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Sviluppo, innovazione e sostenibilità nel calcio: la visione di Antonio Tramontano

Club, prospettive e futuro. Intervista al Coordinatore del Corso Osservatori della F.I.G.C., già Capo Scouting della Fiorentina in vista della prossima sessione di mercato.

Il calcio non è solo uno sport, ma un insieme complesso di strutture e processi. Mettere in relazione in modo coerente le diverse parti del sistema presuppone competenza, consapevolezza e visione. È necessario conoscere il contesto in cui si opera essendo sempre aperti a nuove prospettive, perché la progettazione di lungo periodo è inclusa in ogni singola scelta. Queste le idee e i pensieri che emergono nel racconto di Antonio Tramontano: «Penso sia necessario un cambiamento culturale, globale, un approccio diverso al calcio che porti la managerialità aziendale nei Club. Solo così sarà possibile creare valore, innovazione e solidità di lungo periodo». 

 

Quella di Antonio Tramontano è una storia che vede il calcio come assoluto protagonista, una storia in cui si intrecciano studio, formazione ed esperienze trasversali. Partito dalle scuole calcio, lavora prima in Italia poi all’estero, fino a diventare prima Match Analyst e successivamente Capo Scouting della Fiorentina. Quest’anno viene nominato Coordinatore del Corso Osservatori F.G.I.C. a Coverciano: «Mi piace lavorare realizzando progetti in linea con la Vision e la Mission del Club per ottimizzare il lavoro di tutte le figure che lavorano in azienda. Mi auguro di poter trovare un progetto calcistico ambizioso e di lavorare in un’Area Sportiva di supporto al Club e alla Direzione».

 

Vision e struttura

Affinché un sistema funzioni, infatti, è necessario un equilibrio tra le parti e garantire la funzionalità delle variabili che si vanno ad inserire. Quella che muove le idee di Antonio Tramontano è una “visione di sistema”: «Il mio obiettivo è ottimizzare le risorse del Club, creando un sistema che colleghi le varie aree – Prima Squadra, Area Scouting e Settore Giovanile – con attenzione alla continua creazione di “valore”. Spesso vengono prima scelte le persone e a loro viene adattato il resto. Così si dipende da quella figura. Chi arriva, invece, deve creare valore interno a una struttura che c’è e ci sarà. Una volta che il Club ha stabilito la sua filosofia, la sua linea operativa, per me la sfida è dare coerenza e concretezza a tale visione. Realizzarla. Avverarla».

 

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Organizzazione e persone

Struttura, processi e organizzazione, sono queste le coordinate di riferimento. Una struttura che garantisca ruoli e processi e abbia la cultura del lavoro come elemento imprescindibile di un Club, dove sia centrale il ruolo delle persone e del dialogo: «Credo sia fondamentale valorizzare l’operato e il lavoro di tutti coloro che operano all’interno di una società attraverso la partecipazione attiva e il confronto. Quando si lavora in team è necessario far percepire ad ognuno il valore del proprio contributo. Bisogna prendersi cura di tutti! E per farlo è necessario vivere il centro sportivo, fare propri gli obiettivi aziendali». Il confronto rappresenta sempre una possibilità di crescita reciproca: «Confido nel valore delle persone e credo che siano la risorsa più importante per un Club di successo, tenendo fermo un principio fondamentale secondo cui chiunque attraversi un club deve lasciare il know-how in azienda. Nel mio lavoro mi impegno costantemente per creare un ambiente stimolante per far sì che ognuno abbia la possibilità di esprimere il proprio potenziale».

 

 

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Innovazione e cultura

Un cambiamento di cultura e di approccio sembra ormai una necessità. La managerialità e l’identità aziendale adattate all’Area Sportiva offrono una prospettiva non solo futuribile, ma decisamente sostenibile: «Ora questa strada è un’opportunità, tra un po’ sarà un’esigenza. Il calcio produce debito. È assolutamente necessario spostare il nostro sguardo sul lungo periodo, guardare al futuro. Non è più economicamente sostenibile acquistare un top player, bisogna farlo maturare nel proprio settore giovanile o scoprirlo quando ancora non è affermato. Per far questo è essenziale rivoluzionare la prospettiva di partenza. Occorre creare un modello e seguirlo, con la consapevolezza che i risultati sono figli del tempo e del lavoro.

 

Costruire una struttura aziendale, con processi di ricerca e sviluppo, è un percorso dinamico da perfezionare costantemente nel lungo periodo. L’innovazione non si realizza soltanto utilizzando le tecnologie e i dati, ma crescendo culturalmente nel saper confidare nella propria programmazione e sapersi dare tempo senza essere impazienti. In questo processo di crescita culturale è assolutamente necessario cambiare il modo in cui si comunica sia all’interno che all’esterno del Club. Bisogna saper trasmettere in modo chiaro e diretto i propri obiettivi e la propria filosofia. Anche se questo richiedesse tempo la gente lo accetterebbe in quanto consapevoli della direzione che sta perseguendo il Club».

 

 

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Percorso e lavoro

La professionalità deve essere sempre accompagnata e sostenuta da conoscenze e competenze settoriali e trasversali. Come nel caso del percorso di Antonio Tramontano: «Partire dal campo mi ha aiutato. Nel tempo sono riuscito a far convergere le esigenze tecnico/tattiche con gli aspetti manageriali».

Quella di Antonio è una visione aperta e flessibile che unisce tradizione e innovazione: «Voglio essere un facilitatore per la Direzione Sportiva. Una figura che aiuti, supporti, e metta tutti nelle migliori condizioni di performare. Dobbiamo rispettare la tradizione, ma essere capaci di innovare. Per scegliere i giocatori, per esempio, bisogna unire le informazioni fornite dai dati con la visione dal vivo. Ciò che conta è la capacità nel fare sintesi e prendere le scelte giuste. Ormai, con gli attuali strumenti video e dati a disposizione, nessuno scopre un calciatore dai 17 anni in poi, la bravura sta nel comprendere, selezionare, qual è il giocatore funzionale al tuo progetto sportivo e creare un ambiente interno capace di far integrare al meglio il calciatore».

 

Uno sguardo al panorama calcistico e all’individuazione di esempi virtuosi: «Seguo da tempo il Bayer Leverkusen e il suo Direttore Simon Rolfes. La società rappresenta un modello per progettazione, visione e comunicazione. Anche il Club Brugge si distingue per la sua capacità di programmazione e crescita di talenti. Per quanto riguarda il panorama italiano, cerco sempre di prendere il meglio da ogni modello gestionale con cui ho avuto l’opportunità di entrare in contatto».  

 

Ah prima di andare…Qualche consiglio su eventuali giocatori da seguire?: «Ne citerei uno per reparto: Oduro (AZ), Zeno Debast (Anderlecht), Samu Costa (Maiorca) e Dario Osorio (Midtjylland)». E tra gli allenatori? “Potrei fare i nomi di Italiano, Farioli o Maresca, che seguo da molti anni e oggi hanno raggiunto livelli importantissimi. Citerei Emilio De Leo che rappresenta per esperienze maturate, conoscenza calcista e valore umano, un profilo ideale per un Club con ambizioni importanti».