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Shakhtar Donetsk, tra calcio e guerra. Srna: “La FIFA non ci aiuta, i giocatori sono eroi”

Tra campo e viaggi: la vita dello Shakthar Donetsk raccontata da Darijo Srna ai nostri microfoni

Immaginate di dover percorrere migliaia di chilometri anche per giocare “in casa”. Lunghi viaggi, sacrifici economici e pericoli non riescono però a fermare il cammino di Dinamo Kiev e Shakhtar Donetsk in Europa e Champions League, rendendo il calcio una orma di speranza e identità per un intero popolo.

 

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Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Darijo Srna, allenatore ed ex calciatore, simbolo della Nazionale croata e dello Shakhtar che a fine carriera ha giocato anche in italia in Serie A, nel Cagliari. Oggi è un punto di riferimento per società e squadra, nonché braccio destro del presidente, Rinat Achmetov. Ci ha raccontato della situazione difficile che sta vivendo il calcio ucraino. “È cambiato tutto. Noi abbiamo lì la nostra casa, il nostro campo, il nostro stadio, ormai è vuoto, senza tifosi, non c’è più niente. Ma siamo una squadra forte con una grande mentalità e continuiamo a vivere. Abbiamo un presidente tenace che ama l’Ucraina, è la terza volta che giochiamo la Champions League in questi 3 anni di guerra. Siamo forti, adesso bisogna dare il massimo in campo per ottenere un buon risultato”, ha dichiarato ai microfoni di gianlucadimarzio.com l’ex giocatore. 

 

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Tra campo e viaggi: la vita dello Shakthar Donetsk raccontata da Dario Srna ai nostri microfoni

Con i principali stadi di città come Kiev, Kharkiv, Donetsk e Lviv a rischio o danneggiati dai combattimenti, le squadre di calcio ucraine impegnate nelle competizioni europee hanno spostato le loro partite casalinghe in Paesi limitrofi. Darijo ha sottolineato come, nonostante tutte queste difficoltà, gli ucraini non si siano fatti scoraggiare dagli ostacoli e dalle distanze: le partite hanno sempre dai 1000 ai 3000 tifosi.

Questo coraggio vale anche per i giocatori, che Darijo definisce eroi: Non è facile per loro. Sono fenomeni in senso positivo. Stanno in volo 7, 8, anche 10 ore. La nostra forza più grande è sapere di giocare per un grande club, per il nostro presidente, per i tifosi e per tutto lo staff e per le persone che lavorano e danno il 100% in questo periodo difficile. Si gioca fino alla fine per l’Ucraina e questa è la cosa più importante”.

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Lo scorso anno, Amburgo aveva ospitato lo Shakhtar Donetsk, abituato a non giocare nella sua città natale dal 2014 a causa della guerra nel Donbass. Quest’anno, l’ex squadra di Roberto De Zerbi disputerà le partite casalinghe della UEFA Champions League a Gelsenkirchen, nello stadio dello Schalke 04. Scegliamo stadi dove ci sentiamo a casa più o meno – spiega Darijo -, è difficile per i tifosi seguire lo Shakhtar per gli spostamenti, ma tanti tifosi ucraini vivono ormai in giro per il mondo. Il primo anno ha giocato in Polonia perché ci sono tanti ucraini che ormai vivono lì, adesso giocherà a Gelsenkirchen. Gli ucraini, quando arrivano allo stadio, non sono solo tifosi dello Shakhtar o di una squadra in particolare, sono tifosi di tutta l’Ucraina. Molti soldati impegnati in guerra guardano le partite e noi ci impegniamo a mandare messaggi positivi a tutta la Nazione. Quando una squadra ucraina vince c’è un grande entusiasmo, l’aspetto sportivo è molto importante per l’Ucraina”.

È evidente il disagio che questi continui cambiamenti portano alla preparazione mentale e atletica dei giocatori. Molti sono stati costretti a lasciare il Paese per ragioni di sicurezza. Giocatori di spicco, come Benjamin Verbic o Carlos de Pena (ex Dinamo Kiev), hanno trovato squadre all’estero, continuando le loro carriere in campionati stranieri, ma c’è anche chi ha scelto di tornare “a casa”: è il caso di Andriy Yarmolenko, che dopo Dortmund, West Ham e Al-Ain è di nuovo alla Dinamo Kiev. L’allontanamento dei calciatori ucraini è stato agevolato dalla decisione della FIFA di consentire a calciatori e allenatori di sospendere unilateralmente i loro contratti e trasferirsi gratis all’estero entro fine giugno 2024. Questo quadro ha creato difficoltà significative ai club ucraini, costretti a ricostruire le loro rose. E Darjio non nasconde l’amarezza per questo comportamento: La FIFA non ha dato nessun tipo di aiuto e continua a non aiutarci, ha contribuito all’esodo dei nostri giocatori, non solo dello Shakhtar Donetsk, ma di tutti i club che avevano giocatori stranieri. Lo Shakhtar ha perso 13, 14 giocatori il primo giorno di guerra. Al contrario, la UEFA ci sta aiutando molto con fondi di emergenza e sostegno ai rifugiati”.

 

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Lo Shakhtar Donetsk, infatti, si è visto privato di molti gioielli a parametro zero; ha contestato la norma FIFA davanti alla Corte Arbitrale dello Sport, senza successo. La società si è però rimboccata le maniche e per giocare campionato e coppe europee hapuntato su giocatori locali. Serhii Palkin, direttore generale dello Shakhtar Donetsk, ha spiegato a “ESPN” di aver “iniziato a riportare i giocatori dal prestito e a invitare i giocatori ucraini che giocavano all’estero”.

 

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Credits: Federico Piovesan 

Gli ucraini sono pronti a dare il massimo nella prossima partita contro l’Atalanta. Darijo ha infatti sottolineato come l’Atalanta, pur essendo la favorita, non li spaventi: L’Atalanta ha vinto contro il Leverkusen, è una squadra fortissima ma noi siamo ottimisti, siamo molto concentrati su questa partita e diamo il 100% sempre”. Una grande voglia di guardare al futuro, con il calcio che mantiene accesa la speranza.

A cura di Ilaria Bianchi