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Un mondo sospeso tra laguna e terraferma: tutto sul Venezia (calcio) in cima alla Lega Pro. “Gioventù, modernità e ambizione”

Le partite casalinghe al ‘Penzo’, in mezzo alla laguna. Per allenamenti e tutto il resto c’è la terraferma in provincia, al ‘Taliercio’. E l’impatto visivo non è mai da Lega Pro: cinque campi di cui uno sintetico, centrale e pieno zeppo di ragazzini. Più una gabbia. “Quello laggiù vogliamo trasformarlo ‘da gara’ per tutte le nostre giovanili” mi si spiega. In pratica: una comodità che va a sommarsi. Fischietto in bocca e tabella del giorno solo a… veneziani, o presunti tali. “I nostri allenatori sono ex giocatori del Venezia oppure persone nate e cresciute nella zona: Mayer, Centurioni, Rossi, Turato”. Venezianità anche in società. “Veronica Bon, l’ufficio stampa. Dante Scibila, direttore generale. E Davide Brendolin, il segretario”. E beata gioventù, finalmente. Competente. E’ giusto specificarlo. Perché ben quattro persone dell’organigramma del club sono sui 30 anni. “Un aggettivo per questo Venezia?”. Il responsabile scouting Giampaolo Marcheggiani se ne concede due: “Propositivo e ambizioso. Una società che si rende conto di quanto sta facendo ma che vuole alzare l’asticella ogni giorno di più”. Un esempio: proprio lo scouting. “L’anno scorso siamo riusciti a seguire in un weekend ben 12 partite con un solo osservatore sotto contratto e qualche collaborazione in giro per l’Italia” svela Giampaolo. Questa si chiama determinazione ma anche passioneDalle strutture all’organizzazione, attraverso i risultati sul campo, ovviamente. E per adesso i fatti stanno dando i loro frutti: Venezia in vetta al girone B di Lega Pro. Sotto tutte le altre realtà, che non sono certo da Lega Pro, dal Parma al Padova. Esiste un match analyst che era lo stesso di Rafa Benitez e la prima squadra si allena con un GPS attaccato alla schiena. Modernità. Ma è giusto ricordare che “un anno e tre mesi fa siamo partiti che mancavano totalmente le basi”. Quando il Venezia era fallito e gli addetti ai lavori non percepivano lo stipendio da quattro mesi, mica chiacchiere. “Adesso siamo pronti e organizzati anche grazie alle linee guida del direttore Giorgio Perinetti”. Uomo di grande esperienza e affidabilità, che ha vinto tutto, dalla D allo scudetto. E che respira calcio con entusiasmo. Pensate, l’anno scorso seguiva le partite del suo Venezia aggrappato alla recinzione tra campo e tribuna. “Quest’anno ci siamo conquistati la Lega Pro ma anche la panchina aggiuntiva per fortuna!” ci racconta direttamente lui in esclusiva. “La seguo meglio da giù perché dalla tribuna ok, vedi bene; ma dal campo si colgono molti più dettagli. Riesco ad avere una visione più diretta, partecipe, coinvolgente. L’ho sempre fatto, anche agli esordi quando lavoravo con gli Allievi e la Primavera della Roma”. Entusiasmo e… scaramanzia. “Il giusto. Essendo stato per anni vicino a Liedholm, ossia la scaramanzia fatta in persona. Qualcosina mi è rimasto”. Ma il vero Deus ex Machina – e non solo machina, ma anche pratica – di questo Venezia è il presidente Tacopina. Che anche quando non c’è perché a NYC a risolvere una qualche causa di avvocatura, comunque c’è. Come? Chiama a qualsiasi ora del giorno. E quando può, con Skype. Manda WhatsApp anche per correggere una patch di una maglia firmata Nike, sponsor ufficiale del club. Si guarda le partite in streaming. Attento, meticoloso, quasi puntiglioso. Cura molto l’immagine purché sia produttiva. Perinetti racconta: “Quando ha saputo della possibilità di prendere Inzaghi? E’ saltato dalla sedia! Mi ha detto ‘ma quello del Milan? Veramente posso prenderlo?’ poi li ho messi in contatto e…” that’s amore. Intraprendente. “Se fosse per lui metà stadio sarebbe già fatto”. E soprattutto “meritocratico” mi sussurra qualcuno. American style, insomma. Ma con un’idea tutta ‘veneziana’ e condivisa. Ce la spiega Giorgio Perinetti: “Siamo qui per vincere, non ci nascondiamo!”. E con questo progetto, la stagione promette bene.