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“Non so più cosa dirvi, questo è un fenomeno. Eh, non lo so! Il meraviglioso Henry colpisce ancora, qui ci dobbiamo alzare tutti. Lo faccio anch’io”. Così Massimo Marianella, in un celebre spezzone di telecronaca, raccontava una delle prodezze di Thierry Henry. Era il suo secondo goal in un Arsenal-Aston Villa giocato il primo aprile del 2006. Un lob prima, un tiro a foglia morta poco dopo. Due reti straordinarie, così belle quasi da non crederci. Quasi un pesce d’aprile, se non ci fossero state 38mila persone ad Highbury a documentare il tutto. Nello stesso anno si era reso protagonista di un altro goal senza senso, ma al Real Madrid. In Champions League. Quasi un anticipo di un clasico, materializzatosi qualche anno dopo con la maglia del Barça. Sono passati diversi anni e oggi Henry compie 40 anni. Non gioca più a calcio ma la sua orbita continua a ruotare attorno a questo mondo, il suo mondo. Da opinionista prima, da assistente allenatore poi. Fenomenale con la palla tra i piedi, bravissimo come coach. Soprattutto per i consigli in campo ma anche per la partite alla Playstation con Mertens e compagni, da assistente di Roberto Martinez sulla panchina del Belgio. Un professore vero e proprio. In campo e fuori, come raccontato mesi fa da Batshuayi. 40 anni di successi tra Premier, Liga e Nazionale francese: la Coppa del Mondo alzata a Parigi nel 98, una Champions conquistata a Roma 11 anni fa. E chissà che non lo rivedremo collezionare vittorie tra qualche anno, in panchina. Ma intanto, buon compleanno Titì. Henry, Forza 40!