La metamorfosi di Milinkovic-Savic

Se ci vuole un percorso lungo per arrivare alla meta, questo Vanja Milinkovic-Savic lo sa bene. A Torino se lo ricordano tutti, quell’appellativo che gli diede il presidente Urbano Cairo nel 2017, quando su intuizione del ds Petrachi acquistò dal Manchester United (era in prestito ai polacchi del Lechia Danzica) il portiere per 1,5 milioni di euro. Giusto, l’appellativo: “Donnarumma serbo”. E all’inizio, quel soprannome proprio non andava giù ai tifosi, anzi.
Perché la storia del fratello minore dell’ex Lazio Sergej è davvero particolare: a Torino è arrivato nell’aprile del 2017, insieme al difensore brasiliano Lyanco. Due operazioni pensate per il futuro. Ma il primo anno in granata (stagione 2017/18), almeno per il serbo, non è stato dei migliori: 1 sola partita giocata e 1 gol subito.
Troppo acerbo sia per Mihajlovic, allenatore dei granata fino alla 19esima giornata, sia per Mazzarri, che subentrò a Sinisa per il prosieguo della stagione. Avevano capito male gli allenatori? No. In effetti, il classe ‘97 acerbo lo è stato davvero. E ci è voluto molto per fargli capire il suo reale valore.
L’anno dopo, Milinkovic-Savic viene prestato alla Spal, ma di nuovo ha meno spazio del previsto. Così viene prestato all’Ascoli a gennaio 2019, per poi fare una stagione all’estero, allo Standard Liegi (dove ha lavorato con l’ex granata Gillet), prima di tornare alla base a partire dal campionato 2020/2021. Dove le cose hanno iniziato a cambiare radicalmente.
Come è cambiato Milinkovic-Savic
Il primo anno è il vice di Sirigu, con Marco Giampaolo e Davide Nicola in panchina. Poi, gli viene data la grande opportunità con l’arrivo di Ivan Juric. Opportunità che i primi due anni sfrutta in crescendo, ma senza ancora convincere del tutto.
L’anno scorso, invece, arriva la vera svolta: 18 clean sheet in campionato; una sicurezza tra i pali che prima non riusciva sempre a mostrare. Sicurezza che si è abbinata a quella capacità di calciare che sempre invece lo ha contraddistinto: chi ha voglia di cercare in rete, troverà delle conclusioni calciate tra le mura del Filadelfia (il centro di allenamento dei granata) degne di un grande tiratore, così come la punizione battuta durante un Torino-Carpi di Coppa Italia, nel 2017, che si stampò sulla traversa.

Quest’anno, con Vanoli, il salto in avanti definitivo: Milinkovic-Savic è il miglior pararigori d’Europa (4 su 5) ed è il primo portiere per parate effettuate in Serie A (98). Come o meglio di lui, nessun altro. Merito di una consapevolezza e una maturità diversa, arrivate attraverso un percorso fatto di allenamenti e una mentalità cambiata nel corso delle stagioni. “Ha capito quanto può essere determinante, ma glielo devo dire sempre. Secondo me è ancora molto sottovalutato” ha dichiarato il suo allenatore dopo la partita contro il Milan, che ancora una volta, e ancora di più, ha messo in mostra il suo valore.
Ora, per la società si profila anche la possibilità di una grossa plusvalenza se, metti mai, non dovesse restare. Non male, per un giocatore che è stato acquistato a 1,5 milioni di euro su intuizione di Petrachi e che forse, sì, ora può essere davvero chiamato “Donnarumma serbo”. Ma con l’originaria convinzione di Cairo. E senza alcuna ironia.