3 punti in 23 giornate, 0 vittorie: la squadra che non vince mai
La storia del club più antico delle Isole Fær Øer guidato in panchina da un ex sergente
Chi di noi non ha vissuto la classica giornata storta almeno una volta nella vita? Finite le 24 ore si ricaricano le pile e si va avanti sperando in un giorno migliore, ma c’è una squadra che questo giorno lo aspetta da 23 turni di campionato.
Dare uno sguardo alla classifica del campionato di calcio delle Isole Fær Øer può rendere meglio l’idea. In Betri-Deildin, la massima divisione faroese, c’è una squadra che va ancora a caccia della prima vittoria stagionale. Nulla di strano penserete. Certo, ma solo se il campionato da quelle parti fosse “allineato” al calendario nostrano, giusto per fare un esempio. Peccato, o per fortuna, dipende dai punti vista, che da quelle parti siano già alla 23esima di campionato.
TB Tvøroyri,questo il nome del team che, ad oggi, vince la palma di squadra peggiore d’Europa (qualclosa almeno la vince, consentitemi la battuta). Certo un titolo per nulla gratificante ma purtroppo veritiero per il club, pensate, più antico delle Isole Fær Øer.
Anno di fondazione 1892, colori sociali il bianco e il nero, ed un palmarès di tutto rispetto. Otto titoli nazionali e 5 Coppe nazionali portate a casa nella sua lunga storia. Poi il buio. Nel 1987 l’ultimo trofeo conquistato, nel mezzo una fusione durata solo due anni con altre due squadre. Esperimento fallito.
L’inizio degli anni 2000 ha coinciso con il declino. Retrocessioni in seconda serie e promozioni, ma quello che rendeva il TB Tvøroyri tra le squadre più vincenti delle Isole Fær Øer era già un lontano ricordo. E allora perchè non fondere tre squadre insieme per tentare di risollevare le sorti del club? Detto fatto, ma i risultati non furono quelli sperati. Nel dicembre del 2016, a fine campionato, viene annunciata la volontà di creare il Tvøroyrar Bóltfelag/Football Club Suðuroy/Royn Hvalba. No, non è un codice fiscale, ma il nome assunto dal nuovo club grazie alla fusione con il FC Suðuroy ed il Royn Hvalba.
L’iter si concluderà nel 2018 con la nascita di una nuova squadra a tutti gli effetti, mentre nel 2020 il progetto è già bello che sepolto. Nelle prime due stagioni due settimi posti in classifica. Onorevole per una squadra fondata praticamente da zero si penserà. Un po’ meno se si pensa che le squadre che compongono il campionato di calcio delle Isole Fær Øer sono dieci. Insomma, fate un po’ voi. L’anno successivo si peggiora addirittura: dal settimo all’ottavo, e con un solo punto di vantaggio sulla zona retrocessione. Posizione che non cambierà anche nel 2020, ultimo anno di “sperimentazione” ma questa volta con un margine più rassicurante di otto lunghezze. Non proprio il massimo della vita.
“Ci abbiamo provato, ma non è andata come volevamo” il commento del presidente Fróði Olsen. E come dargli torto, considerato che l’intento da raggiungere era diametralmente opposto. L’allenatore, pardon l’allenatrice, è Helen Lorraine Nkwocha, di nazionalità inglese ma con chiare origini nigeriane. Subentrata a Michael Winter nelle ultime settimane, Nkwocha è un ex ufficiale di polizia.
Il suo arrivo in panchina non ha portato alla scossa auspicata da tutti. Al debutto un 6-1 per mano del Torshavn, qualche giorno fa l’1-0 interno da parte del Fuglafjordur, penultima in classifica che di fatto ha sancito la retrocessione in seconda serie. Dare uno sguardo al rendimento del TB Tvøroyri può rendere meglio l’idea. Tre punti frutto di tre pareggi. In tre occasioni sono state sei le reti al passivo al triplice fischio, per ben due volte sette e in svariate occasioni quattro. La differenza reti è di -65, ma con John Villi Leo che può vantare il titolo di “capocannoniere” della squadra con due reti. Il che è tutto un dire.
Insomma, una stagione storta sotto tutti i punti di vista. Il rigore di un ex ufficiale di polizia non è servito a dare una sterzata al campionato, con il TB Tvøroyri che proverà in queste ultime giornate a regalare una gioia ai propri tifosi con la prima vittoria stagionale…a questo punto l’unico “trofeo” al quale puntare.
A cura di Carmine Rossi