando una partita di tennis, l’altra sua grande passione. L’erba della serie B è la sua Wimbledon. A novembre è stato Federer, a dicembre ha già ricominciato. Per dire “game, set, match” c’è ancora tanto da giocare, ma per il momento Verre balla sul mondo. Come direbbe Liga.


Si ringrazia per le foto Roberto Settonce