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Sorrentino, il Rayo, il Carpi, la moglie di Di Natale: emozioni in… lacrime

Piangere. Dicono serva e faccia pure bene alla salute perché riequilibra l’umore. Scarica o metabolizza le tensioni, a vostro piacimento. Ma soprattutto stati d’animo. Una cosa è certa: se lo fai poi ti senti meglio. Garantito. Dicono – o meglio, lo dice una ricerca olandese – che Italia e Germania siano i piagnoni d’Europa. O comunque i due paesi in cui ci si vergogna meno a confessarlo. Dicono sia una manifestazione fisiologica: tutto naturale, normale. Quando capita, capita. Nulla di cui preoccuparsi. Dicono, parlano. Intanto il fazzoletto della moglie di Di Natale è già bello che fradicio, l’emozione nel vedere suo marito in campo per l’ultima volta era davvero troppa. La reazione migliore è quasi scontata: piangere. Figuriamoci quando il capitano – con una fascia particolare oggi ‘grazie Udine’ – l’ha messa dentro ancora, per l’ennesima volta in vita, e fatto 209 in Serie A. Proprio stasera, nella sua ultima passerella. Altre lacrime, immaginiamo. Il ’10’ bianconero ha fatto lo stesso, in spogliatoio: “Ho pianto come un bambino”. Guantoni bagnati per Sorrentino, salvo con il suo Palermo, all’ultima giornata di campionato e dopo mille difficoltà. Idem il Gila. Che prima ha suonato (il suo classico violino) e poi pianto sulla spalla dei compagni. Lacrime per Miro Klose, all’ultima recita – ovviamente con gol – in carriera. C’è chi è scoppiato in lacrime (di sola gioia), all’improvviso, anche in… Spagna: tutte questioni di Liga. L’allenatore dello Sporting Gijon Abelardo non ce l’ha proprio fatta dopo aver raggiunto la salvezza con la propria squadra, una permanenza insperata fino a qualche giornata fa. Lacrime (solo) di dolore (ahimè) per capitan Trashorras, versate sul suo Rayo sceso in Segunda. Versate su Vallecas, il quartiere ‘operaio’ di Madrid. Quello in cui il calcio è anche rivalsa sociale, è passione e amore per i colori franquirrojos. Amore sì. Ma quanto? Troppo. Lo dimostra la sciarpata della curva a fine partita, a retrocessione avvenuta. Lo dimostra il tweet di un tifoso. “Voglio il mio abbonamento per le partite di Segunda Division domani. Sì, domani. Non me ne frega nulla che sia festivo, o che voi siate chiusi. Lo voglio perché lo voglio”. Stesso cuore (e riconoscimento) dei tifosi del Carpi, ineccepibili. Fantastici anche tra… le lacrime. Ha pianto dal rammarico anche Esnaider, allenatore del Getafe: il club è retrocesso dopo 12 anni consecutivi il Primera Liga. Dicevamo che in Germania si piangesse a catinelle, tutto vero. Il tale Ralph Hasenhüttl ha bagnato persino la camicia dopo il suo addio Ingolstadt 04. Ieri ha pianto Abbiati, qualche giorno fa lo ha fatto Pasqual. Dicono che le “lacrime di coccodrillo” non esistano. Dicono che l’uomo sia l’unico animale a farlo consapevolmente. Dicono, parlano. C’è pure chi vede. Come Ali Kryptonite alias @CalcioAli su Twitter. Che alle 00.04 italiane ha postato sui social una foto di David Villa vicino ad una famiglia senza tetto. “Ho visto David Villa andare a comprare del cibo da Starbucks e darlo al papà homeless e a suo figlio”. Il gesto più bello della domenica. Perché piangere farà anche bene. Ma non certo per la fame.