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Belgio, il ‘metodo Henry’: analisi tattiche e PlayStation

“Fare parte di questa squadra, imparare e lavorare sotto la guida di Roberto Martinez sarà fondamentale per me. Vedremo quanto andremo lontani. Io allenatore? Un giorno potrebbe succedere…”. Con queste parole Thierry Henry aveva commentato il suo nuovo incarico: assistente allenatore del Belgio. Una scelta felice, quella del ct Roberto Martinez e della Federazione belga, perché da subito i nazionali si sono detti felici – alcuni proprio entusiasti – di lavorare insieme al francese. “Credo di non aver mai ascoltato così attentamente neanche i miei genitori”, aveva twittato Batshuayi dopo uno dei primi allenamenti con Henry.

Uomo di campo, ma la sua è una presenza che inevitabilmente deve farsi sentire anche al di fuori. Dopo la sconfitta del Belgio contro la Spagna, giovedì scorso, Henry ha fatto rivedere la gara ai giocatori. Circa due ore di analisi tattica della partita ma “è stato grandioso”, parola di Romelu Lukaku. Anche lui colpito positivamente dal ‘metodo Henry’ e dal modo in cui l’ex Arsenal si è posto da subito con la squadra. “E’ un buon comunicatore e sa farsi ascoltare. Fa molte domande ma è di questo che abbiamo bisogno. Concentrazione e fatica sono i suoi principi base. Non è distante, è davvero vicino a noi – ha proseguito Lukaku -. A volte beviamo un tè insieme, oppure gioca alla PlayStation con noi”.

Una ‘palestra’ nazionale per diventare magari un manager in futuro, ma intanto Henry si gode questo nuovo capitolo della sua carriera, da vice ct del Belgio, tra tattica e PlayStation.