Venezia-Cosenza, la cronaca dei…giocatori
Serie B a porte chiuse? Zitti tutti, parlano loro
“Francese per favore, non magrebino. Sono francese”, Zinedine Machach ci tiene a farlo sapere alla gabbia di difensori attorno a lui. Stadio Penzo vuoto, Venezia-Cosenza a porte chiuse. È l’occasione per sentire una partita diversa. “Saliii! Prima fratè, prima”. Quella che raccontano i 22 in campo più le panchine. Battute, indicazioni, commenti: la radiocronaca oggi non serve.
“Dai ragazzi, così siamo lenti!”. Poche palle gol nella prima mezz’ora. Gioco spezzato: “Oh, vedi cosa c’ha all’adduttore”, Schiavi richiama l’attenzione dell’allenatore. Fuori dallo stadio comincia ad accorrere un gruppetto di tifosi arancioneroverdi. È pur sempre match day, bisogna provare a farsi sentire. Ma oggi tocca ai calciatori: “Alza, copri, più su!”. Vi eravate mai accorti quanto urlano, ogni volta che rinvia il portiere?
La rabbia
Palla alla squadra di Dionisi. “Vai Chris, dentro per Maleh…guarda Samu!”. Gol. Ma niente boato dello speaker, a chi servirebbe: “Per il Venezia ha segnato il numero 19 Longo” (clicca qui per leggere la sua storia). Senza tifosi tutto è referto e comunicazione di servizio.
“Occhio al tunnel, eh”. Ripetute e torello, a fine primo tempo parola anche chi si scalda. Figuratevi al rientro in campo. “Casasola! Ma non ti ha insegnato nessuno a battere le rimesse?”, i rossoblù si mangiano le mani dopo il cambio palla per il Venezia. Guai a protestare troppo però. Oggi più che mai si accorge di tutto anche l’arbitro: a farne le spese è Bepi Pillon, allenatore veneto del Cosenza, che finisce presto negli spogliatoi.
La pazienza
Dall’altra parte invece Dionisi spiega con calma ai suoi: “Nico, troppo tempo: alza la testa e la dai a Christian”. Molinaro prova già a essere leader, la difesa del Venezia è giovane. Lo sente anche Machach, forse indispettito da quel misunderstanding geografico. “Ma chi lo teneva quello?” Pareggia il Cosenza, la panchina rossoblù corre verso Zinedine: “Lo sapevo, lo sapevo!”
Si comincia a parlare meno, il fiato meglio risparmiarlo per il rush finale. O per il lavoro diplomatico che precede un calcio piazzato dai 25 metri: “Signor arbitro, ma il fallo era molto più in là”, si lamentano quelli del Cosenza. “Piuttosto guarda loro, devono fare altri due passi indietro”, risponde il Venezia. “Fermi tutti, fischio io”, Prontera di Bologna prova a riportare la calma. E il più delle volte il pallone finisce sulla barriera.
Poi è il momento dei crampi: “Tienigliela più su la gamba. Forza Pippo, non molliamo”. Longo e compagni provano a vincerla, su cross dalla destra l’ex Inter anticipa tutti. “Nooo! Dietro c’ero io”. Anche Aramu. “Vai Zigo, è tua!”, Dionisi allora sceglie l’attaccante dalla panchina. “Aspetta, esco io o esci tu?” Viene richiamato Maleh ma il tabellone segna il numero 10: si può sorridere anche al 90’.
Il fischio finale
“Miaaaa!” Pomini fa ripartire il Venezia, ultima azione. “Dai ragazzi, niente fallo…bene così…ora fischia”. Tre volte. I giocatori lasciano il campo tra il rumore dei tacchetti sul cemento. Come in terza categoria o al calcetto con gli amici. Dallo stadio Penzo è tutto, vi ringraziamo per essere stati con loro.