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Un difensore che segna come un attaccante! Golazo di Piccolo con l’Alessandria: “Totti, Nesta, il discorso di Del Piero… vi racconto tutto”

Piccolo solo di cognome. “Sono alto circa 1.90”. Ruolo: difensore. Ma che gol che fa! Contro il Tuttocuoio una rovesciata capolavoro, da attaccante brasiliano cresciuto a spiagge e pallone. “Se lo fossi stato, se ne sarebbe parlato ovunque”. Il più bello della sua carriera? Risposta affermativa. “Assolutamente sì. Ne avevo fatto uno simile in Romania con la maglia del Cluj ma così perfetto no, mai…”. Sincero, Felice. Felicissimo dopo un avvio di campionato strepitoso, da rullo compressore: la sua Alessandria ha messo in fila 7 vittorie e 1 pareggio in 8 partite. “C’è tantissimo entusiasmo intorno a noi. Vogliamo che questo momento duri il più a lungo possibile”. Golazo con dedica, ovviamente. Per una persona speciale. “A mio fratello che è venuto a trovarmi proprio nel weekend”. E con cui condivide anche un’altra passione, ma sempre di calcio si tratta. “Abbiamo fondato la ‘Football Academy Pomigliano’ proprio dove siamo nati. E’ un bel progetto che sta crescendo tanto: vogliamo semplicemente offrire un’alternativa ai ragazzi, perché possano impegnarsi, divertirsi e crescere in un contesto educativo anche dopo la scuola. Mio fratello è il presidente, io faccio da supervisore. Con noi collabora Michele Buongiorno, su più aspetti. Più due amici fraterni, fondamentali”. Questo un altro bel gol di Felice, nella vita di tutti i giorni. Cuore, ambizione, carattere forte. Non alza mai la voce, ma se deve dirti qualcosa te la dice in faccia. Sincero, lavoratore umile. Con una memoria lunga. Felice sfodera il fioretto. “Poi sai… arrivo da sei mesi difficili in cui sono stato messo fuori rosa da capitano, allo Spezia. In quel momento tante persone sono sparite e poi magicamente sono riapparse nell’ultimo weekend con qualche messaggino di complimenti. Ecco, diciamo che ho risposto solo alle più care, che non mi hanno mai lasciato solo”.


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Piccolo ma con grandi ricordi. Dagli allenatori con cui ha avuto modo di lavorare. “Mazzarri, Lippi, Ancelotti, Fascetti, Deschamps”. Ai compagni di squadra. “Trezeguet, Buffon, Nedved, Del Piero… in B con la Juventus”. Felice sfoglia l’album e sceglie un magic moment. “Ricordo il post di Arezzo-Juventus, quando Alex ringraziò pubblicamente tutti noi giovani della Juventus, da Marchisio a Mirante passando per Palladino e Giovinco. Me compreso. ‘Anche grazie a voi siamo riusciti a tornare in Serie A. Un pezzo di storia bianconera è vostra’. Fu emozionante”. La stoffa del campione: inconfondibile. “Nedved e (soprattutto) Del Piero avevano un carisma incredibile, con uno sguardo ti facevano capire tutto, tutto. In primis, il come comportarsi”. L’attaccante più complicato da marcare: Zlatan Ibrahimovic. “Giocava all’Inter, era una bestia. Sarà stato 5 centimetri più alto di me”. Ma Felice si è confrontato anche con altri grandi, da Champions. “Ho giocato all’Allianz contro Muller. All’Old Trafford contro Rooney. Il Chicharito… ma non mi hanno mai fatto perdere la testa perché quando ci metti il 100% dell’adrenalina difficilmente fai brutte figure”. Anche se Totti resta Totti. “Ci siamo sfidati 4/5 volte. E’ un giocatore assurdo. Potevi marcarlo in qualunque modo ma nel momento in cui andava incontro alla palla… è finita. Riusciva… ops riesce ancora a fare lanci di 70 metri, spalle alla porta. Alla cieca. E con entrambi i piedi. Ne avrò incontrati due o tre così, un altro era Pirlo. Qualità assurda, innata”. A fine partita anche lo scambio di maglie. “Certo! Anche se quella volta gliel’ho strappata di dosso! Già in campo”. Marcatura abbastanza stretta. Per forza di cose. Poi Felice mi dà il numero su cui scommettere: il 13. “E’ il mio portafortuna. Perché? Da bambino ero classicisticamente innamorato di Nesta! Per me è stato il miglior difensore centrale al mondo. Ma non solo per me eh… anche Thuram o Ferrara, con cui mi sono allenato alla Juventus, mi confermavano questa considerazione: a parità di condizione fisica, Nesta era una spanna sopra tutti gli altri”. “Ma di certo non segnava gol alla Felice Piccolo!” affermiamo noi. L’intervistato – in esclusiva – sorride. Poi torna sul presente chiamato Alessandria. Dai ricordi estivi. “Se sono qui è grane merito del ds Magalini”. Lavoratore competente e instancabile. A quello che potrebbe essere in futuro. “Sarebbe bello conquistare la B con questa squadra, lo sarebbe soprattutto per i nostri tifosi che stanno aspettando il salto di categoria da 42 anni”. In cuor suo, una convinzione. “Non sbaglieremo mai l’atteggiamento perché siamo un gruppo maturo, con la testa giusta. Con un allenatore come Braglia che è capace e davvero esperto. Ma sai, nel calcio nulla è scontato”. Felice Piccolo insegna. Un difensore tutt’altro che Piccolo che segna come un attaccante brasiliano.