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Da attaccante a erede di Kumbulla: Verona, chi è Matteo Lovato

La vita: un viaggio. Prendere, e partire. Senza preoccuparsi di come sarà e quando arriverà il traguardo. Occupandosi solo del tragitto, del percorso, del presente. È quello che conta. È quello che importa a Matteo Lovato, ragazzino di vent’anni che lontano dai riflettori ha impressionato tutti nelle partite contro Roma e Juve. La Serie A è appena ripartita e già iniziamo a conoscere i primi nuovi talenti. Niente di più bello.


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Il passato da attaccante

Prendere, e partire. È quello che ha fatto Lovato, quando è stato chiamato a gennaio dall’Hellas Verona, dopo sei mesi da titolare nel Padova, in Serie C: “Un’emozione difficile da spiegare. Dall’oggi al domani ho saputo che mi sarei trasferito all’Hellas. Non ci ho pensato troppo: ho preso la macchina e sono partito. Adesso sono in Serie A”, disse. Ragazzo nato a Monselice, cresciuto nel Padova, con un’esperienza nelle giovanili del Genoa nel mezzo. Da piccolo faceva l’attaccante, con gli anni è diventato un grande difensore. Nella prima giornata di campionato, contro la Roma lo scorso 19 settembre, ha sfornato una prestazione superba, per un ragazzo così giovane: “Una prestazione di cuore, una prestazione da Hellas”, aveva commentato a fine partita, soddisfatto del risultato della sua squadra, contento e orgoglioso della gara disputata. 


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Da amico a erede di Kumbulla

Il Verona ha già il sostituto di Marash Kumbulla. Non ha dovuto sborsare milioni per assicurarsi prestazioni come il neodifensore della Roma: il nuovo gioiello, l'Hellas, lo ha già in casa. Si chiama Matteo Lovato. I due, peraltro, si conoscono bene, essendosi trovati di fronte molte volte nelle giovanili: “Quante sfide con Marash. Sono contento che stia riuscendo a imporsi. È forte: se lo merita. Mi piacerebbe seguire le sue orme: per me lui rappresenta uno stimolo e un modello da seguire. Sarebbe un bel percorso”. 


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Non solo qualità in campo. La chiave per il successo Matteo Lovato sa già dove cercarla: “Sta tutto nella testa: se hai quella e sei sempre concentrato, le sfide non ti spaventano”. Discorsi coerentemente riprodotti anche nella pratica. Basti vedere la sua partita contro la Roma: interventi puliti, con ordine ed eleganza. E testa alta. Bravo non solo in copertura (tanti i duelli vinti), ma anche in fase di costruzione (71.4% di passaggi riusciti): un voto in pagella che sfiora il 7. Non era facile entrare a partita in corso, contro la Roma, a vent’anni e con soli otto minuti di esperienza in Serie A. Non era facile giocare da titolare allo Juventus Stadium, appena un mese più tardi. Lui lo ha fatto in maniera egregia.

Matteo Lovato è partito. Come ama fare. Destinazione sconosciuta, la testa è concentrata sul presente: le sfide non gli fanno paura. È questo il suo segreto. È questa la chiave che potrà aprirgli un grande futuro.