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Tra calcio e canne da pesca, il karma di Catellani: “Vi racconto il Papu e Montella. Sogno di conoscere Baggio e speravo di giocare con Cassano”

Questione di piedi buoni e di… karma. Piacere, Andrea Catellani. L’attaccante arrivato a gennaio a Chiavari per scrivere la storia sfidando il destino, proprio come avvenuto già sabato scorso contro la sua ex squadra, il Carpi: “Ho pensato che se il primo gol in casa l’avessi segnato proprio contro quella che fino a pochi giorni prima era la mia squadra, sarebbe stata tutta una questione di… karma! Il destino ha voluto così. Poi adoro Gabbani e l’esultanza è venuta da sé… è stata una manifestazione simpatica”, ha raccontato l’attaccante biancoceleste col sorriso sulle labbra in esclusiva per Gianlucadimarzio.com.

Postura delle mani in stile yoga per raccogliere le energie e portare a casa tre punti fondamentali. Maturità e concentrazione. La stessa che forse gli è mancata al momento di sfruttare l’occasione della vita in Serie A col Catania. Ma che gli ha permesso di ottenere la lucidità giusta per analizzarla e recitare il mea culpa: “È forse il mio unico rimpianto. Montella mi ha garantito tanto spazio ma ho avuto poca lucidità nello sfruttare le occasioni avute: avrei dovuto segnare più gol. Probabilmente se avessi affrontato quell’avventura un paio di anni dopo, avrei ottenuto maggiori soddisfazioni. Ormai non ci penso più: quella di Catania per me rimarrà per sempre un’esperienza clamorosa”. Tanta gratitudine verso l’attuale allenatore del Milan, un predestinato secondo Catellani. “Non avevo alcun dubbio che Montella sarebbe diventato uno dei migliori allenatori italiani. A fine allenamento mi faceva provare per ore i movimenti da attaccante: lui, uno dei migliori attaccanti italiani di sempre, voleva cercare di trasmetterci tutte le sue conoscenze del ruolo. Sono stato fortunato ad aver avuto allenatori come lui, Di Francesco e soprattutto Bjelica: un uomo eccezionale capace di trasmettere valori incredibili”.

Che squadra, quel Catania. E che spogliatoio: impossibile annoiarsi tra tanti argentini. Se si parla di Papu Gomez poi… “Il Papu era anche a quei tempi un giocatore pazzesco, non mi meraviglio di ciò che sta facendo. E pensare che in quello spogliatoio in tanti erano simpatici come lui: gli argentini trasmettevano un’allegria contagiosa. Lui, Ricchiuti, Izco… Uno spogliatoio davvero unito grazie al quale il Catania ha scritto la storia. Per il Papu la crescita mediatica è la diretta conseguenza della crescita calcistica ed in quanto a personalità: a 29 anni ha raggiunto la definitiva maturità, è un leader. Non ci sentiamo da un po’ ma avremo per sempre un ottimo ricordo reciproco”. Il Papu il compagno più forte, ma nessun dubbio riguardo l’avversario più temuto… “Ibra! Il più decisivo mai incontrato anzi, il più decisivo in assoluto. Dava davvero la sensazione di spostare gli equilibri da solo”.

Dal tono di voce si percepisce come per Andrea Catellani l’avventura in Serie A abbia avuto un gusto particolare. Momenti che porterà per sempre con sé. Eppure, per L’attaccante biancoceleste, la Serie A non rappresentava l’unico sogno nel cassetto da bambino. No, il suo vero obiettivo è sempre stato poter conoscere l’idolo di sempre. Il tono di voce cambia nuovamente diventando quasi commosso: “Sono cresciuto ammirando Baggio, un campione tanto umile quanto fenomenale: il Baggio uomo ed il Baggio calciatore per me sono sempre stati un punto di riferimentocontinua Andrea, emozionato -. Fantasticavo di poter un giorno giocare come lui ma crescendo ho realizzato che non sarei mai arrivato ai suoi livelli. Non l’ho mai conosciuto di persona ma il mio grande sogno è aver la possibilità di farlo, anche se sono felice solamente di apprezzare la sua leggenda grazie ai racconti di chi ha avuto l’onore di conoscerlo”.

Gentile e garbato, Catellani. Umile, come l’idolo di sempre. E pensare che avrebbe potuto condividere lo spogliatoio con un altro grande campione italiano, Antonio Cassano, se non fosse stato per quel dietrofront dell’ultimo minuto di fronte all’offerta dell’Entella: Dico la verità: speravo che arrivasse perché avrebbe portato qualcosa in più e da lui avrei potuto imparare tanto. Ma rispetto la sua scelta anche se mi piacerebbe che continuasse a giocare perché il suo talento è un patrimonio del calcio, è poesia. Sono cresciuto nel mito di Zidane, Totti, Del Piero, Ronaldo e Baggio: per me la tecnica avrà sempre un fascino particolare”. Ma guai a fasciarsi la testa: il compito di non far rimpiangere Cassano spetterà ora in particolare a lui e Caputo, la coppia d’attacco dell’Entella. Focalizzato sull’obiettivo: “Ora spero di arrivare più in alto possibile con l’Entella: sognare non costa nulla. Sapevo dove sarei capitato. Conoscevo il progetto pluriennale e tutti mi avevano parlato bene della società, ma soprattutto mi hanno voluto fortemente. È stata una scelta naturale”. Lavorando con la testa libera dai pensieri, in tutta serenità, come insegna lo stile di vita di Catellani, tra calcio, famiglia e… pesca! “Sono un ragazzo molto tranquillo che ama condividere la vita con la propria moglie, Lara, a cui devo tanto e senza la quale non sarei riuscito nemmeno a fare la metà di quanto realizzato in carriera. Nel tempo libero però, quando non sono con lei, adoro pescare. La mia specialità è la pesca in acqua dolce ma avendo vissuto in città come Catania, Spezia ed ora Chiavari sono dovuto migliorare anche nella pesca in mare”, si congeda Catellani ridendo. Canna da pesca accantonata per un attimo in favore degli scarpini, domani a Chiavari arriva il Bari: vietato sbagliare. Ma affrontando la vita sempre con la giusta serenità. Tra simpatia e… karma, sperando di rivelarsi l’uomo del destino capace di trascinare l’Entella verso quel traguardo dal sapore di storia chiamato playoff.