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VAR, Rizzoli: “Ridotto il rischio di errori. Episodio Benatia? Situazione soggettiva per l’arbitro”

Giornata di incontro con il tema VAR sul tavolo, presso gli uffici della Lega Serie A a Milano, tra i rappresentanti degli Staff Tecnici dei Club di Serie A TIM, il Presidente dell’AIA Nicchi e il designatore degli arbitri Rizzoli. Alla presenza dei vertici della Lega Serie A, infatti, le parti si sono soffermate sullo stato di attuazione del sistema Video Assistant Referees: summit dopo il quale, nel pomeriggio, gli stessi Nicchi e Rizzoli hanno incontrato la stampa per commentare e fare il punto sulle discussioni del mattino.

“È stato un incontro positivo – ammette il Presidente dell’AIA – abbiamo chiesto agli allenatori di farsi portavoce delle rispettive squadre. Il capitano deve essere il rappresentante della squadra in campo per relazionarsi con l’arbitro: se ciò avverrà, grazie anche alla bravura degli arbitri, potremo vedere ogni domenica belle partite da vedere”.

Spazio poi ai dati, paragonati a quelli della stagione precedente, relativi all’utilizzo del VAR: “Il feedback è stato estremamente positivo, ovviamente dobbiamo uscire da qui con una linea comune, pur non necessariamente condivisa. L’utilizzo del VAR ha avuto grande successo nella scorsa stagione: i rischi principali sono che, rispetto alla passata stagione, abbiamo ridotto il rischio di errori a meno dell’1%. Ma il VAR deve intervenire sugli errori importanti e toglierli, non portare alla perfezione. L’obiettivo del VAR non è riarbitrare una partita ma togliere gli errori fondamentali. Lo spirito del VAR è verificare quando c’è un evidente errore, serve trovare uniformità di valutazione nell’utilizzo del VAR: l’Italia segue un protocollo unico e mondiale dal quale non ci distacchiamo. Minima interferenza con massimo beneficio: il motto non cambia. Noi abbiamo portato oggi tutte le situazioni grigie che si sono verificate: nelle 120 partite tra l’anno scorso e questa stagione, i cartellini gialli sono aumentati del 20%, da 454 a 547 in Serie A, soprattutto per proteste. Un’enormità. L’arbitro ha l’obbligo di allontanare i giocatori e di parlare solo con il capitano, se questo non avverrà chi circonderà l’arbitro protestando sarà ammonito. Le ammonizioni per condotta antisportiva sono in aumento, mentre le simulazioni diminuite del 40%: le tensioni sono maggiori. Positivo, invece, il discorso sui rossi, ridotti drasticamente: il gioco è più pulito e ci sono meno situazioni che creano rischi per i calciatori”.

“Non abbiamo mai parlato di squadre o giocatori, ma di situazioni generali – prosegue Nicchi – e in questa stagione, su 120 gare di Serie A abbiamo avuto 657 situazioni di Silent Check, con un aumento al 5,4% rispetto al 5,1% della passata annata. In queste 657, in 32 occasioni c’è stato l’intervento del VAR, rispetto alle 34 della passata stagione: 1 intervento ogni 3 match circa. Ci sono stati 21 OFR, ovvero consultazioni dell’arbitro al monitor, con 13 correzioni e 8 conferme: su questi 21 ci sono errori di valutazione e altre correzioni che sarebbero state da fare. In 11 occasioni, invece, non c’è stato l’OFR, con 24 correzioni complessive totali. Le consultazioni al VAR sono scese da 34 a 24, e la linea di errore è attorno all’1%: ci sono stati tanti episodi non semplici da valutare, ma potevamo fare meglio. Nei 7 errori commessi, 5 sono emersi dal mancato intervento del VAR”.

Chiusura sul caso Benatia in Milan-Juventus, con mancato secondo giallo al difensore bianconero in occasione del rigore concesso alla squadra di Gattuso: “La situazione disciplinare va valutata e recepita dall’arbitro in campo: se il direttore di gara ha certezze su quando l’attaccante controlla il pallone e ha la possibilità di mantenerlo, ciò può portare ad un rosso. Se invece il controllo viene reputato come un anticipo sull’avversario può portare semplicemente al rigore, come accaduto: la situazione è esplicitamente soggettiva”.