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Torres l’idolo, Chiesa il modello: Gori, gol e sacrifici

Passione e determinazione: se ti accontenti non…Gori

La Fiorentina Primavera è, come un anno fa, in finale scudetto. Stasera i viola affronteranno, come un anno fa, l’Inter di Vecchi. Il merito è, come un anno fa, di Gabriele Gori. Il baby bomber classe ’99 è protagonista di una stagione fantastica, con 24 gol
(di cui uno nella semifinale di ieri contro l’Atalanta) e la voglia di prendersi il primo trofeo della propria breve ma già prolifica
carriera è tanta.

C’è chi crede che il destino, in qualche modo, sia già
lì, scritto, e che in fondo non aspetti altri che i protagonisti seguano
il percorso tracciato. Una convinzione piacevole, sicuramente. Un
pensiero che però non è mai passato per la mente di Gabriele. Lui la penna del destino ha deciso di impugnarla. Lo ha fatto fin dall’età di 11 anni. Ai tempi, giocava nella Sestese, squadra della sua Sesto Fiorentino, con cui si mise in mostra alla Europe Cup 2010. Qualche mese più tardi, era agli ordini di Maurizio Ridolfi, tra gli esordienti della Fiorentina.

La
determinazione, tanta, non gli è mai mancata. E quando ad un talento
naturale come quello di Gabriele abbini la ferma volontà di riuscire, il risultato non può che essere uno solo. Percorre con facilità
disarmante tutta la trafila delle giovanili della Fiorentina, e lo fa,
ovviamente, a suon di gol. La sua stagione di consacrazione è sicuramente la 2015/16: gioca nell’Under17, e in 24 partite realizza 24 reti. Numeri eccezionali, che si abbassano leggermente con il passaggio, l’anno seguente, in Primavera. Qui, alla prima annata, trascina la squadra di Bigica in finale,
dove i viola vengono sconfitti. Un anno dopo, Fiorentina e Inter si ritrovano nell’atto conclusivo. Gori non ha paura, anzi, quasi quasi non vede l’ora. Uno
come lui, che ama mettersi alla prova.

Non saltava mai un allenamento” confessò la madre tempo fa, a conferma di come il calcio fosse la sua più grande passione. Poi anche il tennis,il nuoto, lo sci.
Ma il calcio ha sempre avuto qualcosa di più agli occhi di Gabriele. E
lo ha dimostrato, impegnandosi fin da bambino. Anche quando, troppo
piccolo, non lo avrebbero preso alla scuola calcio, se non fosse stato per l’insistenza di sua madre.
Una famiglia alle spalle è quanto di meglio si possa augurare ad un
giovane. Gabriele, nella sua perseveranza, ha la fortuna di essere
cresciuto con valori concreti e forti. Per questo, mentre sogna di
calcare i campi di Serie A, continua anche il suo percorso di studi.

Un ragazzo casa e chiesa verrebbe da dire. Un ragazzo partito da casa e che sogna di ripercorrere il cammino fatto da Chiesa,
che è passato, nel giro di una estate, dalla Primavera al posto da
titolare in prima squadra, ed ora è nel gruppo della Nazionale di
Mancini. Gabriele ha raccolto l’eredità di Federico agli ordini di
Bigica, e sogna, in un futuro neanche troppo lontano, di fare lo stesso
sui campi di Serie A. Quest’anno, nonostante i suoi numeri, che ne fanno
uno dei giovani più interessanti della sua generazione, non è riuscito a convincere Pioli a chiamarlo ad allenarsi con i ‘grandi’. Colpa, si fa per dire, proprio di Chiesa.
Ma Gori non ha fretta, anzi, ha ancora un passo da compiere: vincere il
campionato, per arricchiere la bacheca personale, dove già vanta un
titolo di capocannoniere.

Un fiorentino doc per la Fiorentina. Una storia che ricalca quella dell’idolo di infanzia di Gabriele: Fernando Torres, che, nato a Madrid, ha segnato la storia del suo Atleti. Dello spagnolo, di cui aveva il poster in camera da bambino, Gori ricorda le movenze, il fiuto del gol e lo spirito di sacrificio. Un altro suo modello è Ronaldo, quello dell’Inter, ma non ricordateglielo, almeno fino a stasera. Contro i nerazzurri c’è una vendetta da consumare. Per crescere. Per vincere. Per rendere fiera la sua famiglia, che ha sempre creduto in lui. Per portare a compimento 19 anni di sacrifici. Per diventare grandi, per davvero.