“Ti compro gli scarpini”. Mazzarri e Izzo, storia di un calciatore e del suo padre calcistico
La storia di Izzo a coronamento di un sogno: “Mi sono conquistato tutto da solo”. E quando Mazzarri gli comprò gli scarpini…
Estate 2010. A
Napoli, c’era un ragazzino che inseguiva un sogno. Un talento
potenziale, tanta determinazione ma pochi soldi. Nemmeno per
comprarsi le scarpe da calcio. Però giocava già con i
professionisti Armando Izzo. Arrivava dalla Primavera, Walter
Mazzarri se l’era portato in ritiro con i più grandi. E pur di
farlo giocare ha detto al suo team manager, Santoro: “Le scarpe
gliele pago io, così può allenarsi”. Immaginatevi la gioia e la
riconoscenza di chi, allora, aveva solo 18 anni e nel passato ne
aveva vissute tantissime.
Il dramma della
scomparsa del padre, l’adolescenza a Scampia. Poi, dopo
l’aggregazione con il Napoli, il passaggio all’Avellino e tutto
lo scandalo legato al calcioscommesse. Dal quale è uscito pulito, ma
comunque segnato. Non sempre le cose gli sono andate bene. Ma otto
anni dopo da quel ritiro, Izzo ha voluto prendersi la sua personale
rivincita. Di nuovo con Mazzarri, che è stato determinante nella
scelta di venire a Torino in estate, anziché al Sassuolo.
Appena arrivato a Torino, ad
accoglierlo a Caselle c’era proprio Santoro, il team manager che
gli aveva comprato gli scarpini tanti anni prima. Fu un abbraccio
sincero (guarda il video sotto): come un figlio che ritrova il padre. Era inizio estate, a
Torino impazzava la Ronaldo mania: e Izzo venne scambiato proprio per
Cr7. Fuga di notizie, lui ci riderà su: “Il mio obiettivo è
fermarlo”, aveva detto nel giorno della sua presentazione. Ma non
si aspettava di fare così bene dopo soli sei mesi di granata.
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Contro l’Inter ha
segnato di testa una rete battendo in duello aereo un altro campano
ed ex granata: D’Ambrosio. Un gol pesantissimo, che rilancia la sua
squadra alla rincorsa verso l’Europa (Mazzarri era stato chiaro:
“Vincere contro l’Inter potrebbe essere per noi da svolta”; “Ora dobbiamo confermarci con la Spal” ha confermato dopo l’1-0) ma
soprattutto consacra il difensore a quella che è già una stagione
da record: non aveva mai segnato più di una rete in stagione. Questa
è la sua seconda (c’è anche gol anche nel “suo” Marassi
contro la Sampdoria), su quattro in totale da professionista. L’esultanza? Una corsa verso le telecamere per mostrare un tatuaggio: “È per mio padre. Mi manca tanto e me lo sono tatuato sulla pelle” dice. “Nella mia vita sono sempre cresciuto da solo. Ringraziando Dio mi sono creato una famiglia e mi sto togliendo tante soddisfazioni. Sono molto orgoglioso di questo“.
Un sogno che si
realizza, un cerchio che si chiude: era partito con Mazzarri, ora con
lui è pronto a fare un vero salto di qualità. E i tifosi già da
tempo sono dalla sua: una standing ovation oggi ha accompagnato tutta
la sua prestazione. Ne ha sbagliate davvero poche finora. E vincere
nella giornata che ricordava il centenario della nascita di Valentino Mazzola non è da poco. “In una squadra con tanti giovani, di cui molti stranieri, ci voleva uno così. Incarna lo spirito Toro, sa quel che voglio. E quando manca si sente: è un trascinatore, ha carattere. Per noi è fondamentale: ha dato l’impronta che ci voleva a questo gruppo“. Parola di Mazzarri, che può sorridere: comprare gli
scarpini tanti anni fa si è rivelato il più bel regalo di sempre,
per un ragazzino che ora, sì, sta vivendo tutto il suo sogno.
