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Un giorno da Cristiano. Fischi? Lui risponde così: botta da fuori, punizione da 10 + e… poker!

La sistemo d’esterno e guardo in mezzo, dove ci sono Borja e Lucas. Ma tanto già sapevo che l’avrei allargata sulla destra: arriverà Dani, spero, lo abbiamo provato tutta la settimana in allenamento. E poi con Marcelo funziona sempre! E invece no, un bel cavolo. La palla scivola sul fondo lentamente: lui non capisce, azione che va in fumo. Non perdo il controllo per molto poco: mando a quel paese Carvajal e mi strofino la testa sconsolato. Stadio che mi fischia pure! Il colmo. Ma non mi tocca. Penso a fare il mio. Anche perché questo Celta non molla un centimetro e siamo solo 1-0 grazie a quel testone di Pepe.  

Nove dopo prendo palla sulla trequarti e punto la porta come un caccia: il portiere non lo guardo nemmeno perché non mi serve. So già che questa non la prenderà mai: collo pieno e… ‘uhhh’. Mi porto il dito all’orecchio: “E adesso? I fischi dove sono? Non li sento”. E vengo travolto dall’abbraccio dei compagni. Mostro il muscolo. Sur che canta il solito coretto ‘Cristiano Ronaldoo, la la, la la la la, la la la la, Cristiano Ronaldooo”, tutta una grada con il mio nome sulla bocca. Anzi, non proprio tutta: due tifose lassù urlano a squarciagola ‘Ramooos’. Vanno avanti dal riscaldamento, incessanti. E Sergio non le degna nemmeno di uno sguardo. 

“Vamos, vamos!”. Niente Liga? Voglio la Champions. Più il titolo di pichichi del campionato e la Scarpa d’oro. Lo pretendo, voglio tutto il resto. Così resto in guardia, attento a buttarla dentro un’altra volta. Isco se ne va sulla sinistra e me la mette facile facile, troppo facile: e due. Lo abbraccio: “Grande fran” gli sussurro prima che esca sostituito. E ancora. Punizione dal limite per noi: sposto chiunque voglia batterla anche solo con il pensiero. Conto i passi: “Uno, due…”. L’arbitro mi ferma: “Spostala più indietro”. Ok. Non mi cambia nulla. Riconto i passi, apro le gambe e alzo lo sguardo; la Sur è pronta con i telefonini in mano. “Click, registrate pure”. Il piede mi resta teso e… ‘uuhhh’ golazo impressionante. Un meteorite. Corro verso il palco d’onore e grido come un pazzo: stringo i pungi, do il cinque a Zizou. “Vamos, hat-trick!”. Si così! Ho pure superato Messi come giocatore con più hat-trick nella storia del calcio spagnolo, ben 36. Che parli pure la stampa: che segno solo contro il Malmoe, che sono fuori forma, che gioco di merda. Quanto parlano quelli. Ecco come gioco io. Pochi minuti dopo ci prendiamo un’altra punizione dal limite. “Vado” proprio come prima. Conto i passi, apro le gambe…. traversa! ‘Joder’. Ma non c’è tre senza quattro. E tabellone che torna ad illuminarsi con il mio nome.  Come? Bale la butta in mezzo con la solita precisione, prendo l’ascensore e volo in cielo, come al solito. ‘Poker’ grida lo speaker. Quasi mi assorda. Sei pokers totali da quando gioco in Spagna. “Vamos”.  

Esco dagli spogliatoi soddisfatto e metto il naso fuori ma senza sporgermi troppo. Zona parco macchine del Bernabeu transennata, tifosi ovunque, ai lati, sopra i cartelloni pubblicitari. Chi urla “Cristiano, Cristiano” chi chiede a Casemiro (!!?) dove io sia. Una coppia di ragazze si è persino travestita da Iphone CR7 con like annesso. Altri si giocano la carta di provenienza: ‘vengo dal Portogallo’. Ma non posso fermarmi proprio, devo scappare a casa. Mi fanno firmare una maglietta – tra l’altro dell’anno scorso – per un ragazzo che sta strillando da ore il mio nome. Esco e mi faccio vedere. Urla. “Cristiano, Cristiano” x mille. Un ragazzo schiva le guardie con un doppio passo degno del miglior Isco e mi punta. Lo fermano prima. ‘Uy’. Qualche sorriso, ringrazio per l’affetto, tutto questo sostegno impressionante. Ci rivediamo martedì: stesso posto, stessa fame di gol (ora 350 nel Madrid) e vittorie.

Roma avvisata…