La favola del Trastevere, un rione di Roma che sogna la Serie C
Dici Trastevere, pensi a Roma. Il Rione per eccellenza. Vicoli, piazze, scorci, chiese, storia. Ma anche – quando ancora si poteva – divertimento, movida, multiculturalità. Se passi per Roma vai a Trastevere. Di notte, di giorno. Sempre. E ogni momento ha un suo fascino, ogni angolo rimane nel cuore. Ma Trastevere dal 1909 vuol dire anche calcio. Centodieci anni vissuti per lo più nei campionati dilettantistici, con un passaggio nei campionati di guerra a metà degli anni ‘40. La storia del Trastevere è tutta nelle giovanili, da sempre uno dei serbatoi più importanti della Capitale da dove è passato anche Francesco Totti, vestendo per due anni la maglia amaranto della Smit (acronimo della storica basilica di Santa Maria in Trastevere).
Ma quest’anno nel Rione XIII di Roma si potrebbe riscrivere la storia. Anzi, nel quartiere romano di Monteverde. Perché forse non tutti sanno che il Trastevere Calcio ha radici – e il suo store ufficiale – nel cuore della Capitale, ma la sede, lo stadio e la scuola calcio si trovano a Via Vitellia. All’interno dello storico parco pubblico romano di Villa Doria Pamphilj. Ma basta una passeggiata giù per il colle, passando per il Fontanone del Gianicolo e si è immersi nei vicoli di Trastevere. Dove iniziano a campeggiare i colori bianco-amaranto del club.
Il Trastevere calcio è primo nel girone E della Serie D con 10 punti di vantaggio sul Montevarchi. Certo, mancano tante giornate alla fine e i campionati dilettanti presentano insidie fino all’ultima giornata, ma a Trastevere si sogna. L’obiettivo è chiaro: diventare ufficialmente la terza squadra della Capitale dopo Roma e Lazio. Una promozione che sarebbe storica, per la prima volta tra i professionisti, rappresentando un quartiere di Roma. Non una novità per la città dopo Lodigiani, Cisco Roma, Astrea, Ostia Mare, Romulea tra le altre. Ma la prima volta per il Trastevere.
Una scalata iniziata nel 2012, quando l’attuale Presidente Pier Luigi Betturri acquistò il club dopo il fallimento del 2002 e dieci anni di vuoto. Gli inizi in III Categoria, poi la scalata. Promozione, Eccellenza, dal 2015 la Serie D. “Volevamo nuovamente regalare alla città e al rione la propria identità calcistica. – dice ai microfoni di gianlucadimarzio.com – E’ iniziato come un sogno, adesso è qualcosa di grande. La Serie C? Manca tanto”.
Scaramanzia ovvia, ma con progettualità perché non si parte dalla III Categoria e si arriva al primo posto della Serie D con la fortuna e il caso. “Siamo una società sana, con i conti a posto e con una dirigenza sempre attenta al bilancio. Facciamo le cose per bene, senza fretta”. La calma che traspare dalle parole del presidente stupisce, anche parlando di problematiche ovvie che si presenteranno, eventualmente, in Serie C.
Fideiussioni, contratti diversi, campagna acquisti, la grandezza di una città come Roma, tutte criticità che non spaventano: “Ovviamente è tutto un altro mondo il professionismo, ma noi siamo solidi, ci stiamo attrezzando e stiamo lavorando per farci trovare pronti. Poi se non dovesse essere quest’anno, nessun problema. Ci riproveremo il prossimo”.
Non chiede aiuti Betturri, vie preferenziali o favori. Sa che il lavoro e la serietà pagano in campo e fuori, ma su un argomento vorrebbe maggiore sostegno. Lo stadio. Il Trastevere Stadium è un gioiellino rinnovato dalla società negli ultimi anni e perfettamente inserito nel quartiere, ma inadatto per gli standard di Serie C. Un problema irrisolvibile visti i vincoli del parco di Villa Doria Pamphilj: “Ampliamenti o lavori sono impossibili, per questo stiamo lavorando per trovare un impianto idoneo al professionismo. Il problema è che la città di Roma, escluso l’Olimpico, non ha altri impianti omologati”.
Giocare nello stadio di Roma e Lazio sarebbe iconico, ma economicamente impossibile: “Roma e Lazio pagano centomila euro a gara come canone d’affitto. Cifre insostenibili per noi. Abbiamo provato anche a capire se ci fosse la possibilità di giocare prima o dopo le big, per ammortizzare i costi, come accadeva tanti anni fa con le giovanili. Ma non si può fare”.
Un problema che andrà risolto a breve, per questo l’appello social di qualche giorno fa di Betturri è a tutte le istituzioni nazionali e comunali: “Mi sono trasformato in un errante pellegrino proteso ad elemosinare un impianto funzionale per le esigenze della squadra. Londra possiede 20 stadi per il professionismo di cui ben 7 per la Premier League e questo fa capire l'inadeguatezza della nostra città relativamente all’impiantistica sportiva“. Una soluzione sembra farsi spazio da qualche settimana: “Stiamo lavorando con il Ministero di Grazia e Giustizia per avere a disposizione lo Stadio di Casal del Marmo. Per noi sarebbe importante rimanere a Roma, ma se non dovessimo trovare una soluzione saremo costretti a giocare fuori dal Comune”.
Una possibilità che nessuno vorrebbe considerare perché il legame con il territorio è di fondamentale importanza. “L’anima di questa squadra è legata a doppio filo con la città di Roma – continua il presidente – Per noi è un orgoglio rappresentare Trastevere, continuare la tradizione di un club che ha 110 anni di storia alle spalle. Fatta di calcio e di giovani, insegnando e perseguendo i valori fondanti della nostra società”. Valori etici, ma anche identità visto che la rosa del Trastevere è orgogliosamente formata da tutti ragazzi di Roma e provincia.
“E’ una caratteristica che vorremmo mantenere anche se dovessimo fare il salto. Magari non per tutta la rosa, ma lo zoccolo duro del club vorremmo rimanesse romano”. E poi anche economicamente è un vantaggio. Altre realtà più piccole, senza l’enorme bacino di Roma, hanno dei costi extra come gli alloggi per i calciatori, che vanno a gravare sul bilancio societario. “Non possiamo offrire stipendi da capogiro ma tutti conoscono la serietà e la puntualità nei pagamenti della nostra società”. Un plus, soprattutto in sede di calciomercato, che nelle serie inferiori fa tutta la differenza del mondo. Così come giocare a calcio in una città come Roma.
Sognare non costa nulla, ma da adesso, con un’attenzione mediatica in crescita esponenziale, gli occhi sono puntati sui ragazzi di mister Sergio Pirozzi. L’ex sindaco di Amatrice, che lasciò l’incarico da allenatore del Trastevere cinque anni fa, proprio per occuparsi dell’emergenza della sua città dopo il terremoto del 24 agosto del 2016. Anni difficili, sempre in prima linea per aiutare la sua gente, premiati – almeno sportivamente – con l’assegnazione della Panchina d’oro nel marzo del 2017. A giugno dello scorso anno il ritorno, al termine del mandato da sindaco.
Una seconda avventura che sta diventando una cavalcata. Striscia vincente aperta di 13 risultati utili consecutivi, con 10 vittorie e 2 pareggi. Sole tre sconfitte stagionali, in un dicembre horribilis che è già alle spalle. A Trastevere nessuno parla di Serie C, ma i numeri non mentono. La strada per diventare la terza squadra della Capitale è ancora lunga, ma c’è una Roma amaranto che ha voglia di scrivere la storia.