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Thiago Silva e il ‘magnete’ Italia, quando la saudade è per noi

Dopo 8 anni al Psg il brasiliano può tornare in Serie A con la Viola. Ripercorriamo la storia italiana dell’ex centrale rossonero

Il magnetismo resiste ai cambiamenti, soprattutto all’età. “Ho 35 anni, ma non penso al ritiro”. Semmai all’Italia.

Non c’è Thiago Silva senza Milan, non c’è Milano senza Ancona. Anni fa, da bambino, Thiago si innamorò del nostro paese grazie a un torneo giocato lì: “Sentivo gli avversari parlare italiano. Non capivo, ma mi piaceva”. Lo imparerà qualche anno dopo grazie a Seedorf. “Appena arrivato al Milan mi disse che avrei comandato la difesa, ma dovevo accelerare con la lingua”.

Non l’ha dimenticata, e stavolta il ‘grazie’ va all’ex a.d. Galliani. “Thiago mi ha sempre scritto negli anni, spesso prima o dopo le partite del Milan. Non ho mai conosciuto un calciatore così innamorato della sua ex squadra”. Se il brasiliano è Saturno, per lui l’Italia è Titano. Gira sempre intorno. 

Tentazione Viola


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La Fiorentina l’ha puntato, Commisso cerca il colpo alla Ribery. Esperienza e grandi nomi: quest’anno ha giocato 30 partite. Attraverso un accordo con Leonardo giocherà la Champions ad agosto, insieme a Cavani (anche lui ha deciso di lasciare il Psg in scadenza), poi sarà libero di andare.

La calamita attrae, Thiago riflette e Firenze sogna, sperando che Ancelotti molli la presa (lo cerca anche l’Everton). I milanisti, invece, osservano con un po’ di malinconia, perché Thiago aveva detto che gli “sarebbe piaciuto chiudere la carriera al Milan”. Una seconda casa.

Cuore Milan


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Una storia d'amore senza strappi, iniziata a dicembre 2008: dieci milioni al Fluminense e sei mesi d’attesa per vederlo giocare. Nessun posto libero per calciatori extracomunitari, esordio rimandato. Valeva la pena aspettare.

Thiago Silva è stato il collante della transizione Leonardo-Allegri, uno dei protagonisti dell’ultimo grande Milan, quello dello Scudetto del 2011 e della Supercoppa dello stesso anno, vinti da protagonista. Lui in difesa, Ibra in avanti. Coppia vincente pure al Psg, dove lo svedese pose il veto: “Thiago ha già firmato? Altrimenti non vengo”.

119 partite e 6 gol in tre anni, tra cui uno al Camp Nou contro il Barça. La fascia di capitano e l’amico Pato. Quello che a Milanello gli fece fare il giro del centro sportivo: “Continuavo a guardarmi attorno come un bambino”. Magnetismo. 

Incubo russo


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Al Milan grazie a Leonardo, calciatore per ‘grazia di Dio’. Proprio così: nel 2005, a Mosca, Thiago Silva si ammala di tubercolosi e perde un anno. “Sono stato sei mesi in ospedale. Ogni tanto arrivava una dottoressa e mi faceva una puntura. Tre-quattro al giorno, più dieci pillole”.

Incubo moscovita, rischia perfino di morire: “Volevo smettere. Quando tornai, il Flamengo mi disse che c’era gente più forte di me, così mi scartò ai provini”. Il tackle decisivo fu di mamma Angela: “Mi disse che se avessi rinunciato sarei andato a fare il controllore sugli autobus come mio fratello. Ho cambiato subito idea”

Saudade


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Otto anni fa l’ultima partita in Serie A, Milan-Roma 2-1, poi solo Psg. Trofei in serie (23) e campionati dominati (7), gli è mancata solo la Champions.  E il Milan. Il giorno degli 80 anni di Berlusconi, nel 2016, scrisse un messaggio a Galliani chiedendogli di riportare gli auguri al presidente.

Centrale roccioso, elegante, piedi buoni, 89 partite col Brasile e tre Mondiali. Allegri, una volta, lo fece giocare perfino a centrocampo, “perché Thiago è straordinario e può fare tutto”. Anche stracciare un accordo col Villarreal per seguire Leonardo. “Mi convinse lui”. E Thiago, negli anni, ha convinto tutti.

Cassano: “Dà sicurezza a tutto il gruppo, assicura copertura e ripartenze”. Ronaldo il Fenomeno: “Può diventare il nuovo Maldini”. Fino ad Allegri, sintetico e preciso: “Thiago Silva non ha pari nel mondo. Se il brasiliano sta in cima al grattacielo dei difensori, il più vicino si trova al terzo piano”. Commisso è pronto ad arrampicarsi.