Gli infortuni e la fede, Tanganga: “Ero vicino al Milan, ora riparto dal Millwall”
La nostra intervista al difensore inglese classe ’99: “Mi sono rialzato e ora sono protagonista. Non facile l’addio al Tottenham dopo 16 anni”
Una nebbiolina umida sale dal Tamigi e si perde nel grigio del cielo tra ciminiere e grattacieli. Millwall non sembra l’Eden, ma è dove Japhet Tanganga sta ritrovando il sorriso, al capolinea di un purgatorio fin troppo lungo. In estate il difensore inglese ha salutato il Tottenham dopo sedici anni ed è ripartito dalla Championship. Partita dopo partita si sta liberando di un macigno: 371 giorni fermo per infortunio in carriera. Oggi quell’incubo sembra passato: “Mi ha aiutato la fede in Dio”. E pensare che due anni fa sarebbe potuto arrivare in Italia: “Nel 2022 sono stato vicino al Milan e la Serie A mi piacerebbe in futuro. Ma qui ho trovato continuità e ora sono protagonista”. Finalmente Japh si è preso il palco e racconta la sua nuova serenità a Gianlucadimarzio.com.
“Gli infortuni sono doni di Dio”
“Confida nel Signore con tutto il cuore e Lui spianerà i tuoi sentieri”. Tanganga se l’è ripetuto per mesi e continua a farlo: è il suo mantra, tratto dal libro dei Proverbi. “Leggo la Bibbia il più possibile e questa è una grande lezione, insegna che ogni cosa accade per un motivo. Mi ha aiutato a cambiare prospettiva sulla vita: anche gli infortuni sono opportunità. Ogni stop è stato un’occasione per conoscere meglio il mio corpo, i miei limiti, i miei ritmi e come investire per rendere al meglio”.
Japhet ripensa a quei giorni e li racconta con un’analisi sincera e profonda: “Gli infortuni sono momenti pesanti per un calciatore. Vedi la squadra che si allena e tu sei fermo. Mi sono chiesto spesso perché il mio corpo continuasse a cadere a pezzi”. Prima la coscia, poi il ginocchio. Oltre un anno fuori in una carriera di cinque stagioni. “Ma anche se può sembrare strano, dalla mia prospettiva sono stati dei doni”. “Gifts of God”, dice in inglese. Doni di Dio. “Ora mi sento bene: sono tornato al Millwall in estate – assistito dalla RDF Football di Roberto De Fanti – dopo sei mesi di prestito per sentirmi protagonista. I tifosi sono incredibili, il loro amore è stato un fattore decisivo nella mia scelta. Cantano con tutta la voce che hanno: è una delle atmosfere più belle d’Inghilterra”.
“Tottenham per sempre nel cuore”
L’entusiasmo per la nuova sfida da una parte, il dispiacere nel lasciare una famiglia dall’altra: due facce della stessa medaglia. Tanganga ha trascorso sedici anni con gli Spurs: è arrivato da bambino, se n’è andato da uomo. “Il Tottenham resterà per sempre la mia prima casa e avrà un posto speciale nel mio cuore. Avevo già maturato la decisione di partire e cercare continuità, ma il giorno dell’addio è stato comunque difficile”. Non ti separi facilmente da un amore del genere. “E infatti ora continuo a seguirli, tifo per i miei ex compagni e so che prima o poi torneranno in una finale e la vinceranno, se lo meritano”. Parola di chi l’ultima finale persa – la Carabao Cup del 2021, finita 1-0 per il City – l’ha vissuta in prima persona.
Da ragazzino del vivaio a titolare in prima squadra, il sogno s’è avverato l’11 gennaio 2020. Un esordio per cuori forti: “È stata l’emozione più grande della mia carriera: non avevo mai giocato in Premier League e Mourinho mi ha dato fiducia dal primo minuto contro il Liverpool. Un match intenso e importante. Non abbiamo vinto, ma è stato speciale: marcavo Mané, l’avversario più difficile della mia carriera insieme a Adama. E già in pre-season, con Pochettino in panchina, avevo fatto il pieno di adrenalina: alla prima tournée della mia vita ho giocato contro il Real Madrid, il Manchester United e Juventus di Cristiano Ronaldo”.
L’idolo CR7, lo United e la voglia di splendere
Quando cita CR7, Tanganga lo fa con il cuore: “Da bambino era lui il mio idolo, sono cresciuto tifando Manchester United”. Japh aveva nove anni mentre Ronaldo trascinava i Red Devils a vincere Premier e Champions nel 2008: “Mi incantava per i dribbling e i gol”. Oggi è rimasto il suo modello “per l’attenzione maniacale a ogni dettaglio nella cura del corpo”. Gli infortuni – “doni di Dio” – hanno insegnato proprio questo a Japhet, dicevamo. E oggi, a venticinque anni, dopo avere sfiorato il Milan e la nazionale inglese, spera sia arrivato il momento della consacrazione. Sorride e riempie la voce con tutta la sua fede: “Now it’s my time to shine”.