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Udinese, Meret: “Il mio primo regalo? I guanti e la divisa di Buffon, un mito”

Piccoli Buffon crescono. Non sono i figli del portierone della Nazionale, ma i suoi probabili eredi nel ruolo di “numero uno” degli “azzurri”. Tra questi c’è sicuramente Alex Meret, gioiellino “made in Udine” come Simone Scuffet, che ha vissuto la sua settimana di gloria. Prodigiosi i suoi interventi nella prima gara dell’Europeo Under 19, che ha regalato all’Italia una piccola rivincita sportiva sulla Germania:

“Rivedendo il volo sul colpo di testa ravvicinato di Serra posso dire che mi sono piaciuto…” – dichiara Meret nel corso di un’intervista concessa a Tuttosport – “Però c’è tanto da lavorare, ci pensa la famiglia a farmi restare con i piedi per terra. Di lunedì rimane la soddisfazione, enorme, per l’impresa fuori casa, contro una grande squadra che ci ha messo sotto per alcuni tratti. Ma noi abbiamo retto, mostrando compattezza e credendoci. Vincere sfruttando l’unica occasione creata è sempre un bel segnale”.

Meret individua gli aspetti da migliorare, sia a livello personale che di squadra: “Cerco di fare il mio. Sento di essere sicuro e reattivo tra i pali, ma posso crescere in ogni aspetto, a cominciare dal coraggio nelle uscite alte. E devo diventare più ‘vocale’ nel guidare la difesa. Ce la giochiamo con tutti. La semifinale garantirebbe i Mondiali Under 20, ma arrivare fino in fondo sarebbe meraviglioso. Non è impossibile: Vanoli prepara benissimo le partite”.

Il portierino friulano racconta la sua storia: “Sono partito da Rivignano, mezz’ora da Udine. Mio padre Arrigo e mio zio Marino giocavano in porta, anche se a livelli inferiori, e io mi sono trovato a mio agio tra i pali sin dalla prima volta. Il primo regalo? I guanti e la divisa di Buffon…. Sono cresciuto nel suo mito,ma a Udine ho vissuto da vicino l’esplosione di Handanovic, me lo sono mangiato con gli occhi. E poi sono tifoso di Scuffet: tra noi non c’è mai stata rivalità, ma amicizia. Se voglio la Nazionale A, me la dovrò giocare anche con lui e Donnarumma”.

Meret ha due sogni: “La Serie A da titolare, e poi la Nazionale. La chiamata di Conte è stata un’emozione, ho cercato di rubare i segreti di Buffon, e osservare i veterani è stato un esempio favoloso. Però l’emozione vera fu tre anni fa. Dopo un’amichevole tra la Nazionale di Prandelli e l’Under 17, mi chiesero di restare in campo perché Pirlo voleva allenarsi sulle punizioni. Come la maturità? No, fu un esame di laurea…”.