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Longo, prima gioia a Venezia: l’Inter e i 13 prestiti, una storia on the road

Pensi viaggio e dici Venezia. Dai tempi di Marco Polo, base e meta di chi si mette in cammino. E oggi, nel calcio, difficile trovare un globetrotter più attivo di Samuele Longo. Dal Veneto al Veneto. 28 anni, gli ultimi 10 passati in prestito. 13 squadre diverse. Sempre su mandato di mamma Inter.

Sabato è arrivato il primo squillo del classe ’92 in un campionato italiano, su rigore contro l’Entella. Alla 54esima presenza tra Serie A e B: “Meglio tardi che mai”, sorride Longo nel postpartita. “Sono contento, venivo da un periodo difficile e il gol è fondamentale per un attaccante come me. Non è stato il percorso che desideravo, ma ognuno ha il suo”. Che scorre come un film: c’è stato un periodo in cui Samuele faceva letteralmente impazzire l’ambiente nerazzurro.


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Era il 2009 quando lui, nato a Valdobbiadene e cresciuto calcisticamente lungo il Piave, arrivò dalle giovanili del Treviso. Presto ereditò il peso dell’attacco nella Primavera dell’Inter, lasciato vacante da Mattia Destro. Mentre la prima squadra, a poco a poco, rimaneva orfana degli eroi del Triplete. “E con loro ho conosciuto il giocatore più forte che abbia mai visto”, ricorderà Longo, da un Samuel(e) all’altro.

“Giocare con Eto’o mi ha formato”. I numeri parlano forte: un gol ogni due partite, quando nel 2011/12 si laurea campione d’Italia con la baby Inter di Stramaccioni.

Lui e Moratti lo coccolano, i nerazzurri sognano di aver trovato in casa il bomber del futuro. Nel finale di stagione Strama subentra a Ranieri e per Longo arriva anche il debutto tra i grandi, all’Olimpico contro la Lazio. In estate uno spezzone di Europa League: contro l’Hajduk Spalato sarà la seconda e ultima presenza di Samuele in maglia nerazzurra.


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Perché poi arriva il primo prestito: all’Espanyol di Pochettino sarà storia nella storia. Un flash. Longo segna al debutto, si ripete alla seconda di campionato contro l’Athletic e si lascia andare. È il suo momento: 22mila spettatori che cantano il suo nome, in Liga. Li va ad abbracciare sugli spalti. Troppo. Già ammonito, si prende il secondo giallo e in inferiorità numerica l’Espanyol incasserà il pareggio. Per il numero 12 arriverà solo un’altra rete, in 16 partite.

Altro giro altra corsa. Anno dopo anno: gli unici gol italiani di Samuele sono in Coppa Italia, prima Verona e poi Cagliari. Ma quella in Sardegna, 2014/15, è probabilmente la stagione dell’amara verità. In panchina c’è Zeman: con il calcio champagne del boemo, da Signori in poi gli attaccanti vanno a nozze. Non Longo. Che mette a referto 27 presenze e zero gol.

Poi ci si mettono anche gli infortuni. Eppure l’Inter lo tiene, come se le delusioni del giocatore fossero una sconfitta per tutti. Il ping-pong tra Spagna e Italia: solo Girona e Tenerife lo fanno sorridere, 26 gol tra 2016 e 2018. Ma anche il buon feeling con la Segunda quest’anno sparisce. In estate era anche lui in ritiro a Lugano, la carica della nuova Inter di Conte. Poi il Deportivo La Coruna senza acuti, un prestito con diritto di riscatto che si risolve con l’ennesimo trasferimento. Direzione laguna.

“È da quando ho 16 anni che sono distante da casa”, con il gol al Penzo Longo si toglie anche un altro peso. “Essere di nuovo vicino alla mia famiglia è un valore aggiunto: non è facile cambiare così spesso. Spero di trovare presto dove potermi esprimere con continuità”. Con buona pace del viaggio. Anche per piantare radici, Venezia sa essere irresistibile.