Viaggio nel settore giovanile dell’Udinese: “Puntiamo sul nostro territorio”
La nostra intervista ad Angelo Trevisan, coordinatore del settore giovanile dell’Udinese
Per capire il mondo Udinese bisogna tracciare una linea. Da una parte ci sono le giovanili, dall’altra la prima squadra. In che senso? La risposta è il modus operandi: territorialità e valorizzazione dei paesi limitrofi da un lato, scouting e connessioni dall’altro. Qui avviene la magia. Perché nonostante siano due approcci totalmente differenti, l’Udinese è riuscita a creare un’armonia unica.
Nelle giovanili dell’Udinese: i segreti del club
A dirigere un’orchestra capace di creare un’armonia di questo tipo c’è Angelo Trevisan. Una vita a lavorare nel mondo delle giovanili: ben quindici anni nell’academy dell’Inter con il ruolo di osservatore del nord-est europeo, poi nel 2008 l’arrivo all’Udinese. Qualche stagione da collaboratore prima dell’incarico da coordinatore del settore giovanile dei friulani.
Puntare sulla territorialità è un punto cruciale. Una valorizzazione che non si limita al Friuli: “Puntiamo molto sul nostro territorio e sui paesi limitrofi, anche la Slovenia. Gli occhi sull’estero li mettiamo quando si tratta di calciatori più grandi, dai 18 anni in poi” racconta Trevisan ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
Ma il modus operandi delle giovanili dell’Udinese non è stato sempre questo: “Da quando sono venuti fuori Scuffet e Meret ci siamo detti: perché non puntare su ragazzi del nostro territorio? Adesso c’è Pafundi, Pejicic. Stiamo lavorando bene”.
Tanti talenti venuti fuori negli anni, tanti altri pronti a farlo. La filosofia non cambia mai: “La proprietà non chiede mai di vincere i campionati giovanili, vuole costruire calciatori”. I veri trofei in bacheca sono i giovani.
Da Meret a Bruno Fernandes: i talenti sfornati dall’Udinese
Meret, Scuffet, Vicario, Provedel e non solo. L’elenco di portieri venuti fuori dalle giovanili dei friulani parla da sé. E i riconoscimenti non tardano ad arrivare. “La nazionale giapponese ha fatto uno scouting in tutta Europa nelle scuole di portieri e hanno scelto noi come società guida. Sono venuti qui ad assistere ai nostri allenamenti. È stata una grande soddisfazione. Segreti? No, un po’ di fortuna e la bravura dei nostri preparatori: ne abbiamo cambiati pochi negli anni”.
“Ricordo bene Meret quando arrivò qui: era gracile ma con un gran talento. È un bravissimo ragazzo, dietro ha una famiglia per bene e per questo è cresciuto in serenità”. Da Meret si arriva a Scuffet: “Lui è andato a Como e lì per me ha perso il treno. Poi non ho mai capito il perché non sia andato all’Atletico Madrid…”.
E poi c’è Vicario. Oggi al Tottenham, l’ex Empoli ha avuto un percorso importante, fatto di gavetta e occasioni sfruttate al massimo: “Lo mandai in Serie D per farlo crescere. Lì ha giocato un campionato importantissimo e nel suo stesso girone c’era il Venezia: lo hanno notato e lo hanno preso. Così ha cominciato la sua carriera”.
Chiudiamo il capitolo portieri, ma si potrebbe parlare per ore dei gioielli che l’Udinese ha avuto. Uno su tutti: Bruno Fernandes. “Mi ha sorpreso tanto. È arrivato qui dal Novara ed era un buon giocatore, però sono rimasto stupito per ciò che è diventato. La stessa cosa vale per Zielinski”.
Un po’ di Primavera e poi subito il salto in prima squadra. Da lì Bruno Fernandes ha spiccato il volo: “Ricordo che andammo a giocare le finali Primavera a Palermo e perdemmo 2-0. Io ero un po’ triste e Bruno venne da me dicendomi: ‘Non ti preoccupare, avrai altre soddisfazioni. Ti porterò lontano’. Era convinto di restare in Primavera ma poi ha fatto il salto in prima squadra. Alla fine lui è arrivato lontano per davvero…”.
Non solo il passato, l’Udinese può sorridere anche guardando avanti. Il futuro dei friulani ha un nome e un cognome: Simone Pafundi. “L’ho cresciuto da quando era piccolino. Abbiamo passato momenti belli e brutti, ho sempre creduto in lui: ha sempre giocato con quelli più grandi di età. Questo clamore non fa bene alla crescita di un ragazzo, ma lui è molto intelligente. Quest’anno si toglierà grandi soddisfazioni”.
Trevisan ormai è in questo mondo da una vita. Ha visto talenti su talenti, giocatori esplosi ma anche altri persi nel vuoto che gli hanno lasciato un po’ l’amaro in bocca: “Stravedevo per Marco Piscopo. Alla fine è finito nei dilettanti e non ha mai giocato tra i professionisti: il calcio è così. Un altro è Davide Marsura che ora gioca in Serie B. Quando lo presi a 14 anni credevo fosse il nuovo Bruno Sala: saltava l’uomo facilmente. Adesso si sta ritagliando una buona carriera”.
Tra segreti, obiettivi e una filosofia che è più uno stile di vita. L’Udinese ha la strada tracciata per i prossimi anni.