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Studente e calciatore, il baby portiere della Juve Stabia Esposito tra sogni e speranze: “Io quindicenne tra i professionisti. Handanovic e De Sanctis i miei idoli”

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Tra i banchi di scuola e la Juve Stabia. Si può sintetizzare così la quotidianità di Matteo Esposito, portiere classe 2002 che nonostante la giovanissima età è stato già aggregato alla prima squadra da circa un mese. Per il racconto della sua ancora molto breve esperienza nel mondo del calcio, non si poteva scegliere una sede diversa dell’Istituto Tecnico Industriale Ettore Majorana – situato a Somma Vesuviana, in provincia di Napoli – che accoglie la giovane promessa affiancata per l’occasione da Enrico Maria Amore, ex calciatore ed oggi talent scout che lo segue e lo indirizza all’interno della sua nuova vita sempre più vicina al calcio professionistico. Si parte quindi dal Matteo studente, un ragazzo quindicenne che al suo secondo anno di scuola superiore affronta le mattinate in cui possono rivedersi molti suoi coetanei: “Ci sono sicuramente dei sacrifici da fare, a partire dalla sveglia fissata molto presto fino ai viaggi in pullman. Rispetto ai miei compagni di classe devo essere il più attento possibile durante l’orario scolastico, perché finite le lezioni molto spesso devo immediatamente iniziare gli allenamenti e riprendere lo studio soltanto la sera. In questi due anni ho iniziato a scoprire la chimica che mi interessa molto, mentre con la biologia c’è ancora da lavorare”.

Con l’entrata in prima squadra però è ovvio che il modo di vivere la propria settimana sia cambiato per il giovane portiere, che ora deve impostare le sue priorità con i giusti compromessi tra la vita da quindicenne e quella da calciatore: “Vivo questo periodo a metà tra un giocatore professionista e un fresco adolescente, ho ancora 15 anni e come è giusto che sia devo ancora raggiungere la mia maturità personale. In quanto atleta, comunque, sono sempre attento sia per quanto riguarda la mia alimentazione che nelle serate con gli amici: non rientro tardi neanche durante il weekend. Questo perché nonostante la mia età devo iniziare a focalizzarmi su cosa voglia dire vivere il mondo calcistico a tutto tondo”.

Matteo è un grande appassionato di videogiochi, nello specifico di quelli a tema calcistico come FIFA. Apprezza meno Football Manager, dove non è ancora stato inserito all’interno del sistema… “Come molti ragazzi della mia età sono un videogiocatore. Alcuni anni fa, quando ero appena arrivato alla Juve Stabia, ho anche creato il mio personaggio su FIFA, ma da allora non ci ho più provato, la speranza è che in futuro non dovrò essere io a farlo: non sarà il mio obiettivo principale nei prossimi anni ma sarebbe sicuramente una piccola soddisfazione. C’è sempre un po’ di curiosità quando sai che stai per essere inserito in un sistema così seguito come quello di Football Manager, ma se proprio devo scegliere preferisco ascoltare previsioni sul mio futuro fatte da chi mi segue ogni giorno, soprattutto del mio procuratore Enrico (ride, ndr)”.

L’ingresso nell’ambiente Juve Stabia, in particolare quello della prima squadra, è stato comprensibilmente delicato da gestire ma non è mancato il supporto sia dei membri della società che dei compagni – fondamentali nell’inserimento di un nuovo arrivato con una così grande differenza di età: “Per forza di cose ho immediatamente legato con Alessandro Bacci e Paolo Branduani, miei compagni di ruolo. Il primo, essendo anche lui molto giovane, riesce a darmi tanti consigli anche sulla vita che un calciatore affronta lontano dal campo, mentre con il secondo il rapporto è più basato sulla figura del portiere, mi aiuta molto grazie alla sua esperienza. In generale lavorare con loro ogni giorno è un’opportunità di crescita, anche per abituarmi ai ritmi superiori rispetto a quelli in cui mi sono cimentato negli ultimi anni. All’interno della società mi sono ritrovato a lavorare molto con il preparatore dei portieri Franco. Con Caserta non c’è ancora molto dialogo, ma sono convinto che il rapporto sia comunque buono; anche Ferrara mi sta aiutando molto ad inserirmi. Ma le persone che più mi sono state vicine in questo passaggio alla prima squadra sono il ds Ciro Polito, sempre molto interessato a come gestisco i miei impegni anche fuori dal campo, e il responsabile del settore giovanile Mainolfi”.

Tutti si sono dimostrati molto aperti per facilitare l’ambientamento di Esposito, che però poco dopo le primissime esperienze di allenamento con la prima squadra può già raccontare di un incontro molto particolare con Fabrizio Melara, scuola Lazio arrivato a Castellammare a gennaio dopo una prima parte di stagione vissuta in Serie A con il Benevento: “L’aneddoto più interessante di queste settimane è sicuramente quello che riguarda Fabrizio. Dovevamo riunirci per guardare le immagini della partita, così io ho preso posto pensando di aver aspettato tutti. Evidentemente mi sbagliavo, perché dopo poco eccolo che arriva chiedendomi di alzarmi per cedergli la sedia! Senza pensarci troppo rispondo con un secco rifiuto, facendo scoppiare tutto il resto della rosa in una gigantesca risata”.

Dopo aver brevemente discusso della possibilità di un suo esordio da qui alla fine dalla stagione corrente – “Prima o poi l’esordio arriverà, non mi dispiacerebbe vivere la mia prima gara ufficiale al Menti, davanti ai nostri tifosi” – si passa ad un paragone che nella sua situazione viene quasi spontaneo azzardare, quello con Gianluigi Donnarumma. Il portiere del Milan e della Nazionale è infatti nato e cresciuto proprio a Castellammare di Stabia: “Non ho mai avuto modo di conoscerlo, ciò che è certo è che è un grandissimo portiere. Del suo modo di interpretare il ruolo apprezzo tanto la fisicità, è un po’ quello che provo a fare anche io quando sono tra i pali. Quando aveva all’incirca la mia età ha deciso di partire per diventare quello che è oggi ed è una possibilità che potrebbe presentarsi anche per il mio futuro. Ci vuole comunque tanto coraggio ad abbandonare amici, famiglia ed ex compagni di squadra. Sono i sacrifici che questo mestiere ti impone

Non solo Donnarumma però, la nostra Serie A si sta lentamente specializzando nello sfornare talenti appena adolescenti che vengono catapultati nell’élite del calcio non solo italiano. Tra i protagonisti dell’ultima sessione di mercato c’è sicuramente Pietro Pellegri, acquistato a soli 16 anni dal Monaco per 25 milioni di euro. Se si presentasse la possibilità di un futuro all’estero per Esposito? “E’ difficile parlare di un futuro fuori dall’Italia come quello che sta vivendo Pellegri, sarebbero amplificati i rischi di cui discutevo parlando di un’esperienza lontano da casa, ma non riesco ad escludere una possibilità del genere a priori: in un mondo come quello calcistico ti ritrovi a provare esperienze che poco prima neanche valutavi”

Tralasciando quindi il presente con la maglia della Juve Stabia, Matteo si sbilancia sull’attualità della Serie A, dove la sua squadra del cuore sta lottando per riportare a casa uno scudetto che manca da ormai 28 anni: “Fin da bambino sono stato tifoso del Napoli, anche per un certo senso di appartenenza. Difficilmente sono andato al San Paolo, ma le poche volte in cui è successo ho provato emozioni indescrivibili. Nel Napoli di oggi probabilmente il mio calciatore preferito è Dries Mertens, non solo per il talento sicuramente sopraffino, ma anche per come riesce a trascinare la squadra nei momenti di difficoltà. Nella lotta scudetto è inevitabile che dopo la sconfitta con la Roma ora la favorita sia la Juventus, ma sono convinto che il finale di questo campionato non sia ancora stato scritto. Un pronostico secco su Juve-Napoli? Gli azzurri ribaltano e vincono 2-1, un po’ come successo a Londra con il Tottenham per i bianconeri”.

Oltre alla squadra del cuore, Matteo racconta anche dei suoi idoli tra i pali, fonti di ispirazione che lo aiutano a costruire la figura di portiere che vuole diventare: “In assoluto penso che il portiere che più mi ispira ad alti livelli sia Samir Handanovic, soprattutto dal punto di vista tecnico. Anche lui, come detto precedentemente per Donnarumma, interpreta il ruolo in maniera molto fisica, per questo mi ci rivedo un po’. Caratterialmente parlando invece scelgo Morgan De Sanctis: ha sempre avuto quel modo di coinvolgere i compagni intorno a lui che trovo davvero affascinante. Più in generale cerco di prendere quanto possibile da tutti i portieri che vedo giocare, senza soffermarmi sul voler ricalcare le orme di uno o dell’altro”.

Chiusura quindi sul sogno del cassetto di Matteo: “Da calciatore accetti un po’ il futuro che ti viene riservato, che questo sia un’esperienza in Serie A oppure all’estero. Se dovessi esprimere un solo desiderio ovviamente sarebbe quello di arrivare a giocare un domani per il Napoli, non penso ci sia soddisfazione più grande di difendere la porta della squadra per cui fai il tifo”. Tanto impegno quindi sia sul campo che nello studio per un ragazzo che vuole vedere realizzato il suo sogno di diventare un portiere ad alti livelli, magari arrivando a un ruolo da protagonista proprio al San Paolo, pronto ad accogliere un nuovo figlio di Napoli dopo il recente passato.