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Torna il calcio in Pakistan, tre anni dopo l’ultima volta

Più che per il gol al 96’ segnato da Muhammad Ali Dabous, più che per i tre punti conquistati nella prima giornata della fase a gironi del gruppo a della SAFF Cup, la gara tra Nepal e Pakistan terminata 2-1 per la formazione ospite segna l’inizio di una nuova storia. O forse la fine di un esilio dal calcio durato tre anni. Per tutto questo tempo nel paese non si sono giocate partite. L’ultima nel marzo 2015, uno 0-0 contro lo Yemen nella partita valida per le qualificazioni alla Coppa del Mondo. Da quel pareggio al 2-1 di oggi, nel mezzo una caduta inarrestabile nella graduatoria della FIFA fino al 201º posto su 211 totali.

‘Colpa’ della sanzione contro la Federazione in seguito alla rielezione del presidente Syed Faisal Saleh Hayat arrivata grazie ad alcuni brogli smascherati e puniti. Per questo il massimo organo del calcio mondiale ha concesso del tempo alla PFF per rimettere a posto le cose, senza lasciarsi minimamente influenzare dalle proteste e dalle manifestazioni che hanno portato in piazza tifosi, arbitri e calciatori. Tutti chiedevano al governo di intervenire per evitare una decisione che avrebbe potuto mettere la parola fine sulla storia del calcio pakistano prima e per cercare di revocare la sospensione poi.

Non solo la nazionale, anche il campionato pakistano – che esiste dal 2004 e vedeva impegnate 12 squadre – si è fermato in quel momento perché la federazione non poteva organizzare in maniera completamente autonoma il torneo. Le accademie dei club sono state chiuse, tanti giocatori hanno smesso e i guadagni della macchina calcio si sono fermati. Tutto perduto, per tre anni. Per questo il danno provocato non è stato cancellato nemmeno dalla gioia provata dai pakistani dopo la partita vinta contro il Nepal.

Un anno fa la FIFA ho revocato la sanzione imposta al paese e dallo scorso marzo la federazione ha ripreso il suo lavoro, tanto che ad agosto il Pakistan ha fatto molto parlare di sé ai Giochi Adriatici che si sono svolti in Indonesia arrivando anche a un passo dalla qualificazione alla fase successiva al girone. La squadra era composta da giovanissimi e da tre ‘senior’ appena; a guidarli un allenatore brasiliano come è José Antonio Nogueira. “Il mio piano è quello di far ripartire questo paese che si è fermato a lungo – ha promesso – resterò in Pakistan e seguirò lo sviluppo del movimento cercando di trasformarlo in una nuova forza asiatica”.

Da ricostruire c’è tanto, praticamente tutto: per mesi i giocatori hanno dovuto acquistare i loro kit di allenamento e pagarsi i viaggi soltanto per allenarsi, consapevoli di non poter comunque scendere in campo. Gli stadi sono in condizioni non certo all’altezza degli standard. I nuovi vertici in federazione sono ambiziosi, ma la FIFA deve dare il suo contributo proprio dove è mancata negli ultimi anni. Alcuni talenti locali hanno avuto la fortuna di trovare il loro spazio lontano dalla patria e c’è chi oggi gioca in Danimarca, Olanda, Norvegia, Scozia e anche in Inghilterra.

Da loro dovrà ripartire partire la rinascita di questa nazionale guidata oggi da un emozionatissimo Hassan Bashir. Una liberazione per i suoi compagni e per lui che ha indossato la fascia di capitano dopo essere diventato un simbolo del calcio nel suo paese prima del grande stop. Giovedì si torna in campo per affrontare il Bangladesh nella seconda giornata della Coppa della Federazione calcistica dell’Asia meridionale; da oggi, in Pakistan, tutti sono tornati a sognare grandi traguardi, di nuovo a tinte verdi.