Una famiglia di campioni e i gol da Champions: ecco Rodrigo, il socio di Zaza che fa sognare Valencia
La Champions League a un passo. Un sogno per il Valencia, soprattutto se si fa un raffronto con ciò che era accaduto nelle precedenti stagioni. Merito della vittoria al Sánchez Pizjuán contro il Siviglia, più che uno scontro diretto, un vero e proprio spareggio.
L’ha decisa Rodrigo Moreno, uno che il Valencia ce lo ha sempre avuto nel destino. Ci è arrivato nel 2014 ma poteva vestire quella maglia già a 13 anni, nel 2004, quando un provino andato male posticipò di dieci anni il suo arrivo a Mestalla.
Decise di trasferirsi allora dal Flamengo al Celta Vigo, passando dalla squadra del padre a quella dello zio. D’altronde la sua è una famiglia di calciatori, in più generazioni. Il padre è Adalberto Machado, uno che con la maglia del Flamengo ha condiviso lo spogliatoio con grandi campioni come Zico, Sócrates e Bebeto. Suo zio invece è Mazinho, che oltre a essere passato per l’Italia da Lecce e Firenze ha giocato con Celta e Valencia, due delle squadre del destino di Rodrigo.
Mazinho però è anche il padre di Rafinha e Thiago Alcántara, che sono conseguentemente cugini e grandi amici dell’attaccante del Valencia. Soprattutto Thiago, con cui ha condiviso anche diverse esperienze in nazionale.
Già, la nazionale. Un tema non indifferente per la carriera di questo attaccante. È cresciuto per 12 anni in Brasile ma ha scelto di vestire la Roja della Spagna. Perché quando entrò nelle giovanili del Celta e successivamente in quelle del Real Madrid, la federazione spagnola lo inserì subito nel giro delle proprie nazionali minori.
“Non ho mai pensato di giocare per la Seleção”. Più una circostanza che una reale scelta, anche perché in Brasile si preferì puntare sui calciatori che giocavano in patria dimenticandosi forse troppo in fretta di quelli che già risiedevano all’estero, soprattutto in Spagna. E fu così sia per Rodrigo che per i fratelli Alcántara.
Thiago e Rafinha però finirono al Barcellona, Rodrigo invece, come detto, al Real Madrid. Solo che l’esperienza non fu delle migliori e, come tanti talenti passati per le giovanili delle merengues, fu costretto a cercare fortuna altrove.
Al Benfica trovò l’occasione di far vedere le sue abilità: corsa, grinta e un sinistro che trovava con grande facilità la porta. Qualità ideali per poter fare ritorno in Spagna quattro anni dopo e togliersi le prime soddisfazioni anche con la nazionale maggiore. Al Valencia, dove i calciatori di grande generosità piacciono particolarmente, si sono innamorati in fretta della sua grande voglia di mettersi in mostra. Voglia che però alcune volte lo porta a perdere il controllo della situazione: come quella volta che in maniera poco elegante diede del “cagón” al guardalinee in una partita contro il Real Madrid rimediando un’immediata espulsione.
Ma quando riesce a contenere la sua esuberanza diventa spesso decisivo. Lo ha ricordato più volte Marcelino, l’allenatore che ha saputo tirar fuori il meglio da Rodrigo e che se lo gode nel giorno in cui il Valencia ha messo in discesa la sua rincorsa a un posto in Champions League.