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Boca Juniors, Tevez e quella sfida (persa) con Cristiano Ronaldo

Carlos Tévez, attaccante del Boca Junior, in un'intervista rilasciata a Marca ha parlato della sua vita: un viaggio tra passato e presente. Tra momenti di assoluta povertà e altri di illuminato splendore. Cresciuto in un quartiere difficile, l'Apache ha imparato a sopravvivere circondato da persone umili. "Sono stato educato per strada e non a scuola, molto di ciò che sono lo devo a Fuerte Apache. Non avevamo cibo ma si condivideva quel poco che avevamo". 


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Apache vs Cr7

L'attaccante argentino ha militato nei più grandi club europei tra cui Juventus, Manchester CityUnited. Nei Red Devils ha conosciuto Cristiano Ronaldo. "Ricordo cosa succedeva con lui in allenamento, che è quello che tutte le donne del mondo sicuramente vedono: passava tutto il tempo in palestra. Ha una vera ossessione per il fisico". L'Apache ha poi rivelato un piccolo aneddoto. Una sfida personale con il campione della Juve che l'argentino non ha mai vinto: arrivare prima di lui al centro sportivo per gli allenamenti. "Se ci allenavamo alle nove del mattino e decidevo di anticipare arrivando alle otto, lui già era lì. Arrivavo alle sette e mezza? E lui era lì. Mi son detto: è possibile riuscire ad arrivare prima di lui? Allora un giorno decisi di arrivare alle sei del mattino e lo trovai già sul posto. Mezzo addormentato, ma c'era". Racconta.


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Incomprensioni con Sir Alex

Tevez lasciò il Manchester United nell'estate del 2009 e firmò con i rivali del City. Il suo rapporto con Alex Ferguson, storico allenatore dei Red Devils, non era sicuramente idilliaco. "Pensava di essere il presidente dell'Inghilterra. Era impossibile discutere con lui, ne uscivi sempre perdente. Ha sbagliato a lasciarmi in panchina nella finale di Roma. Quella è stata l'unica finale che la squadra ha perso da quando sono arrivato". L'Apache, una volta vinta la Premier con il City, si era anche lasciato andare ad una tristissima celebrazione per la quale continua tutt'ora a scusarsi: aveva, infatti, alzato uno striscione che diceva "RIP Fergie" per esultare. "Mi sono lasciato trasportare dall'emozione del momento e, certamente, non era mia intenzione mancare di rispetto ad Alex Ferguson, che ammiro come uomo e come allenatore".


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