“Prima o poi ritornerò”: il sorriso di Moreno, che torna a casa
Era il 13 agosto 2016. Seconda gara ufficiale in assoluto da allenatore della prima squadra. Era alla Pro Vercelli, Moreno Longo, ma il destino gliel’aveva già fatto presentire: gara di Coppa Italia in casa del Torino. Del “suo” Torino. Furono applausi a scena aperta, il risultato (e la curiosità del pubblico di casa per vedere la nuova squadra di Mihajlovic) quasi di contorno.
Ma d’altra parte, quando aveva lasciato il Toro, aveva fatto una promessa a se stesso: “Prima o poi ci ritornerò”. È l’obiettivo che si era posto a medio-lungo termine, quello che nella vita si prefissa prima di cominciare un percorso. È durato meno del previsto: riecco Moreno. Allenerà i grandi, che ha sempre sognato di poter guidare un giorno. È come una grande calamita, un centro che non smette di attrarre. La sua carriera fuori le mura granata è durata pochissimo: il tempo di salvare la Pro Vercelli e di portare in Serie A il Frosinone, prima dell’esonero arrivato nel dicembre 2018 (i suoi saluti). Lo sostituì Baroni, storico rivale nel settore giovanile, con tanti derby giocati. Vinti e persi.
Nel segno del Toro
Sì, perché la storia di Longo allenatore del Torino è fatta di poche cadute e tanti successi, culminati con lo Scudetto Primavera nel 2015 (vinto contro la Lazio) che mancava da anni. Decisivo fu il rigore di Simone Edera, che adesso è in prima squadra: era stato chiamato dagli Allievi e considerato ancora troppo piccolo per la categoria. Moreno ci aveva creduto, è stato ripagato. Pochi mesi dopo, è arrivata la Supercoppa, di nuovo contro la Lazio di Inzaghi. Proprio Simone aveva trovato in Moreno uno degli allenatori più difficili da affrontare. Il primo compete ora per lo scudetto, l’altro si mette in gioco per raddrizzare una stagione molto difficile.
Cuore, passione, amore per il Toro. Da giocatore ha esordito diciottenne nel ‘94, da allenatore ci ha lavorato per 7 anni. Ma il suo legame con l’ambiente è molto più profondo di quello che si possa credere. Ogni anno è a Superga, privatamente, per salutare i caduti del Grande Torino. Nel Filadelfia, che sarà la sua nuova casa in altre vesti, ci è cresciuto quando ancora non era stato rinnovato. E si è commosso, quando è stato ristrutturato. In città, tutte le volte che viene avvistato, i tifosi gli sorridono, lo abbracciano. È tra gli ospiti preferiti alle cene dei club. “Ti aspettiamo”.
Quegli applausi dello stadio
“Prima o poi ritornerò…”. Da avversario si è rivisto a Torino anche una seconda volta: campionato 2018/2019, allenava il Frosinone. Fu ancora più clamoroso. Sfidava proprio Mazzarri, che a quell’epoca, pur meglio di ora, non se la passava benissimo. Vinse il Toro, ma a fine secondo tempo, dopo un 3-2 molto faticoso, arrivò qualche fischio a Walter e più di un applauso a Moreno (qui il racconto). A distanza di quasi un anno, la staffetta è diventata reale.
Con la sua scelta, Cairo chiede una tregua all’ambiente. Perché Moreno, in questo momento, è l’uomo che può mettere d’accordo tutti. Con il miracolo della sua Primavera ancora negli occhi, con quel sorriso giovane e concentrato, pieno di idee, che non gli fa dire: “Tifo Toro”. Ma sotto sotto, sai che è così. È tornato Longo a casa sua. Ora, deve ricostruirla.