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Ventura: “Debacle Italia capitolo chiuso. Mancini? Lo seguirò con passione”

Torna a parlare Gian Piero Ventura e lo fa ai microfoni di Radio Anch’io. L’ex CT dell’Italia è ritornato su quella clamorosa debacle che ha visto la nostra nazionale perdere l’ultimo biglietto disponibile per andare ai Mondiali in Russia. Ventura si è detto però pronto e carico per una nuova avventura, non vede l’ora di rimettersi in gioco e in discussione come allenatore. Ecco le sue parole:

“Che estate è stata? Dopo tantissimi anni ho trascorso un’estate lunga, è stata un’esperienza diversa che mi ha fatto riflettere e trovare adrenalina. La non qualificazione ai Mondiali? È difficile smaltire la delusione, quanto successo è stato effettivamente qualcosa di epocale. Comunque non voglio più ritornarci sopra, è un discorso che ho chiuso, ho voglia di ricominciare da capo. Adesso cambio marciapiede quando incontro uno svedese? Non cambio marciapiede mai, sono una persona con la coscienza a posto e professionale, però non andrò più all’Ikea… Tavecchio? Non l’ho mai più sentito, non voglio aggiungere altro…

Seguirò l’Italia di Mancini? Con passione, da grande tifoso, l’azzurro per me è un valore che pesa. Spero che Mancini abbia la possibilità di lavorare con calma su un materiale che c’è. I nostri giovani giocano poco e fanno poche coppe internazionali, ma vi assicuro che c’è un’infornata incredibile di grandi talenti che possono esplodere e fare bene. Quando inizieranno a esprimersi sarà un bene per la nazionale.

Le convocazioni di giovani come Zaniolo e Pellegri? Lo ha fatto soprattutto per vederli di persona. Non c’è disperazione nella sua scelta oppure strategie che mirino ad utilizzarli subito. Lo ha fatto per poterli vedere da vicino e valutarli. Anche io e il mio staff abbiamo fatto la stessa cosa: avendo pochissime finestre ufficiali, per vedere da vicino Chiesa lo abbiamo aggregato al gruppo per valutarlo da vicino. Mancini allarga la rosa per valutare più giocatori e così facendo elimina gli stage.

Come far crescere in fretta i giovani? Devono fare esperienza, ma non è detto che debbano farla per forza all’estero. Guardate ad esempio Immobile: venne a Torino, diventò capocannoniere, andò all’estero e non giocò. Per realizzarsi dovette tornare in Italia. L’importante è che i giovani siano messi in condizione di giocare, in Italia il risultato è prioritario, sono pochi che mettono in campo i giovani, preferendo chi fa subito la differenza. Caldara, Zappacosta, Zaza: sono ottimi giocatori che non stanno giocando e che se giocassero potrebbero diventare lo zoccolo duro dell’Italia. Gasperini ne ha fatti giocare un’infinità, ma non basta.

Le società che ambiscono allo Scudetto non hanno tempo di valorizzare i propri giovani facendoli giocare. Ed è lo stesso per una squadra che deve salvarsi, non può aspettare che un giovane maturi. È il sistema che ti costringe a fare queste scelte“.