Un viaggio nella famiglia Rigoni, papà Gianluigi: “Il carattere, la scuola e quei no a Inter e Milan. Ecco Luca e Nicola…”
La felicità è nel sabato, ‘diman tristezza e noia recheran l’ore’. Ed effettivamente per la famiglia Rigoni questo sabato è stato davvero un giorno speciale, di felicità appunto. Il gol di Nicola al San Paolo contro il Napoli, dopo appena 2’…E chi se lo aspettava! Ma la domenica, almeno questa volta – leopardiani o no – non è stata quel giorno in cui cessa la gioia insita nell’attesa. Già, ne è arrivata un’altra da Genova, dal primogenito Luca. E buona pace per il sommo Giacomo da Recanati…
Due fratelli in gol nella stessa giornata perché – a volte – il calcio sa anche essere romantico. Emozione sì, ma nemmeno troppa: il giusto. “Mi piace incitarli, più che dirgli bravi – rivela papà Gianluigi Rigoni ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com -. Siamo una famiglia di calciatori, da quattro generazioni, forse anche di più perché il figlio di Luca, Tommaso, nonostante sia ancora piccolo già promette molto bene. Ricordo che in salotto, in cucina, in ogni parte della casa c’era un pallone, si parlava di calcio. Luca era stra appassionato, Nicola meno. Un po’ di passione senza dubbio gliel’ho trasmessa anch’io: ho giocato qui a Vicenza e ora alleno una società di Promozione. Io ero un regista, forse avevo un piede migliore di loro due, ma fisicamente non c’è paragone sono molto più forti loro. Qui in casa, quando erano piccoli, giocavano sempre e…quanti vasi rotti!”.
Famiglia semplice, “con valori e principi sani che spero Luca e Nicola porteranno sempre con loro”, ci ripete Gianluigi. Una famiglia tipo e il dictat classico, manco a dirlo ‘prima la scuola’. “Sì e devo dire che Luca era uno sgobbone, andava molto bene, mentre Nicola non è che avesse tanta voglia. In ogni caso entrambi hanno preso il diploma di ragionieri. Personalmente ho fatto di tutto affinché portassero a compimento il loro percorso di studi. A 14 anni Luca lo voleva il Milan, a 17 Nicola piaceva all’Inter. Ma io non li ho mandati perché volevo proprio che si diplomassero. Un’altra cosa che gli dico sempre è di pensare al domani perché di giocare a calcio prima o poi devi smettere. Hanno fatto tanti sacrifici, come tutti, Nicola a 21 anni ha anche rifiutato l’Atalanta”.
Una persona seria, tutta d’un pezzo papà Gianluigi, ma domenica si sarà un po’ commosso anche lei.. “Beh, un po’ di emozione c’è stata, ma non troppa. Più che altro la mamma. Il gol di Nicola mi ha anche un po’ sorpreso, in quel modo a inizio match…Mentre che avesse segnato Luca l’ho saputo un’ora e mezzo dopo perché io la domenica alleno la mia squadra di Promozione e le partite delle 15 me le guardo dopo. Il mio desiderio? Che giochino insieme, nella stessa squadra, anche perché vanno molto d’accordo. Sono due ragazzi timidi, introversi, parlano poco. Ma soprattutto buoni, non li ho mai visti litigare”.
E qualche consiglio da allenatore prima che da papà ci scappa? “Sì, ultimamente soprattutto a Nicola. Pensate lui prima giocava attaccante e tirava da ogni posizione. Tirava sempre, davvero. Quest’anno invece fino a tre o quattro partite fa, aveva proprio smesso di tirare, allora gli ho detto: ‘Senti ma che vuoi fare, vuoi giocare in porta?’. Credo che lui possa dare di più. Caratterialmente è come Luca, uguale proprio. A livello della tenuta fisica, invece, deve migliorare. Luca non molla mai, giocherebbe anche infortunato”.
Un viaggio nella famiglia Rigoni, ‘calcio, polenta e Vicenza nel cuore’. E un week-end che difficilmente si scorderanno. In quel paesino lì, nel cuore del Veneto, dove tedio e noia hanno lasciato posto alla felicità, all’emozione, ad una bella pagina di calcio: in due parole, al sabato del villaggio…