Tatuaggi fantastici (e non) e dove trovarli nel mondo del calcio
Un tatuaggio è per sempre. Un tatuaggio definisce ciò che siamo o siamo stati. Un tatuaggio descrive un pezzo della nostra storia. Ma può anche essere solo l’espressione di un gusto del momento. Nel mondo del calcio non è raro imbattersi in giocatori ricoperti da inchiostro nero o colorato che quasi non lascia spazio nella superficie corporea alla pelle intonsa. Ogni tatuaggio ci dice qualcosa di loro, del loro carattere, dei loro pensieri e di ciò che hanno vissuto. Come quello di Raheem Sterling, immortalato pochi giorni fa durante un allenamento dell’Inghilterra. L’M16 in bella mostra sul polpaccio destro ed è subito bufera di polemiche. “Inneggia alla violenza”, “Sta con l’Isis” si è letto su qualsiasi social. Il talento inglese ha spiegato il significato del tatuaggio con una storia Instagram dove ha scritto che i suoi “colpi” li lascia partire dalla gamba destra e hanno un solo obiettivo: la porta da calcio. Ha anche aggiunto di aver giurato di non prendere mai un’arma in mano dopo che spararono a suo padre quando aveva solo 2 anni. Gli animi si sono raffreddati e la polemica sembra archiviata, sperando che non ci siano strascichi e problemi con la Nazionale per il giocatore del City. Abbracci e baci a tutti.
Baci come quelli tatuati sul collo di Cyril Thereau e Diego Perotti, che hanno destato dibattito e scetticismo tra gli addetti ai lavori nel corso delle stagioni. Un tatuaggio sul collo è sempre “pericoloso” e di dubbio gusto, ormai si sa. Ma il bacio è stato un “must” specialmente nei primi anni 2000. Tutti lo volevano, molti se lo tatuavano (si pensi anche all’ex capitano del Palermo Fabrizio Miccoli). Col passare del tempo Perotti si è reso conto che poi tanto bene non gli stava. Niente paura: l’argentino della Roma è tornato dal tatuatore e si è fatto coprire il bacio “fatal” con un disegno che rappresenta una scarpa che calcia un pallone. Forse era meglio prima, a detta di molti. Thereau vedendo il risultato del suo collega ha preferito lasciarsi il bacio, finchè morte non li separi.
Mauro Icardi, capocannoniere del campionato appena concluso. Se mai qualcuno non si ricordasse il nome delle sue bambine può andarlo a leggere in caratteri cubitali sul petto e sul ventre di Maurito, evitando di fare brutte figure in sua presenza magari: Francesca e Isabella. I due nomi si trovano alle estremità di un leone fiero in bella mostra sul resto del busto che veglia e custodisce questi due piccoli tesori. A questo ritmo l’attaccante argentino a breve non avrà più un centimetro di pelle libero. Lo stesso leone si trova sulla schiena di Zlatan Ibrahimovic, che come Icardi ha tatuati dei nomi, che però non appartengono alla sua famiglia. Anzi, sono perfetti sconosciuti. Li ha mostrati fiero nel 2015 dopo aver segnato contro il Caen in Ligue 1. 50 nomi. Ad ogni nome corrisponde una persona nel mondo vittima della fame di cui a nessuno importa. Ibra se li è voluti tatuare temporaneamente per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema spesso ignorato: “Ogni volta che sentirete il mio nome, penserete al loro. Non c’è disastro più grave della fame nel mondo, si parla di 805 milioni di persone. Se avessi potuto mettere tutti i loro nomi, lo avrei già fatto. Ma io non sono così grande. Grande, ma non così grande”.
Gabriel Jesus ha deciso di dimostrare il suo legame con mamma Vera tatuandosi il suo volto, preso da una fotografia, su tutta la spalla e parte del braccio. Le è sempre stata accanto, e ha grossa voce in capitolo nella gestione delle finanze del figlio, che non sono poche e che amministra con accortezza, cercando di tenerlo sempre con i piedi per terra. Lo stesso vale per Roberto Firmino, che oltre ad avere il padre e la madre tatuati sulle braccia ha anche una scritta in greco sul petto che si può tradurre con: “Immenso amore per la famiglia”.
Mauricio Pinilla che si è voluto tatuare un momento preciso della sua carriera calcistica: la traversa colpita contro il Brasile nel secondo tempo supplementare degli ottavi di finale del Mondiale, che avrebbe potuto far vincere il Cile e farlo diventare eroe nazionale. La traversa invece soffocò il suo grido di gioia e lui non se la potrà più scordare. Significativa anche la scritta tatuata: “Ad un centimetro dalla gloria”. Sarà per la prossima volta Mauricio, l’importante è sapersi rialzare quando si cade.
Sergio Ramos, fresco vincitore della terza Champions di fila con il suo Real Madrid. Servirebbe un pallottoliere per contare i tatuaggi del campione spagnolo, ma due in particolare mostrano la sua sensibilità e umanità: una frase in memoria delle vittime dell’11 Settembre 2001 nell’attentato alle Torri Gemelle e una per le vittime dell’attentato di Madrid del 11 Marzo 2004, che Ramos non dimentica e omaggia.
A cura di Riccardo Despali